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Torino, Dublino, California, Rhode Island… Le mobilitazioni globali nelle università rompono il muro di silenzio sulla Palestina. Oltre agli sgomberi e ai manganelli, molti atenei accolgono le richieste degli studenti. Altri cacciano i vertici che disinvestono dalle aziende belliche

RISVEGLI. Mike Lee della Sonoma University aveva raggiunto un accordo con gli studenti. La Casa bianca si prepara a inviare nuove armi. E la polizia sgombera la tendopoli della Uc Irvine, minacce di sospensioni dalla amministrazione

California, sospeso il rettore favorevole al boicottaggio Sgombero del presidio alla University of California - Epa/Caroline Brehman

Lo sgombero della tendopoli studentesca di UC Irvine è iniziato all’imbrunire. Sul campus della University of California sono discesi centinaia di agenti in assetto antisommossa. E dopo l’ordine di disperdere «l’assembramento non autorizzato», le falangi hanno marciato su studenti e professori facendo decine di arresti. Nell’ateneo, a 50 km a sud di Los Angeles, l’accampamento per il disinvestimento durava da circa tre settimane. L’escalation è avvenuta dopo che l’amministrazione ha iniziato a notificare sospensioni agli studenti. Il provvedimento comporta il divieto di frequentare corsi e l’impossibilità di laurearsi, spesso l’immediato sfratto dai dormitori. Solitamente si tratta di una misura riservata a casi di reati gravi o violenti ma molti amministratori vi stanno invece ricorrendo per sopprimere il dissenso pacifico.

LA MILITARIZZAZIONE, già impiegata in precedenza a Ucla e Columbia, stride con la politica di altri atenei che con gli studenti hanno invece scelto di negoziare un accordo. Alla Northwestern di Chicago, alla Rutgers ed a UC Riverside, ad esempio, il movimento ha accettato di smantellare le tende in cambio di assicurazioni sulla pubblicazione e la revisione di tutti gli investimenti. Lo stesso è accaduto ad Harvard dove gli studenti hanno votato per accettare provvisoriamente l’offerta del rettore Alan Garber di «prendere in esame» la politica di investimento. A Brown University, a Rhode Island, gli studenti hanno ottenuto di mettere il disinvestimento all’ordine del giorno di una votazione degli amministratori in autunno. Una portavoce del coordinamento studentesco ha detto che il movimento impiegherà i prossimi messi per esercitare «pressione strategica» su consiglieri e finanziatori privati.

NESSUNO si fa comunque troppe illusioni, soprattutto alla luce di notizie come la notifica ufficiale della Casa bianca al Congresso, da parte del governo, sull’imminente fornitura ad Israele di munizioni e veicoli tattici per un valore di un miliardi di dollari. Il trasferimento avverrà poco dopo la «pausa» applicata alle bombe di «alto tonnellaggio». Un rapporto pubblicato la settimana scorsa da Amnesty International afferma, senza mezzi termini, che le armi fornite ad Israele a Gaza sono utilizzate nella commissione di crimini di guerra.
Emblematico poi il caso della Sonoma University. Mike Lee, il rettore di quell’ateneo del circuito California State a nord di San Francisco è stato sospeso dopo aver concordato con gli studenti la cessazione delle collaborazioni accademiche con università israeliane. Lee aveva anche accettato di coordinare future decisioni con una delegazione di studenti, ma, nel censurarlo, il consiglio accademico ha affermato che ha agito «senza autorizzazione necessaria».

Un manifestante appende una bandiera palestinese nell'accampamento filo-palestinese di Harvard Yard a Cambridge
Un manifestante appende una bandiera palestinese nell’accampamento filo-palestinese di Harvard Yard a Cambridge foto di Lane Turner Getty Images

IL CASO ha sottolineato quanto le richieste di disinvestimento siano destinate a scontrarsi con l’impianto giuridico promosso dalle lobby pro-Israele, quel complesso di leggi (dette anti-Bds) che vietano sia a livello federale che locale disinvestimenti, boicottaggi e sanzioni mirate allo stato ebraico.

È la ragione per cui gli studenti mantengono alta la pressione anche in casi dove c’è stato un accordo provvisorio. Con dieci campus nello stato, la University of California è un’istituzione statale, ma ha il suo regolare endowment di investimenti che ammonta a 25 miliardi di dollari (oltre 150 miliardi se si contano i fondi pensione). Molti dei soldi sono investiti in grandi fondi come quelli della Black Rock in cui figurano aziende produttrici di armi i cui sistemi missilistici e velivoli prendono direttamente parte alle operazioni a Gaza.

NOTIZIE che influiscono sulle strategie studentesche in campus come quello storico di UC Berkeley dove mercoledì il 76esimo anniversario della Nakba palestinese è coinciso con la commemorazione di una tragica ricorrenza del movimento studentesco che su quell’ateneo è nato: il sanguinoso intervento della guardia nazionale spedita dal governa tore Ronald Reagan a sgomberare il Free Speech Park occupato dagli studenti nel maggio del 1969.

Anche qui gli studenti hanno strappato alla rettrice Carol Christ la promessa di un più approfondito negoziato sugli investimenti dell’ateneo in società belliche. In cambio il coordinamento ha smantellato le tende accampate un mese fa. Il giorno dopo però hanno preso possesso ed occupato di un dormitorio in disuso. Molti dei manifestanti hanno inoltre raggiunto un altro campus UC, a Merced, dove è in corso l’annuale conferenza dei consiglieri.

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Su questo sfondo, come in una realtà parallela, proseguono gli sforzi di molta politica ufficiale per inquadrare le proteste come espressioni di antisemitismo e ricondurre quindi la narrazione entro la logica di scontro che rende la guerra di Netanyahu «necessaria» autodifesa. Una narrazione pericolosamente inficiata dalla solidarietà di ampi settori ebraici alle proteste. In questo quadro l’altro ieri è tornata a riunirsi la commissione parlamentare sull’antisemitismo che opera sostanzialmente come un organo di propaganda e repressione. Ospiti dei senatori anche questa volta unicamente studenti filo-israeliani che hanno denunciato le proteste come antisemite.
È una tesi sempre più screditata, alla luce anche dei recenti episodi di provocazione e violenza unilaterale da parte di squadre sioniste, come quelle che il primo maggio hanno attaccato il presidio pacifista a Ucla.

SUCCESSIVAMENTE sgomberati dalla polizia gli studenti di Ucla hanno sostituito l’accampamento permanente con le attività “mobili” della People’s University for the Liberation of Palestine, che su campus offre simposi, dibattiti, corsi autogestiti e proiezioni (da film Palestinesi alla Battaglia di Algeri). Oltre alla solidarietà di molti professori, sempre ieri, gli studenti hanno incassato quella del sindacato Uaw di docenti ed assistenti che hanno autorizzato un eventuale sciopero che potrebbe bloccare, se indetto, 48.000 lavoratori universitari