POSIZIONI IRRICONCILIABILI. Tutti contro Mélenchon. Alle prossime elezioni europee l’alleanza non esisterà più: socialisti, comunisti, ecologisti e France Insoumise correranno ognuno per conto proprio
Un poster strappato di Jean-Luc Mélenchon a Parigi - Ap
Alla prossima scadenza elettorale – le elezioni europee tra 7 mesi – l’alleanza della sinistra francese, la Nupes, non esisterà più. I partiti che la compongono – Ps, Pcf, Ecologisti e France Insoumise – correranno ognuno per conto proprio, per spartirsi un elettorato che al massimo rappresenta un terzo dei votanti, nella tripartizione in cui è ormai diviso il panorama politico francese (destra estrema, centro europeista, sinistra).
Se restavano ancora dei dubbi su qualche possibilità di intesa, almeno parziale, prima dell’inizio della guerra tra Israele e Hamas, la Nupes è esplosa in seguito al rifiuto della France Insoumise di definire Hamas un gruppo terrorista e di condannare l’attacco del 7 ottobre in Israele.
I socialisti hanno chiesto una “moratoria” sui lavori dell’intergruppo parlamentare all’Assemblée nationale, cioè una sospensione del coordinamento. Il Partito comunista si era già allontanato e gli Ecologisti avevano già approvato una lista autonoma alle europee. E persino all’interno della France Insoumise è cresciuta una fronda, che ormai esprime il suo dissenso ad alta voce.
La Nupes è nata come alleanza elettorale per le legislative della primavera del 2022, dopo le presidenziali dove il candidato Jean-Luc Mélenchon aveva raccolto il 22%, sbarazzando i concorrenti (al primo turno la socialista Anne Hidalgo aveva ottenuto l’1,7%, il comunista Fabien Roussel il 2,2%, l’ecologista Yannick Jadot il 4,6%).
Alle legislative la Nupes ha ottenuto 151 seggi, dominata dai 75 andati alla France Insoumise. Lo squilibrio delle forze interne è stato fin dall’inizio un elemento perturbatore. Ma soprattutto, malgrado il programma comune di 650 proposte, l’alleanza ha avuto fin da subito la difficoltà di passare da intesa elettorale a movimento comune. In un anno, le differenze si sono esasperate: laicità, polizia, politica estera, strategia politica.
La Nupes è stata presa nel turbinio del dibattito politico, su terreni scelti da altri o causati dall’attualità – immigrazione, sicurezza, rivolte delle banlieues, identità, politica estera – senza mai arrivare a imporre un’agenda sui temi prioritari della sinistra, a cominciare dalle questioni di giustizia sociale ed economica. La lunga sequenza sulle pensioni è stata certo una parentesi unitaria, ma rappresenta un’eccezione.
L’esplosione sul Medioriente ha messo in evidenza posizioni irriconciliabili. Alla Marcia contro l’antisemitismo, domenica a Parigi, c’erano Ps, Pcf e Ecologisti ma non la France Insoumise, mentre la fronda (François Ruffin, Clementine Autain, Raquel Garrido, Alexis Corbière) ha manifestato a Strasburgo, nel corteo organizzato dalla Licra (Lega contro il razzismo e l’antisemitismo). Ruffin dopo il 7 ottobre ha affermato: «Non siamo stati all’altezza».
La Nupes è finita? «È morta» ha affermato l’ecologista Yannick Jadot. Per Fabien Roussel del Pcf «è ora di voltare pagina», Sophia Chikirou, parlamentare France Insoumise molto vicina a Mélenchon, l’aveva paragonato al collaborazionista Doriot. Olivier Faure del Ps giudica che « Mélenchon è ormai un ostacolo a sinistra». Per l’ecologista Marine Tondellier «il problema della Nupes è il suo pseudo-leader che passa il tempo a provocare tutti con tweet intempestivi». Mélenchon ha parlato di «punto di non ritorno».
I malumori sono venuti alla luce anche prima dell’attacco di Hamas, in particolare sulla rivolta delle banlieues, sulla polizia, anche sul caso Adrien Quatennens (condannato per violenze coniugali e difeso da Mélenchon) e più in generale sulla scelta di esacerbare la conflittualità in parlamento e sull’assenza di democrazia interna. Anche se, per il momento, nel gruppo parlamentare l’unione non è rotta e c’è la proposta di un’assemblea generale dei deputati per cercare di rimettere assieme i pezzi. La base vuole l’unità.
Ci sono alternative? Nel Ps c’è chi spera di tornare al passato. L’ex presidente François Hollande sostiene che la social-democrazia abbia «perso l’anima» con l’intesa della Nupes, definita un «fallimento morale». Ma Hollande ammette: «Lo spirito di rivincita non basta» per ridare alla social-democrazia il «posto centrale» che aveva a sinistra. Anche l’ala che viene dai socialisti in Renaissance (il partito di Macron) è sempre più a disagio e senza voce. Le placche tettoniche della scena politica francese sono in movimento, il superamento della divisione destra/sinistra proposto da Macron è in stallo