LA REAZIONE DELLA SANTA SEDE. Da Oltretevere si cerca di raffreddare la temperatura, senza però ritrattare o correggere Francesco.
Il Papa lancia una colomba, simbolo di pace - LaPresse
Nessuna marcia indietro da parte della Santa sede dopo le parole pronunciate a braccio da papa Francesco all’udienza generale di mercoledì scorso («la guerra è pazzia», ci sono «vittime innocenti sia ucraine che russe», fra cui Darya Dugina), le accuse a Bergoglio dell’ambasciatore ucraino in Vaticano («non si possono confondere aggrediti e aggressori») e la convocazione da parte di Kiev del nunzio apostolico in Ucraina per manifestare il proprio «disappunto» per le affermazioni del pontefice.
Da Oltretevere si cerca di raffreddare la temperatura, senza però ritrattare o correggere Francesco. Il papa «non è mai stato equidistante: ha condannato con parole nette l’aggressione perpetrata dalla Russia. È stato piuttosto “equivicino”, cioè vicino a tutti coloro che soffrono per le conseguenze della guerra», ha spiegato all’edizione ucraina di Vatican News Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero per la comunicazione della Santa sede. «Francesco ha parlato della “pazzia” della guerra russa – prosegue Tornielli –.
Nell’enciclica Fratelli tutti aveva già spiegato che non ci sono più ragioni per parlare di “guerra giusta”, nessuna guerra oggi è giusta. E proprio riferendosi alla pazzia della guerra, ha ricordato l’episodio dell’attentato in cui è rimasta uccisa Darya Dugina. L’ha definita “povera ragazza” riferendosi alle circostanze drammatiche della sua morte, per ribadire che mai niente può giustificare l’uccisione di un essere umano. Il papa ha parlato con il cuore del pastore, non del politico. Voleva esprimere la pietà cristiana per tutti i morti, non certo ferire i sentimenti della popolazione ucraina, che sperimenta l’orrore della guerra».
Il crinale su cui continua a muoversi la diplomazia vaticana è sempre più stretto. Da una parte c’è Kiev, contrariata dal fatto che Bergoglio non abbia indossato l’elmetto e non si sia apertamente schierato al suo fianco, che non perde occasione per farlo notare, come in questi giorni e in passato. Dall’altra ci sono Mosca, tradizionalmente diffidente verso Oltretevere, e il patriarca Kirill, che ancora non digerisce di essere stato definito da Francesco il «chierichetto di Putin», e infatti l’altro ieri ha annullato l’incontro con il papa in Kazakhstan a metà settembre.
Bergoglio in questi giorni incassa attacchi e altolà da entrambe le parti, ma continua a tirare dritto: condanna la guerra in generale e l’aggressione della Russia in particolare, senza però trasformarsi nel “cappellano dell’Occidente”, che rifornisce di armi Kiev.