Anche l'Associazione Politico-culturale “L'Altra Faenza” aderisce alla marcia contro i rigassificatori, per il clima di domenica 11 settembre a Ravenna.
Contestiamo il nuovo progetto di rigassificatore a Ravenna (come altrove) non solo per gli enormi impatti ambientali (si veda la perforazione di 32 km che dalla spiaggia di Punta Marina entra nel territorio aggirando tutta la città di Ravenna) ma anche perché, a costi enormi, si avrebbero scarsi risultati solo fra qualche anno, e soprattutto, si manterrebbe per decenni il vecchio sistema energetico fossile.
Per affrontare l'emergenza sugli approvvigionamenti e sui costi dell'energia e del gas servono piani di risparmio ed efficientamento e un prezzo politico a livello europeo - o a livello nazionale (come hanno fatto Spagna e Portogallo) - colpendo la speculazione internazionale e recuperando il 100% degli extraprofitti delle grandi aziende dell'energia (incluso le multiutility locali) e poi investire sul serio sulla transizione energetica, per ridurre e quindi progressivamente fare a meno delle fonti fossili.
Fortunatamente, anche nelle nostre zone, stanno crescendo opposizioni, critiche, preoccupazioni e non solo dagli “ambientalisti più radicali”, obiezioni significative vengono anche da ARPAE, Istituto Superiore di Sanità, Parco Delta Po, Provincia, Autorità di Sistema Portuale, ecc. oltre a diverse associazioni sociali, dei bagnini, ecc.; a tutti vanno date risposte puntuali, che la procedura d'urgenza, gestita dal commissario Bonaccini, rischia di non dare, anche perché lui il rigassificatore lo vuole fare ad ogni costo.
Per compensare questa volontà, recentemente ha dichiarato: Dal prossimo Governo mi auguro che ci lasci fare il più grande parco eolico flottante più grande d’Italia e tra i più grandi d’Europa.
Senza aspettare il prossimo Governo, vi sono alcune scelte che possono essere fatte subito, anche da chi non necessariamente condivide completamente le nostre analisi, vale per la Regione – che ricordiamo si è data l'obiettivo del 100% di rinnovabili al 2035 - ma anche per gli amministratori locali, le associazioni economiche e produttive, le aziende, i sindacati, le associazioni sociali, dei consumatori, fino ad arrivare ai singoli cittadini.
Facciamo solo alcuni esempi:
- La Regione nel 2021 ha emanato Linee guida per favorire l’installazione di impianti fotovoltaici sulle aree di cava dove si è conclusa l’attività estrattiva, nelle zone industriali e commerciali, oltre che su discariche non più attive (o sperimentazioni di agrivoltaico) per impianti fino a 20 megawatt;
- Chi sta verificando le possibili applicazioni in ogni territorio, anche tenendo conto che in regione vi sono circa 70 discariche dismesse i cui gestori sono in parte i Comuni e in gran parte multiutility, a partire da quelle maggiori come Herambiente e Iren Ambiente, che potrebbero investire in impianti solari fotovoltaici, termici, di biogas, ecc.?
- L'avvio di Comunità Energetiche Rinnovabili, favorite anche dalla recente Legge regionale, che chiede ai Comuni di individuare “le superfici pubbliche da mettere a disposizione anche di terzi per la realizzazione di impianti...può dare una risposta per la produzione e la riduzione dei costi energetici in particolare rivolte a fasce più deboli della popolazione, che rischiano di vedere costi delle bollette insostenibili.
Certo, queste proposte non risolverebbero completamente la prossima emergenza energetica, ma avrebbero il pregio di andare nella direzione giusta, ed avere, già nel breve periodo, risultati ben maggiori di quanto non darebbe l'insensato progetto del rigassificatore.
Faenza, 9 settembre 2022 L'Altra Faenza
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