La partita petrolio non è chiusa. Forte presenza alle urne nelle aree più interessate dal problema.
Partono i ricorsi all’Europa
di ANTONIO CIANCIULLO
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Il quorum non è stato raggiunto, ma il confronto che si è aperto attorno a questo referendum non lascerà le cose come prima.
Il primo commento del Comitato locale per il SI
Commenta (0 Commenti)...Sembrava un referendum piccolo piccolo ma possiamo gettare il quorum oltre l'ostacolo!
#unquorumcosì
Il Governo di Renzi, costretto dai quesiti referendari delle Regioni a vietare nuove perforazioni entro le 12 miglia, ha prorogato quelle vecchie all'infinito.
Poi, ha tentato di negare che il referendum del 17 aprile, oltre che contro questa incredibile novità, intervenga "sulle rinnovabili, su un nuovo modello di sviluppo, sull’ alternativa alle energie fossili".
Invece è di questo che stiamo parlando e continueremo a farlo ... la transizione energetica è già cominciata.....
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Massimo Villone sul "Manifesto" del 13 aprile 2016
Legge costituzionale e referendum. L’obiettivo di verificare l’orientamento popolare sul merito delle nuove norme potrebbe essere anche comprensibile e persino meritorio: ma solo se si togliesse dal piatto la posta della crisi e dello scioglimento anticipato nel caso di vittoria dei no, e si rendesse ai cittadini la libertà di voto che si vuole con tale minaccia nei fatti espropriare.
Renzi chiude la discussione generale per il voto conclusivo sulla riforma costituzionale e per un attimo ci fa sognare. Promette risposte nel merito su ben venticinque punti. Ma, come sappiamo, di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno.
Comincia con uno scarico di responsabilità. Tutto parte da Napolitano, ampiamente citato: «un senatore senza il quale tutto questo passaggio non sarebbe stato possibile». Non è necessario entrare nelle polemiche su Napolitano, o in quelle odierne su Mattarella, anche richiamato da Renzi per il suo intervento alla Columbia University dell’11 febbraio 2016. Non è dubbio che il Capo dello Stato non possa nella specie andare oltre la moral suasion. Chi non è convinto può sempre dire no.
Renzi continua poi con gli argomenti già noti. Tutto è andato per il meglio, senza forzature, ed anzi i parlamentari «hanno dato una grandissima lezione di dignità al resto della classe dirigente … la politica quando è sfidata in positivo è capace di far vedere la pagina più bella». Ma davvero? Dignità o miserabile attaccamento alla poltrona? Perché allora le continue minacce sul votare secondo il volere del governo o tutti a casa? Perché imbavagliare chi ha osato alzare la testa? E vogliamo davvero credere che la pagina più bella rechi la firma di Verdini? O che venga da quella
Leggi tutto: Riforma Boschi, il plebiscito sul premier oscura i contenuti - di Massimo Villone
Commenta (0 Commenti)Il 17 aprile si vota per ripristinare l'estrazione a tempo determinato di idrocarburi entro le 12 miglia marine. Infatti, in una norma del cosiddetto "Sblocca Italia" (ribattezzato più opportunamente "Rottama Italia"), il governo Renzi ha liberalizzato la possibilità di estrarre petrolio e gas fino ad esaurimento, in quegli impianti che stanno oltre il limite delle 12 miglia.
Votando Sì, si impedirà l'utilizzo fino ad esaurimento di quei pozzi, votando No o astenendosi (ricordiamo che il referendum è valido se si presenta a votare il 50% +1 dei cittadini aventi diritto), si acconsentirà all'estrazione vita natural durante da quei pozzi.
Il 17 aprile io voterò Sì
Nel dicembre dello scorso anno, a Parigi i grandi della Terra hanno concordato sul fatto che se il pianeta continua a riscaldarsi. Dobbiamo aspettarci inevitabilmente mutamenti climatici che producono catastrofi naturali e di conseguenza disastri economici e sociali. I governi mondiali hanno condiviso le preoccupazioni della comunità scientifica che segnala da diversi anni come occorra limitare il riscaldamento del pianeta a 1,5-2 gradi centigradi. In caso contrario quelle catastrofi saranno inevitabili. Per contenere il riscaldamento globale occorre limitare gradualmente l'energia prodotta dagli idrocarburi (gas metano e petrolio in primis), favorendo la transizione verso fonti di energia più pulita. Il provvedimento dello Sblocca Italia che il referendum vuole abrogare va nella direzione opposta rispetto a quella di una diminuzione del riscaldamento del pianeta, contraddicendo gli impegni presi dall'Italia a Parigi, perché procrastina l'estrazione di idrocarburi e ritarda in maniera significativa la fase di transizione verso energie più pulite quali il solare, tanto per fare un esempio.
La transizione verso l'utilizzo di energie più pulite e meno inquinanti deve rappresentare l'obiettivo principale per politiche energetiche ed economiche sostenibili. Chi sostiene ed appoggia le ragioni del Sì, non pensa di interrompere l'estrazione degli idrocarburi tou court, bensì di avviare quel processo di cambiamento in termini di emissioni di CO2 necessario per la salute di tutti. Una cosa che non mi è chiara, sono le ragioni di coloro che intendono ritardare questo tipo di cambiamento. O meglio, posso capire le ragioni dei petrolieri e dei loro amici politici (il caso Guidi è un esempio più che paradigmatico). Mi è più difficile comprendere le ragioni di quei cittadini che, di fronte all'evidenza di dati scientifici inoppugnabili, li negano o minimizzano tirando in ballo argomenti quali l'occupazione.
Ecco, su quest'ultimo aspetto occorre a mio avviso fare chiarezza. Nessuno pensa che la conversione da un modello energetico all'altro sia una cosa facile, tuttavia occorre ricordare che il settore oil&gas è in crisi da tempo, come certifica niente di meno che il Fondo Monetario Internazionale. E dato che le prospettive, legate ad un abbassamento del prezzo del petrolio, non sono di una ripresa, il referendum potrebbe essere una seria opportunità che impegni governo ed operatori del settore affinché venga progettata una nuova strategia energetica nazionale, in coerenza con gli obiettivi di Parigi, con ricadute occupazionali più che apprezzabili, se progettate per tempo.
Rispetto a quest'ultimo argomento, mi permetto di segnalare una contraddizione. Uno degli argomenti sostenuti da Eni, che è ovviamente una delle parti in causa, è il rischio di perdita di posti di lavoro nel settore estrattivo, nel caso vincessero i Sì. Peccato che la stessa multinazionale minimizzi e non abbia la stessa preoccupazione riguardo ai livelli occupazionali per ciò che concerne la vendita della sua più grande azienda, Versalis, ad un fondo d'investimenti americano. Non si capisce come mai Eni dovrebbe temere per il destino dei propri dipendenti il 17 aprile, e poi comportarsi come se questi non esistessero o fossero dei fastidiosi interlocutori quando si tratta di argomenti diversi dal referendum gli altri 364 giorni dell'anno. In realtà, lo si capisce benissimo.
Infine spesso si è detto che il governo, boicottando la consultazione, sta agendo a tutela dell'interesse nazionale. A mio avviso è vero il contrario: l’interesse nazionale si tutela proteggendo la salute e un'occupazione che non favorisca un modello di sviluppo inquinante ed economicamente non sostenibile. I tanto denigrati "comitatini" di ambientalisti si sforzano, al contrario del governo Renzi, di farsi portatori degli interessi di una intera comunità nazionale, mentre l'affaire Guidi ci ricorda che lo sviluppo economico in questo paese significa, sempre più spesso, spartizione di denaro e favori tra industriali e politici, meglio se imparentati tra di loro.
Andrea Mingozzi
Commenta (0 Commenti)IL MARE È NOSTRO. Ferma le Trivelle
Al referendum del 17 Aprile ✗ VOTA SI
7 buone ragioni per farlo:
1 Il tempo delle fonti fossili è scaduto: in Italia il nostro Governo deve investire da subito su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, già affermato nei Paesi più avanzati del nostro Pianeta.
2 Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi.
3 L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente, a partire dal problema della subsidenza che interessa particolarmente la costa Romagnola, e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca che utilizzano la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.
4 In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile (Proprio pochi giorni fa, a 7 km dalla costa tunisina, c'è stata una fuoriuscita di petrolio al pozzo “Cercina 7”). L’incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.
5 Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Il “petrolio” degli italiani è ben altro: bellezza, turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.
6 Oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro.
7 Alla Conferenza ONU sul Clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia insieme con altri 194 paesi - ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili.
Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.
Prime adesioni locali:
Associazione Fuori dal Coro; CIF Comitato contro gli Inceneritori; Circolo Legambiente Lamone; Comitato Acqua Bene Comune di Faenza e Comprensorio; Comitato Ambiente e Paesaggio di Castel Bolognese; Eco Istituto Ecologia Scienza e Società Faenza; Gruppo Famiglie Rifiuti Zero; GAAF; Gruppo di Acquisto Solidale; Referente Rete Rifiuti Zero Emilia Romagna; Si Rinnovabili No nucleare.
Tra le altre iniziative locali per approfondire le ragioni del SI, ricordiamo:
- Mercoledì 30 marzo, ore 20,30 Prometeo vicolo Pasolini, 6 Faenza“Le ragioni del Si e del No” con: Gianni Bessi, Consigliere regionale del PD, Comitato per il No “Ottimisti e Razionali”; Giulio Kerschbaumer, Direttore regionale Legambiente, Comitato “Vota Sì per fermare le trivelle”;
- Sabato 2 aprile, banchetto informativo in piazza;
- Lunedì 4 aprile, ore 20 Cinema Italia, Lunedì Cult Movie presenta “Human” di Yann Arthus-Bertrand, saremo presenti con un banchetto informativo;
- 8-9-10 APRILE - MOBILITAZIONE IN TUTTA ITALIA 1000 PIAZZE, UN MARE DI SI.
Cinque anni dopo la straordinaria vittoria referendaria del movimento per l’acqua, Partito Democratico, governo Renzi e ministro Madia tentano un doppio affondo per chiudere definitivamente l’anomalia di un pronunciamento democratico dell’intero paese, frutto di un’esperienza di partecipazione dal basso senza precedenti e di un’alfabetizzazione sociale che ha imposto il paradigma dei beni comuni contro il pensiero unico del mercato.
Nei prossimi giorni la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, presentata con oltre 400.000 firme nel 2007, approderà nell’aula parlamentare: vi arriverà, tuttavia, con una serie di emendamenti, portati avanti dal Partito Democratico, che ne stravolgerà il testo e il significato, eliminando ogni riferimento alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e alla sua gestione partecipativa, che ne costituivano il cuore e il senso.
E’ bene che il PD sappia fin da subito che tutto questo non solo non viene fatto nel nostro nome, ma che è un’espressione di disprezzo della volontà popolare chiara, netta e senza ritorno.
E, mentre in Parlamento si consuma questa ignobile farsa, è finalmente disponibile il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015.
Tuttavia, mentre il comma c) dell’art. 19 della legge cosi recita: “individuazione della disciplina generale in materia di regolazione e organizzazione dei servizi di interesse economico generale di ambito locale (..) tenendo conto dell’esito del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011”, ecco quali sono le finalità dichiarate del decreto attuativo, così come riportate nell’analisi di impatto allegata:
a) ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità;
b) garantire la razionalizzazione delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali, in un’ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati.
Il decreto è un vero e proprio manifesto liberista che - art. 4, comma 2 - promuove “la concorrenza, la libertà di stabilimento e la libertà di prestazione
Leggi tutto: Acqua sotto attacco: fermare Renzi e Madia! - di Marco Bersani