DESTRA ASOCIALE. Taglio del superbonus da 110 a 90%. Per il resto si limita a prolungare le norme di Draghi. Misure per 9,1 miliardi: prolungato lo sconto benzina, premi aziendali esentasse fino a 3 mila euro
Una protesta di un esercente contro il caro bollette - Foto Ansa
Avanti tutta, senza neanche aspettare la legge di bilancio. Il tetto per il contante s’innalza subito: 5 mila euro al posto dei 2 mila attuali, che senza interventi sarebbero tornati a mille a fine anno. È la metà di quanto chiedeva Salvini ma pur sempre un bel salto in alto. Perché tanta fretta? Proprio perché il governo prevede che si tratterà di una delle misure più contestate e vuole evitare che il fuoco si concentri sulla legge di bilancio. Il dl Aiuti varato ieri dal governo, il quarto dopo quelli di Draghi, 9,1 miliardi di copertura e 13 articoli, anticipa anche la revisione del Superbonus: la prima e non è affatto detto che sia anche l’ultima. Su alcuni punti ci sono stati dissensi, la riunione si è prolungata sino a tarda sera, anche per fare il punto sulla crisi con la Francia, ma nel complesso l’impianto proposto da palazzo Chigi
ha resistito.
IL RIMBORSO SCENDERÀ AL 90%, dal 110% per gli interventi edilizi iniziati quest’anno e per le spese sostenute nel corso del 2023, ma con una limitazione secca della platea. Il bonus per le abitazioni monofamiliari si applica solo alle prime case e su redditi di riferimento non superiori ai 15mila euro, modulabili sulla base dei quozienti familiari. A parziale consolazione il rimborso del 110% per le villette verrà invece prorogato sino al marzo prossimo incluso, purché almeno il 30% dei lavori sia stato completato nel 2022.
Resta invece inevaso il nodo dei crediti di imposta, di fatto bloccato dopo che anche Poste ha deciso di sospenderlo come avevano già fatto le banche private.
Fi si dice «stupita» per l’assenza di riferimenti alla cessione dei crediti nel decreto ma in realtà è l’intera scelta di stringere i cordoni della borsa a non convincere il partito azzurro. Il capogruppo alla Camera Cattaneo chiede che il taglio non sia retroattivo: «Se lo Stato ha preso impegni con alcuni imprenditori, vanno mantenuti». Ma la sforbiciata di ieri non basta a calmierare con la dovuta incisività l’esborso. Il Superbonus tornerà in discussione prestissimo. «Non è una buona misura», ha ripetuto ieri Fazzolari ed è come se parlasse la premier.
SULL’ALTRA FONDAMENTALE innovazione introdotta dal decreto, le nuove norme sulle trivellazioni, a non concordare è invece la Lega o almeno un leghista di primissimo piano come il governatore del Veneto Zaia.
Il testo sblocca la trivellazioni nelle zone marine tra le 9 e le 12 miglia dalla costa e potranno essere avviate solo dove le riserve di gas siano superiori ai 500 milioni di metri cubi. Zaia boccia le trivelle al largo del Polesine perché teme non solo le ricadute sull’ambiente ma anche quelle sul turismo. Non è solo: il ministro Calderoli si dichiara infatti del tutto d’accordo con lui. La norma sarà anche nel mirino dell’intero movimento ambientalista che considera assurda la nuova aggressione all’ambiente per un ricavo di gas sufficiente solo per pochi mesi.
Il governo Meloni alza anche, e di moltissimo il tetto dei premi per i lavoratori esenti da tasse e contributi. Draghi lo aveva fissato a 600 euro. Giorgia lo porta a 3mila. Confindustria non apprezza: «Buttano la palla nel campo delle imprese», sbotta Bonomi.
Per il resto il governo in carica si limita a confermare la strategia anti rincari di Draghi. Lo sconto di 30 cent al litro sulle accise, in scadenza il 19 novembre, è prorogato sino al 31 dicembre, l’Iva sul gas resta al 5%. È evidente che la situazione non sarà tornata alla normalità per quella data: un quinto dl Aiuti sarà inevitabile. Infine la rateazione delle bollette per le imprese residenti in Italia, che potrà essere applicato agli importi dal primo ottobre al 31 marzo del prossimo che eccedono l’importo medio del 2021. Il beneficio decadrà però dopo la seconda bolletta non saldata, anche se non consecutiva.
NESSUNO AL GOVERNO SI ILLUDE che gli aiuti stanziati ieri possano bastare a fronteggiare l’intera crisi. Alleviano un po’ e per un po’ ma nulla di più e non saranno sufficienti neppure i 21 miliardi della manovra, devoluti quasi per intero alla stessa emergenza.
Nell’incontro di mercoledì con i parlamentari di FdI la premier lo ha detto senza mezzi termini: senza l’apporto dell’Europa le cose saranno difficilissime. Ma quella è una partita ancora tutta da giocare.