Oggi a Roma la grande nuotata delle sardine, l’Italia che «non si Lega» e «non abbocca» al populismo e all’odio.
«A piazza San Giovanni non sarà una sfilata di vip, parliamo noi. Saremo un corpo intermedio fra politica e mondo civico».
Flash mob anche in altre città italiane e in dodici capitali internazionali. E da domenica si lavora al dopo.
Ho letto e riletto le parole dette dal senatore Taviani in un occasionale raduno democristiano, che confessano la verità sulla prima delle stragi che hanno insanguinato questo paese: la strage di Milano, capostipite di una lunga stagione di politica criminale, prima in ordine di tempo e seconda, dopo quella di Bologna, per crudeltà e numero di vittime.
Una verità tranquilla. Quella della bomba fu messa «con la copertura dei servizi segreti». Ci fu un errore di calcolo, non c’era l’intenzione di uccidere tutta quella gente. Ma quella bomba fu messa e fatta esplodere «con la copertura dei servizi segreti», organi dello Stato e strumenti del potere politico.
Dunque ora lo si può dire con semplicità, prendendo il caffè: quella fu una strage di Stato. Quei ragazzi estremisti che allora scandivano nelle piazze questo estremo giudizio avevano ragione. Loro non erano credibili, ma il senatore Taviani è un responsabile massimo della politica italiana e lui può essere creduto.
Questa è la nostra Patria, questi sono i suoi capi, questa la nostra storia recente. Per vent’anni ogni italiano è stato preso in giro da processi contro fantasmi, un anarchico vivo e un altro morto. Ora che la memoria è spenta, e il crimine ha premiato chi l’ha commesso, i colpevoli e i beneficiari possono anche farsi riconoscere. Tra qualche anno, in qualche festa amichevole, un altro capo di governo in pensione ci dirà che anche nella stazione di Bologna, come nella banca di Milano, la bomba fu messa «con la copertura dei servizi segreti».
E chi ha «coperto» i servizi segreti? Gli assassini sono tra noi, anzi sopra di noi, e lo dicono. Non è di per sé sorprendente e neppure nuovo, sebbene nessun altro paese dell’occidente europeo possa vantare qualcosa di simile. È sorprendente la tranquillità con cui ora ci vien detto. Possono farlo perché con l’arte del delitto politico, usando quelle bombe o similmente il brigatismo, hanno piegato e trasformato la democrazia italiana in un altro regime, nutrito di un moderno fascismo, nel quale siamo così immersi che non riusciamo a comprenderlo e a definirlo. E perciò alla loro tranquillità fa riscontro la nostra.
Mostruoso è una brutta parola, ma non so definire altrimenti tutto questo. Mostruoso ma secondario e irrilevante, e mostruoso per questo più ancora che per il sangue versato. Oggi nessuno si sognerebbe di fare su questo una campagna elettorale. Hanno vinto e sotto accusa non sono loro, siamo noi, è la sinistra italiana e quanto di essa bene o male resiste.
(il manifesto 28/ 2/ ’92)
Siria. In fuga verso l'interno, da Hasakeh a Raqqa. Ad accoglierli le organizzazioni locali, scuole abbandonate, stazioni di benzina, famiglie che aprono le porte. Quasi impossibile attraversare il confine con l'Iraq
A piedi, su carretti stracarichi di quello che si spera possa servire ad affrontare una nuova fuga dalla guerra. Chiamarla emergenza sfollati non basta: negli ultimi otto anni la Siria ha perso cinque milioni di persone, rifugiate all’estero, altri sette milioni gli sfollati interni.
A Rojava stavano tornando dopo la liberazione delle comunità settentrionali dall’occupazione islamista. Ora scappano di nuovo. Secondo l’Onu sono 160mila gli sfollati, numero che cresce a ritmi spaventosi. Secondo l’Amministrazione autonoma sono molti di più: almeno 200mila.
«Tutte le città lungo il confine sono state colpite da pesanti bombardamenti – ci dicono gli attivisti
Leggi tutto: Rojava, 200mila sfollati: «Acqua, cibo e medicine non bastano»
Commenta (0 Commenti)Per rispondere alla drammatica situazione al confine tra Turchia e Siria, con l'invasione e i bombardamenti dell'esercito turco di Erdogan, che colpiscono indiscriminatamente le popolazioni Curde, provocando anche vittime civili, riteniamo utile, anche a Faenza, mettere in atto una mobilitazione e una protesta, a partire dai contenuti dell'appello di Arci, Anpi, Cgil e Legambiente alle istituzioni (allegato).
Per questo invitiamo tutte le associazioni della società civile, che condividono questi contenuti, a essere presenti per una prima iniziativa:
Sabato 12 ottobre dalle ore 10, in piazza del Popolo, sotto la torre dell'orologio, presso il banchetto di Legambiente.
Rojava. L'appello alla mobilitazione internazionale per sabato 12 ottobre. Già numerose le iniziative di solidarietà nelle città italiane
La reazione all’iniziativa militare di Erdogan nel Rojava, denominata Peace Spring, ha già travalicato i confini territoriali, grazie al lavoro delle associazioni della diaspora curda e dei tanti comitati di solidarietà in tutto il mondo.
Il Rojava Solidarity Committee Europe in una nota indice una giornata mondiale di protesta, sabato 12 ottobre, contro «l’invasione turca e la pulizia etnica dei curdi nel nord della Siria». «Fin dall’istituzione dell’autonomia democratica curda nella Siria settentrionale e orientale (DASA), il confine tra Turchia e Siria settentrionale e orientale è stato molto sicuro e nessuna azione armata contro la Turchia ha avuto origine da questo territorio» si legge nel comunicato che non manca di criticare apertamente la svolta improvvisa dell’’amministrazione Trump. «Più di 11.000 uomini e donne delle forze di sicurezza della Siria settentrionale e orientale hanno dato la vita per liberare questa regione dall’Isis» prosegue la nota.
Per il 12 ottobre, a concludere, un invito alla società civile a manifestare contro l’iniziativa bellica di Erdogan. La chiamata è stata già accolta in molte città
Leggi tutto: Tutti in piazza contro la guerra di Erdogan - di Shendi Veli
Commenta (0 Commenti)