ELEZIONI EUROPEE 2024. "Di fronte alla guerra, tutti abbiamo il dovere di scendere in campo". Alla giornata fiorentina "Il coraggio della pace. Disarma", il giornalista di Servizio Pubblico chiude in bellezza una iniziativa ricchissima di interventi, tesi ad analizzare da ogni possibile angolazione i motivi e i retroscena della guerra in Ucraina, smontando pezzo per pezzo la narrazione dell'Ue, del governo italiano e di quasi tutti i media.
Il giornalista Michele Santoro
“Stare a riflettere sulla nostra impotenza mi ha stufato. Di fronte alla guerra, tutti abbiamo il dovere di scendere in campo”. E’ una chiamata a raccolta quella di Michele Santoro. A lui il gruppo organizzatore dell’iniziativa “Il coraggio della pace. Disarma”, ha lasciato l’intervento finale di una giornata ricchissima di interventi, tesi ad analizzare da ogni possibile angolazione i motivi e i retroscena della guerra in Ucraina, smontando pezzo per pezzo quelle che Fabrizio De Andrè chiamava “le verità della televisione”.
Un appuntamento che fa segnare il tutto esaurito al teatro fiorentino dell’Affratellamento, e che fa da preludio al nuovo incontro pubblico che sabato prossimo vedrà come principali promotori al teatro Ghione di Roma lo stesso Santoro e Raniero La Valle.
L’orizzonte, va da sé, è quello delle elezioni europee del prossimo anno. Di fronte alle quali il giornalista di Servizio Pubblico preconizza che sui media “in campagna elettorale dell’Ucraina non si parlerà, o si parlerà pochissimo”. Unica risposta possibile, un messaggio chiaro: “La mia parola d’ordine non è ‘basta con l’invio delle armi, è ‘uscire dalla guerra’”. Un obiettivo politico, indirizzato a un’opinione pubblica “che in maggioranza è contro la guerra e il riarmo, però non va a votare. Ma se non si risolve il problema della guerra non c’è futuro, né economico né politico, per l’Europa”.
Ad Alex Zanotelli, che prima di salire sul palco dell’Affratellamento gli ha chiesto “di fare un grande movimento pacifista, non una semplice lista”, Santoro risponde così: “Noi possiamo pretendere che nella campagna elettorale la pace sia la precondizione. Non chiediamo a nessuno di di rinunciare alle sue idee e ai suoi simboli, quello che dobbiamo fare è metterci insieme per uscire dalla guerra. Raccoglieremo le firme, quella sarà la prima spinta, saremo un pungolo. E allora vedrete che Schlein e il M5s metteranno dei pacifisti nelle loro liste”.
Soddisfatto il “promotore dei promotori” Claudio Grassi, portavoce del centinaio di personalità che hanno animato la giornata, tra le quali oltre a Zanotelli e Raniero La Valle sono intervenuti Luisa Morgantini, Moni Ovadia, il giurista Domenico Gallo, la filosofa femminista Maria Luisa Boccia, Pasqualina Napoletano, e ancora Ida Dominijanni, Marco Tarquinio, Roberto Musacchio, Alfio Nicotra, Flavio Lotti, Norberto Julini e, sugli aspetti più strettamente economici Roberto Romano, Alfonso Gianni e Stefano Fassina. Tutti interventi riascoltabili grazie alla trasmissione in diretta su You Tube, e in gran parte incentrati sulla deriva di una Unione europea nata contro le guerre ma oggi guerrafondaia.
“I cento che hanno inizialmente firmato l’appello sono già cinquecento – annota Grassi – e domani chiunque vorrà potrà unirsi per dare vita ad una associazione, per dare continuità a questo impegno a partire dall’iniziativa di sabato prossimo di Santoro e La Valle, e proseguire con la grande manifestazione ‘La via maestra’ del 7 ottobre. Un’associazione che possa colmare un vuoto nella sinistra, dove certe istanze vengono rappresentate ma troppo debolmente”.
In collegamento da remoto arriva l’intervento di Fausto Bertinotti: “Questa guerra può portare alla catastrofe, per questo oggi pace e rivoluzione stanno insieme. Sono l’annuncio del mondo che diventa l’alternativa al rischio della catastrofe”. Anche quello di Luigi De Magistris, portavoce di Unione popolare: “Ringrazio gli organizzatori di questa giornata, un fronte popolare pacifista ampio è necessario, e sui temi che sono stati delineati si può costruire non soltanto un progetto elettorale ma anche un progetto politico. Non dobbiamo fare calcoli, vedremo se c’è la voglia, per certo il cambiamento dall’alto io non l’ho mai visto, l’unica strada è il cambiamento dal basso. Uniti, anche con storie diverse ma con gli stessi principi, costituzionali, di fondo”