Il documento. «Per invertire la rotta, per rovesciare il tavolo delle disuguaglianze», le città come il punto di partenza. Un contributo utile anche per dopo le elezioni
È stato pubblicato sul sito «Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza» il documento che sintetizza e dà una veste unitaria ai contributi che sono venuti dalle riunioni che si sono svolte in tutta Italia secondo le modalità indicate dall’assemblea nazionale del Brancaccio.
Assemblee a cui hanno partecipato, in maniera libera e aperta, militanti di Sinistra Italiana, di Possibile, di Mdp e di Rifondazione, e soprattutto centinaia di donne e uomini non iscritti a nessun partito, e che fanno politica in maniera autonoma nei loro luoghi di vita e di lavoro.
Come ricorderete, l’ambizione del Brancaccio era proprio questa: ricostruire una connessione fra i militanti della sinistra politica e quanto si è mosso nella società, fuori e qualche volta contro i luoghi della politica istituzione, per mettere radicalmente in discussione l’ordine delle cose esistente.
L’obiettivo ambizioso era il reinsediamento sociale della politica della sinistra.
SI PENSAVA CHE le elezioni politiche avrebbero potuto essere il terreno su cui cominciare questo lavoro, forti anche del buon risultato conseguito alle elezioni amministrative in molte città dalle coalizioni civiche che si erano costituite con queste modalità, con l’appoggio di tutta la sinistra politica, ma senza pregiudiziali e col massimo coinvolgimento della società civile attiva.
Come noto, l’ambizione di costruire una coalizione civica nazionale è naufragata di fronte all’autoreferenzialità e al rispuntare di pregiudiziali ideologiche nei partiti, e alla debolezza della stessa società civile attiva, che non si è impegnata in quest’opera con lo stesso entusiasmo e la stessa intelligenza di cui aveva dato prova in tante esperienze territoriali.
Il Brancaccio non è diventato una lista elettorale e pur tuttavia ha prodotto idee, contenuti, pratiche che riteniamo preziosi per una sinistra politica e sociale che voglia pensare al proprio futuro oltre le elezioni.
Contenuti e pratiche per la democrazia di ogni giorno.
Perché se si vuole invertire la rotta che ha provocato quella che Papa Francesco ha definito come «la bancarotta dell’umanità» sarà necessario un impegno quotidiano, di conflitto e di partecipazione, per conquistare qui ed ora, quel «buon vivere» che l’assetto attuale dell’economia e del potere ci nega.
IL RAPPORTO TRA istituzioni e movimenti è rovesciato. I movimenti sociali e culturali non sono visti come incubatori per una politica che vuole conquistare il governo del Paese, ma è la politica che deve rivelarsi utile ad aprire spazi all’iniziativa democratica nei luoghi di lavoro e della vita. Il partito da costruire non può pensarsi come il vertice di una piramide ma come il nodo di una rete con tutte le altre forme della politica che vivono nel conflitto sociale. Le elezioni sono un mezzo, e non il fine dell’agire politico.
La stessa discussione sulla ripartizione dei poteri fra i livelli istituzionali va rapportata a questa priorità.
Da qui l’attenzione che il documento presta al tema delle città, come il luogo in cui le persone organizzate possono far sentire la loro voce e far pesare le loro scelte, e su cui si sono misurate e si misureranno le coalizioni civiche in essere e quelle che verranno.
UN PROGETTO CHE proprio perché parte dalle persone non assume l’economia come la priorità e la base a cui rapportare ogni proposta. Non c’è il gioco presente in ogni programma di sinistra più o meno keynesiano, cioè quello di dimostrare che in fin dei conti tutte le proposte, da quelle sul lavoro a quelle ambientaliste a quelle sulla cultura e sulla scuola, e persino quelle portate avanti dal movimento delle donne, sono legittime perché funzionali a un nuovo sviluppo economico e a una nuova crescita.
Anzi è il concetto stesso di sviluppo economico che viene messo radicalmente in discussione. Perché è l’aver assunto la crescita di consumi come il misuratore fondamentale del benessere, sia per la destra che per la sinistra, che ha trascinato la parte maggioritaria del movimento dei lavoratori dentro le compatibilità e i valori della borghesia.
Oggi è la stessa messa a rischio della vita umana sul pianeta a mettere in crisi questo modello. Salvare il mondo dal disastro ecologico, promuovere la dignità e la libertà del lavoro, costruirne di nuovo, è possibile solo allargando gli spazi da sottrarre alla tirannia del mercato. È l’economia, ce lo ha spiegato tra gli altri papa Francesco, che deve seguire il lavoro e il buon vivere, non viceversa.
AI LAVORI DEL BRANCACCIO hanno partecipato anche tanti giovani e non più giovani economisti, e nel documento troverete precise proposte sul fisco, sulla Finanza, sulla necessità di rinnovare radicalmente le regole che governano la comunità europea, tutte nell’ottica di liberare potenzialità e risorse per allargare le possibilità di conflitto e di autodeterminazione.
Difficile prevedere come voteranno e come parteciperanno alle elezioni i militanti che si sono impegnati a organizzare e quanti hanno partecipato alle «cento piazze» del Brancaccio. Una parte consistente si impegnerà con Liberi e Uguali, altri in Potere al popolo, altri ancora saranno tentati dal «voto utile» al Movimento 5 stelle, qualcuno, speriamo pochi, non andrà a votare.
Mi paiono però tutti convinti che le elezioni non chiudano il discorso. E che dopo le lezioni, comunque vadano, andrà ripreso il cammino per costruire la sinistra che non c’è ancora.
Commenta (0 Commenti)
Abbiamo chiesto a Gianfranco Pasquino, Professore emerito di scienza politica (Università di Bologna), di fare un dono – nostro tramite – alla Costituzione che compie oggi Settanta anni. Il dono è arrivato subito, bello e assai utile. Un saggio breve – una conferenza tenuta a Conegliano nel marzo del 2017 e mai pubblicata – che delinea con efficacia la storia del costituzionalismo occidentale – con focus sulle Costituzioni italiane – dal Settecento ad oggi.
Leggi tutto sul sito http://www.salviamolacostituzione.ra.it/un-dono-gianfranco…/
Torna il fascismo?
Torna lo squadrismo?
Non ci troveranno né disattenti né silenti.
il CDC della provincia di Ravenna
COMUNICATO STAMPA
(Sabato 9 dicembre 2017)
CDC (Coordinamento Democrazia Costituzionale dell’Emilia Emilia Romagna)
Contro ogni fascismo e razzismo
per la giustizia sociale a favore di italiani e immigrati
A Forlì nella giornata dell’8 dicembre fascisti di Forza Nuova hanno aggredito a bastonate un gruppo di studenti e di sindacalisti, arrivando a colpire il segretario della Fiom cittadina Giovanni Cotugno ed a ferire un poliziotto. A quest’ultimo, a tutti gli antifascisti e ai sindacalisti presenti in quel momento, alla Fiom/Cgil di Forlì, i Comitati CDC dell’Emilia Romagna esprimono la loro solidarietà e vicinanza .
Incredibile il fatto che 10-15 persone armate di spranghe e bastoni abbiano potuto raggiungere indisturbate piazza della Misura, luogo dello scontro, senza che fossero fermati e arrestati da polizia e forze dell’ordine per violazioni della legge penale (artt. 581, 585 , 655 c.p.).
I Comitati CDC dell’Emilia Romagna chiedono a Governo e Parlamento l’immediata messa fuori legge e lo scioglimento di Forza Nuova, formazione politica la cui ideologia e prassi risultano incompatibili con la nostra Costituzione.
Avendo chiaro che per sconfiggere le forme di razzismo e neofascismo/nazismo cresciute in questi anni in Italia e in molti paesi d’Europa è indispensabile rimuoverne le cause profonde: tanto quelle culturali che quelle individuabili nelle diseguaglianze socio/economiche, nella precoce fuoriuscita dalla scuola di centinaia di migliaia di giovani e ragazze, nell’aumento di degrado e marginalità nelle periferie delle nostre città. E’ su queste basi che il neofascismo non solo italiano fa leva per contrapporre i cittadini ai migranti, alimentando menzogne, razzismo e guerre tra gli ultimi e i penultimi. Gli uni e gli altri vittime della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e della strumentalizzazione del malessere di molti. Promuoveremo nelle prossime settimane e mesi in Emilia Romagna, a partire da Forlì, assieme all’Anpi, all’associazionismo, alle OOSS e alle forze politiche democratiche, iniziative di confronto e di impegno coi cittadini teso a sconfiggere fascismi e razzismi.
Ci rivolgiamo a tutte e tutti coloro che hanno camminato con noi nel percorso del Brancaccio, verso la “Sinistra che ancora non c’è”.
Abbiamo risposto per sincero spirito costruttivo e di responsabilità ai tanti appelli che si sono succeduti in questi giorni e di cui ringraziamo tutti. Lo spirito del Brancaccio ha seminato bene, e di questo siamo felici.
Eravamo e siamo a tutt’oggi convinti che la formazione di una alleanza fra cittadini e forze politiche per la difesa della Costituzione e la riaffermazione dei diritti cancellati dalle politiche neoliberiste degli ultimi governi, la costruzione di un fronte unico e innovativo della Sinistra verso un progetto più grande dei suoi singoli pezzi, il rilancio delle politiche per l’uguaglianza e per una democrazia compiuta, in tutte le sue forme partecipative e sostanziali siano e restino l’obiettivo primario di ogni ragionamento e azione politica della stagione che viviamo.
Ma, ad oggi, la nostra proposta alle forze politiche, perché il percorso verso una lista unica a Sinistra potesse essere ampiamente partecipato, democratico, libero e trasparente, non ha avuto alcuna risposta.
Il risultato è che ormai si corre a grandi passi verso due liste: una di MDP, Possibile, SI; l’altra di Rifondazione Comunista e altri soggetti.
Nessuna di queste due proposte corrisponde a quella idea di unità, credibilità, partecipazione, innovazione, radicalità lanciata nel nostro appello del 18 giugno, che prefigurava l’inizio di una nuova stagione per il Paese e per la Sinistra.
Di più, le ragioni e i fini che sembrano muoverle – nel rispetto della piena autonomia dei soggetti politici che le guidano – non richiamano, neanche lontanamente, il metodo e lo spirito del Brancaccio.
Nessuno – a cominciare da noi due – può pensare di imporre agli aderenti a quell’appello una linea comune circa le decisioni che tutti ci troveremo a dover prendere nelle prossime elezioni: scegliere tra due liste diverse, guardare altrove o prendere la tristissima e dura decisione di non votare.
In queste ore si moltiplicano gli appelli pubblici e privati a noi stessi e a tante personalità della cosiddetta società civile perché si esprimano a favore di uno dei due processi a sinistra: naturalmente ognuno degli interpellati deciderà in totale libertà.
Ma noi teniamo a sottolineare che il progetto dell’ “alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza” era quello
Commenta (0 Commenti)Anna Falcone e Tomaso Montanari raccolgono 'il grido di dolore ...' ma pongono le loro condizioni "per far ripartire la sinistra del Brancaccio".
pubblicato su Huffington Post del 18 novembre 2017
L’appello firmato da Luciana Castellina e da tante altre personalità pubbliche della Sinistra italiana, e i numerosi altri appelli giunti da tutta Italia in questi giorni tormentati, meritano una risposta seria e responsabile.
Il percorso del Brancaccio è stato il tentativo di costruire una lista che accogliesse, unisse e portasse in Parlamento la Sinistra più diffusa, concreta e carica di futuro. Quella dei cittadini, e delle tante lotte e vertenze disseminate nel Paese, per la difesa di un posto di lavoro, di un territorio, di un bene comune, di uno spazio, un diritto, un servizio o un principio. Quella della Costituzione, e della vittoria del 4 dicembre.
Abbiamo proposto di farlo non contro, ma con, i partiti: in un’alleanza per la democrazia e l’uguaglianza. Perché, come ci ha ricordato anche ieri Maurizio Landini, “il problema non è mettere insieme cose che già ci sono, ma innescare un nuovo processo”.
Ci siamo fermati quando abbiamo avvertito con nettezza, nei soggetti organizzati, la paura di mettersi in gioco fino in fondo, preferendo ad una partita in campo aperto il tratto autoconsolatorio dell’identità, e quello politicista dell’autoconservazione: si stava, e si sta andando, verso la somma di tre partiti già esistenti.
Se l’assemblea del 18 novembre rischiava di liquidare ogni anelito unitario, quella del 3 dicembre si sta costruendo – sono parole dell’appello cui rispondiamo – come mera “ratifica di una scelta interna al tavolo dei partiti”.
Una scelta legittima, certo: ma assai diversa dal “nuovo processo” che avremmo voluto, e che ci siamo promessi al Brancaccio.
Ora, e prima che sia troppo tardi, con sforzo d’immaginazione e ottimismo della volontà, ci par di vedere un solo modo per rimettere in carreggiata quel processo: costruire un processo autenticamente democratico di cui nessuno abbia il controllo.
Un’assemblea che possa decidere, liberamente e realmente, su programma, leadership, criteri delle candidature, comitati etici e di garanzia.
Crediamo che ci siamo ancora due modi per arrivare a questo risultato.
Il primo è costruire un percorso completamente diverso
(13 novembre 2017)
L’assemblea generale del percorso del Brancaccio convocata a Roma per sabato prossimo, 18 novembre, è annullata. Mi scuso personalmente con tutti coloro che, non di rado con sacrificio, hanno già acquistato il biglietto del treno o dell’aereo.
E mi scuso con tutti i cittadini che sarebbero venuti a discutere la redazione finale del progetto di Paese che è uscito dalle Cento Piazze per il Programma.
Il fatto è che sono sparite una ad una, nelle ultime ore, le condizioni minime per tenere un’assemblea democratica e per pensare che l’itinerario del Brancaccio possa arrivare a raggiungere il suo scopo.
***
Ricordo quale fosse il progetto del Brancaccio, nelle parole della relazione di apertura che ho pronucniato nell’assemblea del 18 giugno: «Se fossimo convinti che la forma partito è sufficiente, oggi non saremmo qua: non si tratta di rifare una lista arcobaleno con una spruzzata di società civile. C’è forte l’esigenza di qualcosa di nuovo, e di qualcosa di più grande. Lo diciamo con le parole di Gustavo Zagrebelsky: è necessaria la “più vasta possibile unione che sorga fuori dei confini dei partiti tradizionali tra persone che avvertano l’urgenza del momento e non siano mosse da interessi, né tantomeno, da risentimenti personali: come servizio nei confronti dei tanti sfiduciati nella politica e nella democrazia”». Un’alleanza tra cittadini e partiti, dunque. Ma oggi sento il dovere di denunciare pubblicamente che
Leggi tutto: Tomaso Montanari scende dall'autobus: "Il Brancaccio si ferma. Per ripartire."