Ad abbattere il Dc9 Itavia «fu un missile sparato da un aereo francese». L’ex presidente del consiglio Giuliano Amato rilancia le responsabilità di Parigi nella strage di Ustica. L’Eliseo: «No comment». Meloni: «Se ha elementi nuovi vada dai magistrati»
43 ANNI DOPO USTICA. Amato ci porta all’interno di quello scenario internazionale che ci ha sempre delineato Andrea Purgatori, che anche oggi dobbiamo ricordare con riconoscenza, quando ci ha parlato di una partita tra Italia, Libia, Francia e Usa
Penso che l’intervista di Giuliano Amato a Repubblica sia un grande contributo alla verità sulla strage di Ustica e gli sono davvero grata; ci viene da un qualificato protagonista politico che ha sempre avuto un ruolo significativo e positivo nella vicenda.
Voglio ricordare il suo intervento da sottosegretario per mettere a disposizione i fondi per il recupero del relitto del DC9 dal fondo del Tirreno, nel 1986: si è trattato di una spinta per superare un atteggiamento colpevolmente rinunciatario sul quale la Magistratura si era purtroppo adagiata. E ricordo poi la costituzione di parte civile del suo governo contro i militari rinviati a giudizio dal Giudice Priore, nei primi anni novanta. Anche quello un gesto altamente significativo perché spezzava, almeno formalmente, una catena di «continuità».
Una catena che portava le forze Armate, l’Aeronautica in particolare, ad essere non al servizio collaborativo con la Giustizia e la Magistratura bensì a partecipare e portare conoscenze soltanto alla difesa degli imputati.
C’è molta di questa esperienza maturata negli anni nell’intervista: voglio sottolineare il racconto del
Commenta (0 Commenti)Calano ancora le previsioni sulla crescita. Rallenta l’occupazione. Italia verso la «prerecessione». La coperta per la legge di bilancio era già corta, ora è cortissima. Debutto fallimentare per la piattaforma che ha sostituito il reddito di cittadinanza
SETTEMBRE GRIGIO. L’Istat riduce di un altro decimale le previsioni sulla crescita. Siamo in «prerecessione»
Le stime sul Pil del 31 luglio erano state una doccia fredda: un mese dopo è diventata gelida. Il calo del Pil nel secondo trimestre rispetto a quello precedente era allora dello 0,3%. Le stime Istat dicono ora che la discesa sarà di un decimale in più: -0,4%. È un segnale pesante da tutti i punti di vista. Dice che la marcia del governo è molto meno trionfale di quanto la premier stessa pensasse, smonta la sua propaganda, soprattutto prosciuga ulteriormente le casse in vista di una manovra che da difficile si sta facendo proibitiva. Quel decimale in meno implica infatti una ulteriore flessione delle stime sul Pil annuo. A luglio era previsto un aumento dello 0,8% invece che dell’1% come fissato nel bilancio. Ora scende al +0,7%. Significa che una manovra già costretta a misurarsi con risorse molte scarse si vede sottrarre ulteriori fondi e non è detto che le cose non peggiorino nel secondo semestre.
IL DATO DISAGGREGATO dice infatti che
Leggi tutto: Cala il Pil, frenano gli occupati. Doccia fredda sulla manovra - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)Il governo piange i cinque operai morti sui binari della Torino-Milano, ma è lo stesso governo che taglia i fondi sulla sicurezza nei luoghi lavoro. Servirebbe meno cordoglio di facciata e più interventi seri per fermare questa mattanza
Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo, Giuseppe Aversa. Riuscite davvero a leggere questi nomi senza provare vergogna? Senza essere investiti da un lacerante rimorso morale? Da un intimo e profondo senso di colpa? E con quale faccia corrucciata scrollate le loro foto spensierate, immortalate sui social poco prima che scoccasse quella maledetta mezzanotte? Con che animo ascoltate i ricordi e i singhiozzi di parenti e amici? Ma, soprattutto, come fate a non autoproclamarvi colpevoli per questa ennesima strage di Stato?
Perché dopo la nuova spoon river operaia, consumata in un binario della provincia di Torino, non ci si lava la coscienza imbrattata di sangue rigurgitando le solite parole di circostanza. Generando in automatico quel cordoglio dal sapore posticcio. Risparmiateci, vi prego, almeno la stomachevole retorica lessicale della “tragedia che si poteva evitare”. O quel burocratico monito del “faremo quanto prima piena luce sull’accaduto”. Fatelo innanzitutto per il rispetto verso le vittime e i loro cari.
Il disgusto istituzionale provocato da chi oggi parla di prevenzione è della stessa putrida intensità olfattiva di chi continua a tagliare i fondi per la sicurezza, a ridurre gli ispettori del lavoro, a giocare con l'infame algoritmo, a costringere le persone a turni massacranti, condannandoli di fatto a una vita che sconfina perennemente in una terra di non ritorno. In balìa di un destino già segnato.
E poi ci si mette anche la schiavitù legalizzata dei subappalti e degli appalti a sfidare la sorte. Un sistema perverso che strizza l’occhio alle imprese e aumenta il rischio di uscire orizzontali dal posto di lavoro. In un mondo sempre più automatizzato e dove l’intelligenza artificiale scandisce l'alienazione dei nostri tempi moderni, parlare di fatalità o anche di errore è un insulto al buon senso.
“Morire sul lavoro è un oltraggio ai valori della convivenza”. Le parole del presidente Mattarella andrebbero tatuate nella memoria collettiva di un Paese minimamente civile, ma rischiano di risuonare afone in questa valle di lacrime di coccodrillo. Habitat naturale della nostra classe politica che si risveglia e si riaddormenta a comando, in un cinico gioco di perenne opportunismo. Immobile nell'attesa di piangere il prossimo morto. E poi un altro. E un altro ancora.
Abolito il Reddito di cittadinanza, la ministra Calderone presenta la complicata piattaforma, attiva da domani, su cui gli «occupabili» dovrebbero trovare lavoro. Ma sarà un’impresa. E i corsi di formazione che permettono di ottenere 350 euro per 12 mesi non ci sono. Specie al Sud
DESTRA ASOCIALE. Presentata la piattaforma per gli «occupabili»: due patti da firmare solo per registrarsi. La Siisl parte domani ma per avere i 350 euro (per un solo anno) servirà partecipare a corsi che non ci sono
La ministra del Lavoro Marina Calderone - Foto LaPresse
Tre quarti d’ora di ringraziamenti – a partire da Giorgia Meloni, s’intende – e tre quarti d’ora per provare a spiegare come funziona – senza minimamente riuscirci. La presentazione della nuova piattaforma «Sistema informativo di inclusione sociale e lavorativa» – felicissima locuzione che ha come acronimo il simpatico Siisl – si è tramutata in un patetico tentativo della ministra Marina Calderone di sostenere che la cancellazione del Reddito di cittadinanza porterà solo benefici ai poveri e ai disoccupati del Belpaese che domani primo settembre dovranno avere a che fare con uno strumento informatico assai complesso e con un numero senza precedenti di nuovi acronimi impronuciabili.
«Abolito il Reddito di cittadinanza ci sarà una bomba sociale? Assolutamente no, i numeri sono totalmente gestibili. Ma di numeri oggi non ne do nessuno»
PER RISPONDERE ALLE PIAZZE del sud che ribollono di proteste, Calderone ha dedicato il momento più pregnante del suo lungo sproloquio: «A chi parla di bomba sociale io rispondo: no, assolutamente no. I numeri ci dicono che la situazione è assolutamente gestibile».
Quali numeri? «Oggi non daremo nessun numero», si corregge
Leggi tutto: Per Calderone va tutto bene: «I poveri ci ringrazieranno» - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)Nel testo il segretario generale della Cgil chiede alla premier un tavolo urgente con le parti sociali. Tra i punti all'ordine del giorno: superamento della precarietà, rinnovo dei contratti e aumento dei salari
Come aveva anticipato in una recente intervista su Repubblica, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha preso carta e penna e ha scritto una lettera indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’oggetto è la richiesta di convocare un incontro con le parti sociali “per verificare le condizioni di avvio di un confronto negoziale”.
Tanti i temi sul tavolo. Si parte “dalla reale tutela e crescita del potere di acquisto di salari e pensioni” fino al “rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro pubblici e privati. Ciò sia in termini di risorse da inserire nella legge di bilancio, sia in termini di recupero dei ritardi nei rinnovi, sia in termini di intervento fiscale per sostenere aumenti salariali netti adeguati alla situazione inflattiva”.
Tra le istanze non manca “la definizione di una legge sulla rappresentanza che cancelli i contratti pirata, certifichi la titolarità dei soggetti negoziali, assegni così valore generale di legge ai contenuti economici e normativi dei contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati da organizzazioni di rappresentanza comparativamente più rappresentative, garantisca il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di votare i contratti che li riguardano e di poter eleggere le rsu in ogni luogo di lavoro”.
Tema caldo, quello del salario. Nella lettera indirizzata alla premier Meloni, Landini sottolinea la necessità di “fissare una quota salariale oraria minima valida per tutti i contratti nazionali affinché nessuna persona che lavora possa essere retribuita con una paga oraria inferiore”.
Sul capitolo giovani, l’obiettivo è il superamento della precarietà: “è il momento di affermare la stabilità nei rapporti di lavoro e la parità di diritti tra tutte le persone che per vivere devono lavorare, ciò a valere anche nel sistema del lavoro in appalto”. Infine, si legge nella lettera, “la realizzazione di un piano straordinario di assunzioni in tutto il settore pubblico (dalla sanità all’istruzione) comprensivo della stabilizzazione del personale ancora precario”.
Richieste precise che sono alla basa della piattaforma La Via Maestra che Cgil e oltre cento associazioni hanno sottoscritto e che porterà il prossimo 7 ottobre ad una grande manifestazione a Roma.
Incontro segreto in Italia tra i due nemici storici, Israele e Libia. Ma Tel Aviv rivela tutto e fa scoppiare il caos. Tripoli brucia di protesta, Biden è furioso. Il ministro degli esteri Tajani ne esce a pezzi: si è fatto beffare da uno dei suoi migliori alleati e non ha ancora capito la Libia
ISRAELE/LIBIA. La Farnesina responsabile di una fallimentare manovra diplomatica, con lo zampino statunitense. A uscirne danneggiate sono Roma e la Tripoli di Dabaiba, già debolissima
Il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani - Ansa
Come se non bastassero l’indomabile instabilità libica (55 morti in scontri tra fazioni tripoline a cavallo di ferragosto) e la tragica questione dei migranti, il ministro degli esteri italiano Tajani ha favorito la scorsa settimana un incontro segreto a Roma tra il capo della diplomazia israeliana e la ministra libica Mangoush (data per «sospesa» e in «viaggio» verso la Turchia).
Gli israeliani sui media hanno fatto trapelare la notizia ed è scoppiato un putiferio in Libia: sono esplose le proteste popolari – anche manovrate ad arte – e soprattutto l’esecutivo di Daibaba, quello con cui tratta Roma, appare sempre più in difficoltà.
INSOMMA, l’Italia e il suo alleato libico sono caduti in una trappola assolutamente da evitare. Se gli Stati Uniti – che finalmente dopo oltre due anni di assenza hanno inviato un ambasciatore a Roma – intendono allargare il Patto di Abramo tra Israele e i Paesi arabi forse è il caso di lasciarlo fare a loro: a noi non ne viene in tasca nulla (anzi), se non una medaglietta per un governo che discetta di un fantomatico Piano Mattei per l’Africa senza neppure avere i
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