Riferendomi ai soli ultimi episodi delle grandi disgrazie nel nostro paese, una rappresentanza politica di sinistra che volesse essere tale dovrebbe attaccare senza remore, senza riflettere, senza misura contro le privatizzazioni. L'abbiamo visto bene con il covid cosa ha voluto dire aver privatizzato la sanità in termini di riduzione del servizio di cura.
Il privato, l'imprenditore pensa solo ai suoi interessi, pensa solo a far soldi. Lo stato deve tutelare l'incolumità dei cittadini e non deve affidare ad un privato i servizi fondamentali. Una persona non può morire perché il privato che gestisce l'autostrada non fa manutenzione al ponte Morandi, ed a tanti altri ponti che sono crollati.
I pendolari che viaggiano in treno non possono morire per deragliamento perché non si è fatta manutenzione ai binari. I cittadini di Viareggio che dormivano in un quartiere vicino alla ferrovia non possono morire bruciati perché un privato che usa le linee ferroviarie per far girare vagoni pieni di gas usa vagoni con ruote che non girano.
14 persone non possono morire nella funivia di Mottarone perché vengono rimossi i sistemi di sicurezza per far viaggiare più persone possibili. Cioè per vendere più biglietti. Cioè per fare soldi. Anche in questo caso una linea di proprietà pubblica data in gestione ad un privato.
Il mio è un pensiero ideologico, non ho dubbi. Ma consentire di fare soldi sulla pelle delle persone cos'è? Per me un politico di sinistra, soprattutto se proviene dalla militanza nei partiti storici di sinistra non può firmare le privatizzazioni ma deve urlargli contro, nello stesso tempo non può firmare la cessazione del blocco dei licenziamenti indotti dal covid ma deve fare la guerra a chi vuole licenziare.
Aggiungo che il sig. Bonomi presidente degli industriali dovrebbe avere qualche problema nella sua attuale campagna per liberalizzare e licenziare, invece niente. Nessuno lo metterà in relazione come responsabilità di rappresentare persone che si definiscono imprenditori e che causano orrende disgrazie.
No questo non accade perché poi nei processi, come in quello di Viareggio un operaio che osasse di raccontare come non venivano fatte le manutenzioni ai carrelli, viene a sua volta condannato perché si era espresso contro l'azienda per cui lavorava. Ecco come siamo messi!
Commenta (0 Commenti)Libertà d'Impresa. Cancellato il compromesso sull’allungamento al 28 agosto voluto dal ministro Orlando. A 4 giorni dal consiglio dei ministri, le pressioni della destra producono la retromarcia sul testo. Nota serale di palazzo Chigi annuncia la gratuità della cig fino a fine anno per le imprese che non licenziano. Il Pd abbozza: confermata la nostra impostazione
A quattro giorni di distanza dall’approvazione in consiglio dei ministri del decreto Sostegni bis Lega e Confindustria vanno a caccia del ministro del Lavoro Andrea Orlando e ottengono da palazzo Chigi la cancellazione del suo compromesso sui licenziamenti.
DOPO GIORNI DI SOMMOVIMENTI, sul Sole24Ore ad Orlando era stata formulata un’accusa che ha del surreale: lo stesso ministro del lavoro del Pd avrebbe inserito la norma che prevede il prolungamento del blocco al 28 agosto per le aziende che chiederanno la cassa Covid a giugno surrettiziamente all’ultimo momento. Una tesi bislacca che come corollario avrebbe il fatto che Mario Draghi si sarebbe fatto sorprendere o – addirittura – avrebbe assistito inerme e inconsapevole alla conferenza stampa successiva in cui lo stesso Orlando spiegava la norma a favore di giornalisti e telecamere.
Questo è stato sostenuto in un retroscena uscito sul quotidiano ieri, imbeccato adeguatamente da Confindustria e dalla Lega.
Le cose naturalmente non stanno così. La norma è stata discussa in consiglio dei ministri e approvata all’unanimità. È vero invece che molti componenti del governo non ne abbiano capito il contenuto e, ancor di più, nei giorni seguenti siano stati richiamati all’ordine da Carlo Bonomi e sodali che volevano tornare a licenziare da fine giugno, come previsto dal decreto Sostegni uno.
Aveva cominciato sabato la sottosegretaria leghista al lavoro Tiziana Nisini sostenendo che la norma «così come scritta dal ministro Orlando non è condivisibile». A lei dava manforte Il Sole 24 Ore confindustriale che ipotizza modifiche in fase di effettiva stesura del testo del decreto.
Ieri la questione è scoppiata politicamente. Da una parte un rincorrersi di imprecisate fonti di governo che parlavano di modifiche alla norma – il decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale – e dall’altra il Pd schierato a difesa di Orlando, a partire dal segretario Enrico Letta: «Sulla questione cruciale del blocco licenziamenti e della cig ho letto critiche superficiali e ingenerose nei confronti del Ministro Andrea Orlando, che lavora, su tema delicato per milioni di italiani, con tutto il nostro sostegno e apprezzamento».
MA A SERA È ARRIVATO LA NOTA di palazzo Chigi a confermare la cancellazione della norma: sparisce la data del 28 agosto e viene resa gratuita la cassa integrazione ordinaria fino alle fine dell’anno. «All’esito di un percorso di approfondimento tecnico svolto sulla base delle proposte del Ministro Orlando in Cdm che prevedono un insieme più complessivo di misure per sostenere le imprese e i lavoratori nella fase della ripartenza, è stata definita una proposta che mantiene la possibilità per le imprese di utilizzare la Cassa integrazione ordinaria, anche dal primo luglio, senza pagare addizionali fino alla fine dell’anno impegnandosi a non licenziare».
PER NON ALZARE completamente bandiera bianca e ammettere la sconfitta, la nota è stata subito seguita da un’altra fatta uscire da «fonti Pd di governo» che rivendicano come «il pacchetto lavoro approvato nel decreto Sostegni bis conferma l’impostazione data dal ministro Orlando con una serie di opzioni a disposizione delle aziende, alternative ai licenziamenti», a partire «dalla cig ordinaria gratuita fino a fine anno per le imprese che si impegnano a non licenziare» per passare «al contratto di rioccupazione a tempo indeterminato, dal rafforzamento del contratto di solidarietà al contratto di espansione per favorire la staffetta generazionale nelle aziende fino agli sgravi contributivi del 100% per i lavoratori assunti nei settori del commercio e del turismo».
LA CRUDA REALTÀ PERÒ È QUESTA: un’azienda che sta uscendo dalla crisi con la norma voluta da Orlando doveva attendere il 28 agosto. Ora potrà licenziare dal primo luglio. Vincono Bonomi e la Lega su tutta la linea.
In realtà la norma proposta da Orlando un problema lo aveva. Creava un disallineamento tra le imprese che chiedono la cassa Covid – gratuita – a giugno e non potevano licenziare fino a fine agosto da una parte e le aziende che chiederanno la cassa integrazione ordinaria – scontata proprio ai sensi della stessa norma – che non possono licenziare (giustamente) finché utilizzano l’ammortizzatore sociale.
DETTO QUESTO, SI TRATTAVA di un aspetto minimale rispetto all’importanza del blocco che viene difeso dai sindacati, nonostante per Cgil, Cisl e Uil rimanga la richiesta della proroga ad ottobre quando dovrebbe arrivare la riforma degli ammortizzatori sociali che permetterebbe di gestire meglio le certe ristrutturazioni aziendali.
Commenta (0 Commenti)(ANSA) - BOLOGNA, 21 MAG - "I lavoratori del porto di Ravenna si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possano alimentare il conflitto tra Israele e Hamas". Lo annunciano Cgil, Cisl e Uil e le loro categoria dei trasporti, Filt, Fit e Uiltrasporti.
I sindacati spiegano di essere venuti a conoscenza che nei prossimi giorni una nave ormeggerà al porto di Ravenna per imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici. Il carico dovrebbe essere sbarcato in un porto israeliano. Se la nave si presentasse le organizzazioni sindacali di categorie dichiareranno sciopero impedendo l'operazione. (ANSA).
LETTERA APERTA
“In Palestina serve azione diplomatica, di pace e di rispetto del Diritto Internazionale. Occorre fermare la violenza, rimuovendone le cause, e riconoscere lo Stato di Palestina”
Ill.mo Sergio Mattarella Presidente della Repubblica Italiana
Prof. Mario Draghi Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Luigi Di Maio Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
On. Rosario Petrocelli Presidente della Commissione Esteri del Senato
On. Piero Fassino Presidente della Commissione Esteri della Camera
Roma, 12 maggio 2021
Le organizzazioni e i sindacati firmatari, esprimono profonda preoccupazione per quanto sta accadendo nella martoriata terra di Palestina.
La sospensione delle tanto attese elezioni previste per il 22 maggio, quindi la provocazione di gruppi radicali di coloni israeliani in marcia verso i quartieri palestinesi della città vecchia , seguita della decisione di impedire ai palestinesi di raggiungere la Spianata della Moschea per la preghiera del Ramadan, e ancora il viatico concesso ai coloni di espellere i palestinesi dalle loro case in molti quartieri di Gerusalemme Est e specialmente a Sheikh Jarrah, hanno generato una escalation di violenze immediatamente estese in altre città israeliane e palestinesi, fino ai lanci di missili dalla Striscia di Gaza e la conseguente azione militare israeliana.
Tutto ciò, dimostra quanto sia indispensabile che le Nazioni Unite, l'Unione Europea e gli Stati nazionali non si fermino alle dichiarazioni di condanna ed al richiamo alle parti di fermare la violenza, ma che prendano posizione per eliminare le cause che provocano la violenza e l’ingiustizia che subisce il popolo palestinese e, di rimando, anche la popolazione israeliana.
La decisione di sospendere e rinviare le elezioni è una conseguenza diretta dello stato di debolezza e di precarietà giuridica in cui vive la popolazione palestinese, apolide e sotto occupazione. Il comportamento del governo israeliano è stato chiaramente ostile allo svolgimento delle elezioni, dal rifiuto della missione del Parlamento europeo, agli arresti dei candidati e al divieto di qualsiasi attività elettorale a Gerusalemme Est, in
violazione degli accordi di Oslo ancor oggi in vigore, e riferimento legale per regolare il processo elettorale nel territorio palestinese; Cisgiordania, Gerusalemme Est e Striscia di Gaza israeliana.
Le espulsioni di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Silwan e Sheick Jarrah, oltre a mostrare l'applicazione della legge in modo etnico e discriminatorio, non fanno che alimentare nuovo odio e violenza tra le due comunità. Pensare di risolvere la "questione palestinese" con espropri forzati, demolizioni di case e sostituendo la popolazione palestinese con nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est è quanto di
più dannoso e contrario alla costruzione di una pace giusta e alla convivenza tra le due comunità.
Chiediamo che l’Italia si faccia promotrice di un’azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale chiedendo alle Nazioni Unite, all'Unione Europea e ai capi di governo che hanno a cuore la pace e la coesistenza tra palestinesi e israeliani:
• di fermare questa nuova ondata di violenza, intimando ad Hamas di fermare il lancio dei razzi ed al governo israeliano di rimuovere l'assedio di Gaza e di fermare qualsiasi tipo di ritorsione contro la popolazione della Striscia di Gaza;
• di impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale per fermare l'espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est;
• di esigere dal governo israeliano la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono le elezioni libere e regolari in Cisgiordania, Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti;
• di sostenere e assistere l'Autorità Nazionale Palestinese per l'organizzazione e la realizzazione del processo elettorale, evitando ulteriori rinvii;
• di inviare osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale, i giorni del voto e il conteggio dei voti, che si svolga secondo gli standard internazionali di trasparenza e con pieno diritto di voto per tutta la popolazione residente in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza;
• di agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità.
Hanno aderito:
CGIL, CISL, UIL, ACLI, Accademia Apuana della Pace, ANPI, AOI - Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, Arci, ARCS – Arci Culture Solidali, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione per la Pace, Associazione per la Pace di Modena, Associazione per la Pace di Padova, AssoPacePalestina, AUSER, Beati i costruttori di pace, Campagna Ponti e non Muri, Casa per la Pace Modena, Centro Studi Sereno Regis, CGIL di Padova, Emmaus Italia Onlus, Fiom, Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Lisli e Lelio Basso, Gruppo Abele, ISCOS, Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo,
Legambiente, LIBERA contro le mafie, Link - Coordinamento Universitario, Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR), Movimento Nonviolento, NEXUS Emilia Romagna, Noi Siamo Chiesa, OPAL Brescia, Pax Christi Italia, Pro Civitate Christiana, Progetto Sud, Rete della Conoscenza, Rete italiana Pace e Disarmo, Segreteria della Piattaforma ONG Italiane Mediterraneo e Medio Oriente, TAM-TAM di Pace Modena (Tavolo Associazioni Modena), Un Ponte Per, Unione degli Studenti, Usacli
Israele/Palestina. Ma c’è anche un’altra novità: la «maturazione» della legge discriminatoria sulla nazionalità esplode con le proteste nelle città miste d’Israele - con forte presenza arabo-palestinese - come Lod, Aco e Ramble, dove mentre scriviamo sono in corso pesanti scontri
Nelle ultime ore è diventato tragicamente chiaro che il governo israeliano e Hamas, per ora, non sono interessati alla mediazione di attori internazionali per arrivare a una tregua.
Dopo anni di silenzio rispetto a un conflitto che sembrava dimenticato, tutti si sono svegliati e ammoniscono – adesso se ne accorgono! – che l’occupazione non è una routine accettabile e nasconde contenuti esplosivi. Fattori a lungo occultati o dimenticati sono esplosi ancora una volta, e nuovamente il prezzo da pagare sarà il sangue di entrambi i popoli.
Stati uniti post-Trump – quelli di Joe Biden – , Unione europea, Israele e paesi arabi: tutti si dichiarano «sorpresi». Fra gli israeliani serpeggia la domanda: «Ma come hanno potuto dirci che Hamas non era interessato allo scontro armato?».
La verità è che tanto Netanyahu quanto i leader di Hamas – che aspettavano l’arrivo di altri dollari dal Qatar – proseguivano su una linea che non portava da nessuna parte ma assicurava uno statu quo relativamente vantaggioso. C’erano stati diversi incidenti violenti, durati un giorno o poco più, con un successivo cessate il fuoco mediato dall’Egitto, dal Qatar e dall’inviato delle Nazioni unite.
Ma stavolta, che cosa è accaduto?
Leggi tutto: Non basta contare i morti e sperare - di Zvi Schuldiner
Commenta (0 Commenti)SULLA SCENA DEL CRIMINE: Fridays For Future in piazza per denunciare i crimini di Eni
Il 12 Maggio Fridays For Future manifesterà in tutta Italia per denunciare le responsabilità di Eni nella crisi climatica e nella devastazione ambientale dei territori in cui opera.
Il giorno dell’assemblea degli azionisti della prima azienda italiana di idrocarburi, che si terrà online e a porte chiuse, “torniamo a manifestare contro Eni, che cerca di ripulire la sua immagine mostrandosi in prima linea nella produzione di rinnovabili mentre continua ad investire in gasdotti, oleodotti e petroliere”, affermano le attivisti e gli attivisti, “nelle sue pubblicità si presenta come un’azienda green e al fianco delle persone ma nei territori in cui è attiva ha devastato ecosistemi e compromesso la salute delle persone che li abitano, basti pensare al Delta del Niger o, senza andare troppo lontano, alla Val d’Agri o a Gela”.
Nella stessa giornata saranno organizzati presidi a Ravenna, dove convergeranno attiviste e attivisti dall’Emilia Romagna e da tutta Italia per contrastare il progetto di cattura e stoccaggio di CO2, a Milano, a Licata per opporsi a nuove perforazioni in mare, a Stagno, su cui incombe l’ingannevole progetto di “bio”raffineria, a Presenzano contro la nuova centrale Turbogas e a Roma già da oggi.
L’invito è a “partecipare numerose e numerosi per difendere il nostro presente e il nostro futuro da coloro che si stanno arricchendo a discapito della tutela delle persone e dell’ambiente, devastando territori e posticipando pericolosamente l’azzeramento delle emissioni con progetti insostenibili. Per uscire dall’ economia estrattivista e promuovere una società in cui poter vivere e lavorare in un nuovo rapporto con gli altri esseri umani e con il pianeta. È ora che anche lo stato, che è azionista di maggioranza di Eni, si renda conto dell’urgente necessità di abbandonare il modello fossile e le multinazionali che lo perpetuano, interrompendo ogni forma di finanziamento e legittimazione nei loro confronti e investendo in un reale processo democratico di transizione ecologica. Non un euro del Next Generation EU dovrebbe finire nelle mani di chi inquina e distrugge, che ad oggi dovrebbe unicamente occuparsi di bonificare le aree che ha devastato.”
Appuntamenti
RAVENNA 17.00 manifestazione nazionale, piazza Kennedy
ROMA 9:00 – 13:00 presidio metro fermi eur
STAGNO 15.30 – 17:00 presidio + realtà toscane, bioraffineria
NAPOLI (Presenzano, Caserta) h.18.00 presidio – nuova centrale a turbogas
MILANO (San Donato) – 15:00 – 18:00 presidio (performance, striscionata)
LICATA – 17:00 presidio
Extinction Rebellion il 12 maggio presidia l’assemblea degli azionisti di ENI e si rivolge al Governo
No a una transizione energetica di facciata con soldi pubblici!
Appuntamento a Roma sotto il palazzo di vetro e a Ravenna in P.za Kennedy contro il CCS.
Mobilitazioni anche a Milano, Torino e altre città in Italia.
Mercoledì 12 maggio Extinction Rebellion Italia (XR) presidia l’assemblea degli azionisti di ENI per chiedere al Governo di cessare la connivenza con il cane a sei zampe, principale responsabile italiano delle emissioni di gas serra e del collasso climatico ed ecologico.
A Roma, dalle 9.00 alle 13.00, in Piazza della Stazione Enrico Fermi appuntamento per “far rumore” e pretendere dagli azionisti l’eliminazione definitiva delle fonti fossili dai piani energetici di ENI.
A Ravenna, dalle 17:00 in Piazza Kennedy manifestazione nazionale “Il futuro non si (s)tocca! – NO CCS” per denunciare l’ipocrisia green malcelata dietro il progetto di ENI per la cattura e lo stoccaggio della CO₂ a largo della costa ravennate.
Mobilitazioni anche a Milano, Napoli e in altre città italiane. Tutti appuntamenti che vedranno schierati, accanto a XR, cittadin* e attivist* dei maggiori schieramenti ecologisti locali, nazionali e internazionali tra cui GreenPeace, Fridays for Future e Rise Up for Climate Justice.
I progetti pilota sul CCS nel mondo raccontano una tecnologia con una grossa inefficienza nella cattura, molto costosa, non consolidata, energivora e che perpetua lo sfruttamento dei pozzi e del fossile.
Un dato su tutti: a fronte delle attuali 400 milioni di tonnellate di CO₂ emesse all’anno dall’Italia, ENI prevede di stoccare 7 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno sotto il mare di Ravenna entro il 2030 e 50 milioni di tonnellate all’anno entro il 2050, per una capacità complessiva di stoccaggio del sito fino a 300-500 milioni di tonnellate di CO₂.
ENI stima un costo di circa due miliardi di euro per il CCS ravennate e lesina finanziamenti pubblici per realizzarlo. L’Ente Nazionale Idrocarburi è partecipato al 30% dalla Cassa Depositi e Prestiti (controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze), di fatto è sostenuto dal settore pubblico italiano, con i soldi di tutt*. Questo impone scelte collettive e condivise su come attuare una reale transizione energetica e abbandonare il vigente sistema tossico della finanza fossile.
Il Governo deve rispondere al mandato costituzionale che gli impone di proteggere la salute della popolazione. Il Governo deve fare scelte coraggiose e introdurre le assemblee dei cittadin*, reale strumento di democrazia deliberativa su questioni che, come il CCS, riguardano il benessere e il futuro di tutt*. Sulla base delle migliori evidenze scientifiche, le assemblee delibereranno su strategie e percorsi da attuare per trasformare la società in chiave di neutralità di emissioni e rispetto dei sistemi ecologici, in equità con tutti gli esseri viventi.
Extinction Rebellion chiede al Governo di agire ora, di dire la verità, di andare oltre la politica.