COMMENTI. Oggi in molte e molti hanno firmato l’appello lanciato sul manifesto da Fabrizio Barca per evitare un nuovo “suicidio annunciato” nelle regionali del Lazio
Le elezioni nel Lazio e in Lombardia sono un primo appuntamento dopo la sconfitta del 25 settembre. Una coalizione fondata sul riferimento al governo Draghi, che escludeva il M5S, si è rivelata inadeguata a prospettare un’alternativa credibile di governo e di cambiamento e a contrastare la vittoria delle destre.
Un risultato previsto sebbene non inevitabile. Oggi in molte e molti hanno firmato l’appello lanciato sul manifesto da Fabrizio Barca per evitare un nuovo “suicidio annunciato” nelle regionali del Lazio, con la divisione tra Pd, Italia Viva e Azione da una parte e M5Stelle e sinistre dall’altra. Quello che oggi è “un rischio da scongiurare” a settembre, purtroppo, fu considerato da troppi un “esito inevitabile”. Ai richiami retorici a una coalizione larga, non corrispose un’effettiva iniziativa politica. Nemmeno a sinistra. Non per pigrizia, ma per una doppia valutazione.
Si considerava il M5S in esaurimento e indisponibile al dialogo per un ritorno a un populismo socialmente indeterminato. Al contrario il M5 ha ottenuto un risultato comparabile a quello del Pd, su una posizione obiettivamente alla sua sinistra. E oggi l’accordo in Lombardia tra Pd, M5 S e sinistre, dimostra che non sono e non erano impossibili coalizioni larghe contro le destre. In secondo luogo si riteneva che il governo Draghi e l’escalation militare in Ucraina fossero due parentesi. Ma il Pd è stato l’architrave di un governo di riorganizzazione del sistema politico che assumeva come stella polare le politiche che hanno aggravato la crisi sociale, economica ed ecologica e non ha minori implicazioni la sua conversione neoatlantista che archivia il tradizionale europeismo.
Ma se alle politiche il cosiddetto “terzo polo” andò da solo, nel Lazio ha imposto un profilo alla coalizione con la candidatura di D’Amato che ripropone le politiche della giunta uscente di privatizzazione della sanità.
L’appello, dunque, anche se evidentemente tardivo, coglie una verità e per questo raccoglie adesioni di persone in buona fede e di buon senso. Ma è utile se si misura con le ragioni di divisione e propone un’alternativa. Altrimenti rischia di diventare strumento, oltre le intenzioni dei promotori, per alimentare le recriminazioni o giustificare il disimpegno più o meno interessato di chi mette in conto la vittoria della destra. Perché abbia efficacia dovrebbe fare una proposta semplice: azzerare tutte le candidature e individuare una proposta comune.
Sull’inversione dei processi di privatizzazione del sistema sanitario, le politiche attive del lavoro, l’innovazione tecnologica per obiettivi sociali e di riconversione ambientale, il piano regionale per i rifiuti, la mobilità collettiva e sostenibile, una politica pubblica per la casa, la trasparenza amministrativa, serve una coalizione che recuperi credibilità alla politica e delinei un progetto di cambiamento. L’inceneritore è divenuto emblematico ma non può essere l’alfa e l’omega di un programma.
Ci pare fuorviante e anacronistica una discussione su un “centrosinistra” che non esiste più nelle forme, nel profilo programmatico e nell’assetto politico e sociale. Si disvela nel Lazio anche la fragilità di alleanze date per “strategiche” poche settimane fa e che già naufragano con code di sgambetti e scorrettezze. L’improvvisazione elettorale mostra la corda. Ma una sinistra che si colloca “a prescindere” col Pd non basta rispondere con una che si definisce a partire dall’alleanza col M5S.
Serve una sinistra politicamente e culturalmente autonoma, capace di comprendere il cambiamento e rappresentare un’alternativa credibile. È necessario pensare nuove forme di coalizioni (sociali e politiche), in cui spendere un ruolo autonomo per costruire un compromesso, una convergenza, in nome di una comune prospettiva “riformatrice” e in cui agire un conflitto più avanzato.
Parafrasando il titolo dell’intervento di Luciana Castellina, pubblicato qui, l’antifascismo non può essere un richiamo formale in campagna elettorale per giustificare scelte lontane dalla vita delle persone. Non si vince con la paura ma con la speranza. Le destresi battono con una proposta che parli alla sofferenza di chi cerca una risposta e una rappresentanza e si affida oggi a chi usa strumentalmente quella sofferenza.
** Assemblea Nazionale Sinistra Italiana, Direzione Nazionale Sinistra Italiana
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INTERVISTA. Lo storico dell’arte: «Le loro reazioni al nostro appello mostrano ignavia. Come fanno i dem ad allearsi con Calenda che è di centrodestra? E il termovalorizzatore non è un ostacolo insormontabile. Si chiudano in una stanza e ci dicano come rendere migliore il Lazio»
«Voglio insistere: Pd e 5 stelle, chiudetevi in una stanza e, alla fine, diteci se il Lazio può diventare un posto migliore per chi sta peggio. E come farlo. Da questa idea di fondo, se la si trova, poi derivano anche le soluzioni concrete su temi come il termovalorizzatore». Tomaso Montanari, storico dell’arte, è uno dei firmatari insieme a Fabrizio Barca, Luciana Castellina e Giorgio Parisi dell’appello per mettere in piedi una coalizione progressista alle regionali del Lazio, lanciato il 3 gennaio sul manifesto e che ha raggiunto le 4mila adesioni.
Dopo 4 giorni che bilancio fa della vostra iniziativa?
L’appello non è caduto nel vuoto, come pure poteva accadere: i due partiti principali si sono sentiti in dovere di rispondere e, con le loro reazioni, hanno dimostrato che non ci sono ragioni forti per regalare la regione a tavolino alla destra. Hanno dimostrato la loro grande debolezza, che va ben oltre il Lazio ed è un gigantesco problema nazionale. Ma se non riesce a smuoverli neppure il governo Meloni, cosa ci vuole per svegliarli?
C’è solo debolezza o calcolo politico in questo mancato accordo?
Leonardo da Vinci diceva che due debolezze possono fare una forza, come due mezzi archi quando si incontrano. Ma se non si incontrano restano due debolezze. Il Pd è ancora in grado di essere una forza di sinistra? E il M5S ha davvero scelto questa strada in modo definitivo o solo una delle tante vesti che ha indossato in questi anni? Se si sedessero seriamente a un tavolo ci aiuterebbero a capirlo.
D’Amato ha proposto un ticket alla candidata 5 stelle Donatella Bianchi.
Non mi pare che buttare un proposta in un talk show televisivo sia una grande mossa politica.
I grillini dicono di aspettare un segnale dai dem sul termovalorizzatore di Roma.
Che vuol dire un segnale? Tra adulti ci si siede a un tavolo e di discute. Il termovalorizzatore è un ostacolo alla trattativa? Io credo che abbia ragione Luigi Manconi: è molto più importante dire quale idea di società si ha in mente. A livello nazionale si parla moltissimo di regioni e di autonomia differenziata. Qui serve una visione, un’idea sulla sanità pubblica, delle soluzioni avanzate, delle proposte che spingano i più deboli a tornare a votare. Pd e 5S usino i giorni che mancano alla consegna delle liste per stupirci.
Il M5S accusa il Pd ha scelto il candidato con Calenda senza coinvolgerli.
Quella di Calenda è una forza di centrodestra, neppure antifascista, visto che flirta con questo governo. Come possa il Pd considerarlo un interlocutore ancora mi sfugge. L’idea di potersi alleare con lui dimostra come il centrosinistra italiano si sia mitridatizzato col veleno della destra, pensa ancora di poterla battere alleandosi con una sua versione più presentabile.
Calenda le direbbe che lui è antifascista.
Davanti a un presidente del Senato che celebra la nascita del Msi c’è poco da obiettare. Questo è un governo di matrice fascista con cui Calenda vuole trattare per cambiare la Costituzione.
Il Pd pensa di potersi giocare la partita nel Lazio anche con questo alleato.
Una sinistra, ancorché annacquata, non ragiona sperando di prendere un voto in più. Dovrebbe fare una proposta per portare al voto i milioni di persone rassegnate che non votano più. Se si punta solo a fare un po’ meno schifo della destra, allora diventa persino irrilevante chi vince. Lo dico pure a i 5 stelle che hanno perso 6 milioni di voti dal 2018. La loro forza è stata portare alle urne i sommersi, non ho mai condiviso l’idea che fossero antipolitica. Ma non credo si possano accontentare del 14-15%: sopravvivono se provocano il sistema, se sfidano il Pd da sinistra.
Le reazioni al vostro appello, firmato da migliaia di persone comuni, non dimostrano grande capacità di mettersi nei panni degli elettori.
C’è un enorme problema di scollamento tra ceto politico e società. La destra stravince non perché prende voti in più di quelli tradizionali, ma perché gli altri stanno sempre più a casa.
D’Amato spera di farcela perché ha gestito bene il Covid.
Anche Roberto Speranza ha lavorato bene, ma non mi pare che Articolo 1 sia in gran forma. L’idea di puntare sulla gestione della pandemia è tristemente rivolta al ribasso, una cucina degli avanzi. Si parla ad una cerchia sempre più ristretta di persone, e per giunta del passato e non del futuro.
Se l’accordo non ci sarà, chi avrà maggiori responsabilità?
Siamo davanti a due giocatori ripiegati in difesa, non farei una gerarchia delle colpe: c’è una ignavia imperdonabile
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INTERVISTA. L’illustratore e attivista Gianluca Costantini a proposito della mostra «La vita possibile», da lui curata e allestita in collaborazione con SOS Méditerranée a bordo del natante
Nell’anno che si è appena concluso, la nave di SOS Méditerranée Ocean Viking ha soccorso più di 2500 migranti, portando a termine 45 operazioni. Durante l’ultima, avvenuta la notte dello scorso 27 dicembre nella zona di ricerca e soccorso maltese, sono state salvate 113 persone; nel giro di poche ore però la nave, destinata a La Spezia secondo quanto indicato dal Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo, ha ricevuto una seconda comunicazione nella quale si cambiava il porto di approdo e si assegnava come nuova destinazione quello di Ravenna, distante 900 miglia marine dal punto in cui si trovava in quel momento. Ci sono voluti quattro giorni di navigazione per approdare nel porto ravennate e far sbarcare i passeggeri, tra i quali c’erano 3 neonati, uno di appena due settimane, divenuto simbolo di questa vicenda.
A lui, alle sue compagne e compagni di viaggio, a tutti coloro che attraversano il Mediterraneo in cerca di una vita migliore e lontano dagli orrori della Libia, è dedicata la mostra La vita possibile a cura di Gianluca Costantini, allestita in collaborazione con SOS Méditerranée a bordo del natante che mentre leggete queste righe, si trova già in zona Sar libica. L’illustratore e attivista ha risposto alle nostre domande.
Come nasce il progetto della mostra navigante e perché si è scelto il titolo «La vita possibile»?
Quando ho saputo che la Ocean Viking sarebbe approdata a Ravenna, la mia città, ho pensato di poter fare qualcosa di simbolico. Immaginavo che la città sarebbe stata molto accogliente e ho saputo dall’equipaggio che l’organizzazione era stata perfetta e veloce, quindi non ci sarebbero stati problemi con l’attracco e che effettivamente ci sarebbe stato il tempo di pensare a un’iniziativa mirata. Tutto è stato deciso molto velocemente: una mostra sulla nave è stato il primo pensiero. Una mostra che solo l’equipaggio e le persone che vengono soccorse in mare possono vedere, una rassegna navigante che viaggerà nel mare senza un luogo definito, è un pensiero che mi affascina. «La vita possibile« è dedicata ad Abdou il bambino che aveva solo 17 giorni quando è arrivato a Ravenna sperando che per lui ci sia una possibilità di vita diversa, accogliente.
La vicenda incresciosa del cambio di porto ha costretto i passeggeri a bordo a rimanere 4 giorni in mare; la mostra è un modo per festeggiare il loro arrivo a Ravenna?
Sì, è un modo di festeggiare l’arrivo, ma è quasi più importante l’augurio per la nuova partenza, per il nuovo viaggio che la Ocean Viking deve affrontare. Adesso dovrà navigare altri 4 giorni per percorrere tutto l’Adriatico e tornare verso il Mediterraneo, con una spesa e uno spreco di carburante in più. Una decisione di questo governo che sembra voler punire le Ong in mare, senza che si sappia quale sarà la prossima volta il porto di destinazione. Durante l’allestimento sono rimasto tutto il pomeriggio sulla nave e ho visto le dure condizioni in cui vive l’equipaggio, composto da trenta persone, per la maggior parte molto giovani, provenienti da quattordici diversi paesi. Un’esperienza importante per capire la bellezza di questa generazione che aiuta gli altri con grandi sacrifici.
Hai lavorato su materiale fotografico raccolto da SOS Méditerranée durante le operazioni svolte nel 2022?
No, non c’è stato tempo. L’idea ci è venuta il giorno stesso in cui la nave stava arrivando a Ravenna e quindi solo alcuni disegni sono stati fatti in questi giorni. Ho fatto una ricerca nel mio archivio di disegni e storie a fumetti che potessero raccontare il viaggio dei migranti e la loro integrazione spesso negativa e tragica. Ci sono i disegni fatti per ActionAid Italia, altri fatti per altre navi e Ong di soccorso come Mediterranea Saving Humans, Moas (Migrant Offshore Aid Station), Medici Senza Frontiere e Sea-Watch, ma anche una storia realizzata a Pozzallo per Arci. Inoltre ho selezionato il ritratto di Carola Rackete e tante immagini tratte dal mio libro Libia realizzato con Francesca Mannocchi.
Le immagini vogliono essere un messaggio di speranza e di accoglienza per chi sarà soccorso e navigherà sulla Ocean Viking, ma credo che in un certo senso saranno di sostegno anche agli operatori. Che ne pensi?
Il mio pensiero principale è che lo sguardo delle persone soccorse possa incrociarsi con gli sguardi dei disegni; l’obiettivo è quello di portare un po’ di bellezza in ambienti duri come può essere quello della nave. Molti disegni sono stati affissi anche nella piccola mensa e negli alloggi dei marinai, L’arte può sempre essere di sollievo e di stimolo in momenti di grande difficoltà, frequenti nella vita in mare, soprattutto in questo contesto. Il capitano e gli altri ragazzi mi hanno ringraziato moltissimo convinti che con i miei disegni abbia aggiunto un messaggio in più al loro prezioso lavoro.
Ho intravisto tra le illustrazioni anche qualche sequenza a fumetti: le storie hanno uno svolgimento, la loro lettura può accompagnare il viaggio e hanno sicuramente un potere consolatorio. Quali hai scelto? Dove sono allestite?
La storia a fumetti più lunga è tratta dal mio libro Libia è la storia di Wared, una ragazza eritrea che da sola affronta il viaggio attraversando tutta l’Africa verso la Libia, affrontando il deserto a piedi, arrivando a Tripoli dove viene arrestata e schiavizzata dall’Isis e infine poi muore annegata in mare. È una storia molto dura le cui tavole sono infatti state allestite nella zona dove le persone soccorse non possono arrivare, poiché i contenuti scatenerebbero ricordi troppo dolorosi per alcuni di loro, facendoli rivivere esperienze spesso analoghe. Molti disegni sono stati affissi nella zona donne e bambini, altri nella zona uomini, disegni dolci di abbracci e ritratti. Alcuni disegni sono stati messi anche nella piccola zona ospedale tra cui il ritratto di Abdou che è stato situato proprio sulla porta della stanza dell’ostetrica. Sono tutti lavori accomunati dalla volontà di dare un segnale di speranza e di dolcezza che vorrei accompagnasse il viaggio.
Da sempre usi il linguaggio grafico e la narrazione visiva per denunciare la violazione di diritti umani. Cosa ti ha colpito di questa particolare iniziativa?
Anche se sono rimasto a bordo solo per poche ore, è stata una bellissima esperienza; l’entusiasmo dell’equipaggio e la passione con cui mi hanno raccontato e mostrato tutto quello che fanno è stato contagioso e per me si è rivelata già un’occasione importantissima. Ho avuto la sensazione che mi si offrisse una nuova carica creativa per affrontare questo anno che per quanto riguarda i diritti umani in Italia si preannuncia molto duro
SINISTRA. Asor Rosa richiamava tre punti: partito organizzato e non liquido; fine della autoreferenzialità; il lavoro e la sua crisi al centro. Punti validi per la sinistra tutta
L’opera "Lost Horizon I" di Antony Gormley
Nel ricordare la scomparsa di Alberto Asor Rosa, il manifesto ha ripubblicato un suo articolo che del giugno 2010, «Vademecum per il partito che non c’è». Ciò che stupisce, nel rileggerlo, è non solo la lungimiranza, quanto la sua attualità: senza far caso alla data vi sembrerà scritto oggi. Perché, evidentemente, da allora, nel Pd, non è cambiato nulla (e non a caso, forse, le cose sono andate di male in peggio). Ancor più sconfortante è che oggi, quel vademecum, andrebbe scritto per la sinistra tutta, quella che c’è e, soprattutto, quella che non c’è.
Ci sono tre punti che Asor Rosa poneva come bussola per la rotta da seguire: un partito organizzato e «non grillinamente (o berlusconiamente) liquido»; la non più tollerabile autoreferenzialità; il lavoro e la sua crisi – «fattore discriminante per il distino del paese» – al centro (al di là dell’etichetta). Punti ancora centralissimi per un discorso, si badi bene, che non vale solo per il Pd, ma per la sinistra tutta (e già Asor Rosa lo poneva in questi termini).
Sono passati oltre tre mesi dalle elezioni più disastrose della storia repubblicana e la sinistra, come un pugile suonato, continua a girare su se stessa, adagiata sul refrain che ascolta in cuffia, inerte, appena conscia che al governo ora ci sono le destre, quelle vere, più per colpa della sua inanità che per il consenso raccolto nel paese. Nel Pd si è aperto un dibattito che pare più uno psicodramma che una discussione serrata su strategie, politiche, idee di fondo. Nell’altra sinistra si traccheggia: ognuno coltiva il suo orticello, rivendica lotte ed erge
Leggi tutto: Inascoltato vademecum per la sinistra che non c’è - di Pier Giorgio Ardeni
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Francesco Silvestri, capogruppo del M5S alla Camera. il Professor Domenico De Masi vi invita a non regalare il Lazio a Meloni. Vi ricorda che col Pd avete governato bene e vi chiede di non impuntarvi sul termovalorizzatore.
Concordo sul fatto che le nostre assessore nella giunta di Zingaretti, Roberta lombardi e Valentina Corrado abbiano portato un valore aggiunto nel governo della regione, sulla transizione ecologica e sul turismo. Il termovalorizzatore non è un cavillo o un pretesto per separarci dal Pd: non si tratta di una divergenza di veduto su un grande evento come Expo che dura qualche mese e poi finisce; ma di un’opera che durerà almeno per 40 anni. Per noi farla adesso nella Capitale è un grave errore, un messaggio totalmente sbagliato che contraddice totalmente le nostre idee sulla transizione ecologica.
De Masi dice che questo tema non è sufficiente per regalare il Lazio a Meloni.
Per noi è dirimente.
Ma non è di competenza della regione, bensì dl sindaco di Roma Gualtieri.
Del commissario Gualtieri, che è un dirigente di punta del Pd. Noi abbiamo chiesto di fermarsi e ragionare, ci sono soluzioni più moderne sul tema dei rifiuti. Il Pd ha reagito alleandosi con Calenda che è per il nucleare, le trivelle, il carbone. Anzi, Calenda ha indicato il candidato Alessio D’Amato e il Pd si è accodato.
Fare un inceneritore oggi a Roma è un grave errore. Torniamo al tavolo se Gualtieri e D’Amato dicono che sono pronti a ridiscutere quell’opera. Non siamo chiusi a priori
La questione non è chi ha sbagliato di più, ma se nei prossimi giorni c’è tempo per fare una coalizione competitiva. D’Amato ha proposto un ticket alla vostra candidata Donatella Bianchi. Perché non vi sedete almeno a un tavolo?
Non ci interessano le poltrone, proporre ticket è un modo vecchio di fare politica.
Suvvia, il messaggio era chiaro: un ticket vuol dire anche accordarsi sui programmi.
E allora si apra una vera discussione sui programmi, compreso il termovalorizzatore. Gualtieri e D’Amato diano segnali di apertura in questa direzione.
Se voi pretendete che il progetto venga azzerato pare complicato.
Perché no, visto che non è nel piano regionale dei rifiuti e neppure nel programma da sindaco di Gualtieri? Il Pd dia dimostrazione che sono disponibili a ragionare seriamente. In questi anni non ho mai visto il presidente Conte rifiutare un dialogo costruttivo. Se arrivano parole diverse il dialogo si può riaprire.
In Lombardia vi siete alleati.
Questo dimostra che non siamo chiusi a priori. Anche nel Lazio servono confronto e riflessione. Che sono mancati fin da luglio, quando proprio sul termovalorizzatore è iniziata la caduta del governo Draghi.
Un’opera che non c’è ancora ma ha già incenerito il campo largo. E la destra si prepara a vincere ancora.
Ma il modo per batterla non è abbassare il livello della proposta, proporre ai cittadini dei brodini insapori e delle somme di partiti. Negli anni del berlusconismo il centrosinistra ha fatto così e infatti ha quasi sempre perso. Adesso bisogna cambiare registro: se vuoi fare una coalizione credibile bisogna essere chiari sull’ambiente, la transizione ecologica, le diseguaglianze.
Vasto programma. Fatto sta che le vostre due assessore sono ancora al lavoro in regione.
Finora non ho visto un tentativo vero del Pd di riaprire la partita. Appena D’Amato ha fatto un’apertura Calenda l’ha subito redarguito, come a ricordare che è lui a dare le carte. Sinceramente vedo un tentativo di farci apparire come quelli chiusi a priori, che si rifiutano di dialogare, per scaricare su di noi tutte le responsabilità.
Se fate l’accordo col Pd Calenda se ne va da solo.
Il problema non è la persona. Ma che nel Lazio il Pd ha scelto le politiche di Calenda, che sull’ambiente sono uguali a quelle della destra. Se non è così ce lo dimostrino.
RIFORME. Meloni sembra pensare che gli spazi di intervento saranno pochi anche in futuro e quindi ha aperto la campagna per cambiare la Costituzione puntando all’elezione diretta del Presidente della Repubblica
La Presidente del Consiglio, nonché di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei, ha esposto i suoi obiettivi. La legge di bilancio non è un bottino di cui vantarsi. L’aumento del debito, un punto di Pil, serve a prolungare per 3 mesi le misure di Draghi per ridurre il caro energia (gas ed elettricità) ma è sparita la riduzione per i carburanti, quindi l’inflazione salirà. Per coprire il 2023 servono altri 60 miliardi. L’aumento dell’inflazione porterà a maggiori entrate, ma le risorse verranno dalla “tassa” più ingiusta su chi non può difendersi.
In 3 mesi non rientreranno fiammata dei prezzi e rischio penuria dell’energia, tanto più che la guerra in Ucraina non lascia intravvedere la cessazione dei combattimenti.
Il Governo poteva accelerare gli investimenti nelle rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) per sostituire le fonti fossili e raggiungere una maggiore autonomia nazionale, ma sono prevalsi gli affari e il vecchio modello. Malgrado Terna confermi che sono richiesti allacci di rinnovabili alla rete per 305 GW. Di queste potenzialità per contrastare il cambiamento climatico stiamo usando briciole.
Si parla solo di ponti, strade, autostrade, infrastrutture varie. Eppure le rinnovabili sono investimenti per il futuro energetico ed ambientale, per occupazione di qualità, mentre trivelle e rigassificatori alludono all’affanno delle forniture di gas a prezzi molto più alti.
Le risorse restanti della legge di bilancio vengono da un attacco frontale al reddito di cittadinanza, dagli extra profitti derivanti dall’energia, solo 2,5 miliardi contro i 10 previsti da Draghi, dalle pensioni ben 17 miliardi in 3 anni per il taglio del recupero dell’inflazione oltre 4 volte il minimo, altri tagli.
Per cosa? Visco ha calcolato che i condoni fiscali costeranno almeno 1,6 miliardi, a cui vanno aggiunti il calcio e le cartelle cancellate fino a 1000 euro. Il condono penale tolto dopo le proteste tornerà perché lo chiedono quanti hanno portato capitali dall’estero infrangendo norme penali.
La flat tax per le partite Iva ha creato un’ingiustizia verso i lavoratori dipendenti – le giustificazioni di Meloni sono ridicole – svelando chi vogliono favorire le destre.
Purtroppo le misure per incentivare assunzioni di giovani sono a favore del Nord in un rapporto 10 a 1. Gli altri interventi sono segnaposto delle destre, con le solite giustificazioni: pochi soldi, tempi stretti, ecc.
Meloni sembra pensare che gli spazi di intervento saranno pochi anche in futuro e quindi ha aperto la campagna per cambiare la Costituzione puntando all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che se non fosse più un garante come oggi ma il capo della fazione vincente alle elezioni dovrebbe spingere a cambiare mezza Costituzione per costruire i contrappesi istituzionali.
Meloni ha taciuto sull’autonomia regionale differenziata, che nella versione Calderoli spinge alla secessione dei ricchi e alla rottura dell’unità nazionale, delineando 20 scuole regionali, così nella sanità, nel lavoro, nell’ambiente, ecc. Eppure Calderoli si agita molto.
Presidenzialismo e autonomia regionale esasperata vanno in direzioni opposte.
Il Governo delle destre, visti i pochi spazi di manovra, punta sulle modifiche della Costituzione, ma ci sono obiettivi diversi.
I livelli essenziali di prestazione, di cui parla la legge di bilancio, per essere uniformi nel territorio nazionale hanno bisogno di tanti quattrini che Giorgetti non ha. L’alternativa è avere cittadini di serie A, B, C.
Bisogna fermare Calderoli e imporre che le vere decisioni sull’autonomia regionale differenziata le prenda il parlamento.
Oggi si punta ad un accordo tra Governo e Presidenti delle Regioni, relegando il parlamento alla ratifica.
La proposta di legge costituzionale per modificare gli articoli 116 e 117 può aiutare ed essere firmata sul sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it.
La modifica sbagliata del titolo V nel 2001 e le successive scelte di Bonaccini hanno aperto un varco che va richiuso.
La Lega teme un rinvio e punta all’autonomia ora, lasciando il presidenzialismo sullo sfondo, Meloni fa il contrario. Le destre non sono unite. Solo la clamorosa assenza di una opposizione efficace non fa esplodere queste contraddizioni.
La Costituzione è il terreno comune su cui ricostruire l’opposizione. Occorre una svolta, gli errori vanno corretti.
Presidenzialismo ed autonomia regionale differenziata deformano la Costituzione, non sono modifiche puntuali e coerenti.
La Costituzione più bella del mondo non esisterebbe più.
Occorre una forte risposta di difesa e attuazione della Costituzione, antifascista
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