Continua il dibattito avviato:
Non sono in grado di dare indicazioni sul che fare a 360° per le prossime Elezioni Comunali di Faenza, mi auguro che si riesca a dare un senso all'appartenenza alla tradizione dei valori di sinistra cui la storia della mia persona appartiene. Spero quindi che la sinistra possa essere presente per dare il suo contributo a sconfiggere l'arroganza della becera destra attualmente presente in Italia.
MA QUESTO NON MI BASTA
Io voglio ricordare che esiste un GROSSO PROBLEMA A FAENZA: "LA PESSIMA QUALITA' DELL'ARIA DELLA NOSTRA CITTA".
A Faenza da svariati anni (comunque più di 10) la principale causa della puzza (che rende la nostra città famosa in tutto il Nord Italia come "quella della puzza" e che rende la nostra aria pessima, a volte nauseabonda, spesso causa di mal di testa e di gola).... E' DELL'AZIENDA TAMPIERI.
Questa azienda con le sue molteplici attività e l'ampiezza del suo insediamento non ha finora tenuto in nessun conto quanto disagio abbia causato alla comunità faentina ed ha fatto veramente nulla per contenere il suo impatto. Pensano solo a quanto guadagnano?? Certamente l'azienda avrà degli utili alti altrimenti non si sarebbe ampliata così tanto, così come ha fatto negli anni.
Se alla Tampieri venissero applicate dalle Amministrazioni Pubbliche le stesse decisioni che vennero imposte a suo tempo alla ditta Neri (quella che era insediata fino a 20 anni fa nella grande area a ridosso del cavalcavia dove adesso sorge il centro commerciale Conad), la Tampieri si dovrebbe "dare una mossa" ad applicare delle reali misure di contenimento delle emissioni invece di continuare a promettere che..... si sta studiando come contenere le emissioni maleodoranti......, senza migliorare la situazione delle emissioni che anzi a mio parere negli ultimi 4/5 anni sono in realtà peggiorate.
Il grosso dei faentini sta apparentemente ahinoi a guardare, abbiamo una città piena di GRANDI inceneritori senza rendercene conto, questa è la realtà! Cosa bruciano? qualcuno lo sa con esattezza? I cittadini ne sono informati? E NON MI SI VENGA A DIRE CHE ..... SE POI LI METTIAMO IN CONDIZIONE DI DOVER SCEGLIERE???.... E SE VANNO VIA DA FAENZA???
Voglio proprio vedere chi o quale territorio, conoscendo i guai che hanno causato qui da noi, andrebbe a mettersi in casa una superfice ed una attività con quell'impatto!
Inoltre essere a poche centinaia di metri dal casello autostradale è una situazione ideale per chi fa entrare centinaia di mezzi di trasporto ruotato al giorno e di aree libere di quelle dimensioni vicino all'autostrada non saprei dove si troverebbero.
Le aziende possono anche fare (e la faranno) la voce grossa, ma le Amministrazioni che non fanno o non faranno la voce necessaria utilizzando gli strumenti necessari a far rispettare il diritto a respirare un'aria degna di questo nome non sono e non saranno buone Amministrazioni.
Intanto......Carlo Tampieri, amministratore della Tampieri spa di Faenza, è stato confermato alla guida di Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia affiliata a Confindustria.
Una notizia che è stata (ahimè) commentata positivamente a livello locale senza ricordare i disagi causati dall'azienda.
Per il sottoscritto sarà decisivo che nel programma di presentazione alle elezioni ci siano propositi chiari sul tema ambientale e delle emissioni; non solo vaghi impegni come si sta leggendo in questi giorni. Le aziende che continuano ad emettere puzza non dovranno continuare ad essere .... settori economici centrali per l'economia e lo sviluppo della nostra città ....
Medardo Alpi
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Con questo intervento di Fabio Mongardi iniziamo la pubblicazione delle opinioni giunte in redazione a proposito delle oramai prossime elezioni comunali a Faenza.
La redazione.
Il lockdown mentale della politica faentina
di Fabio Mongardi
Tutti noi abbiamo presente gli esaltanti momenti della campagna elettorale che ha portato Stefano Bonaccini alla vittoria nelle ultime presidenziali dell’ Emilia Romagna. Momenti che hanno visto la rinascita e la ripresa di un popolo, nella fattispecie di sinistra, ormai da tempo disperso e zittito dalla pochezza e incongruenza della politica italiana di questo decennio. C’è stata soprattutto una nuova e massiccia partecipazione di popolo, donne, movimenti come Coraggiosa e Sardine, giovani che si sono mobilitati dietro parole vere, come emergenza climatica, ecologia, ambiente, diritti , disuguaglianze e lavoro. Una entusiasmante mobilitazione che non si vedeva più da anni e che pareva l’inizio di una rinascita politica italiana; magari contestata politicamente, ma che poteva indubbiamente rappresentare una risorsa per tutti, anche per la destra, bloccata su un modo tutto salviniano di concepire una politica urlata solo per slogan. Poi è arrivato il Covid col lockdown che ha congelato tutto, anche le imminenti elezioni comunali.
Ora, parafrasando la famosa domanda coniata da Enzo Tortora: dove eravamo rimasti? ci si aspettava, con la ripartenza e la campagna elettorale faentina entrata nel vivo, un’ondata di candidati che sbandierassero temi e proposte pregnanti, con contenuti che rappresentassero le novità uscite dal confronto regionale dello scorso anno. Lo spettacolo che vediamo attorno invece è a dir poco desolante. A destra, non solo non sono ancora stati in grado di presentare un programma o un candidato credibile, ma addirittura siamo alle comiche, avendo, pare, candidato una persona, devo dire un bravo professionista come Maurizio Marchesi, a sua insaputa.
E a sinistra? Anche da questa parte purtroppo io vedo il nulla. Siamo al lockdow mentale. Dove stanno i candidati forti che si confrontano fra di loro? E soprattutto dove stanno i temi e i contenuti nuovi usciti dalla competizione regionale? Si è tentennato per fare uscire un paio di nomi, ma lo si è fatto sui contenuti? Ci sono state discussioni animate, confronti pubblici e dentro le Sezioni (esistono ancora?) per valutare le proposte di questo o di quello? Ma quando mai… da quanto letto sui giornali, siamo alle solite vecchie logiche degli equilibri interni fra le correnti del partito, questa è la triste realtà.
In questa sconfortante, piccola e triste provincia faentina, il mondo sembra essersi fermato alla ripresa edilizia. Eccola l’unica vera e grande novità uscita in questi mesi. Come diceva Cetto Laqualunque: col cemento c’è pilu per tutti! All’emergenza climatica ed energetica si risponde forse tirando fuori dai cassetti i soliti anacronistici piani edilizi di costruzioni nuove? E sul lavoro, santo cielo, cosa si aspetta a parlarne con la concretezza che la drammatica situazione richiederebbe? Cosa deve succedere ancora in questo paese per far capire che non è più tempo di piccoli aggiustamenti, di chiacchiere e promesse vane?
Naturalmente restiamo in attesa di una novità, di un miracolo che ci sorprenda.
12/07/2020
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Sul lavoro e la qualità dello sviluppo
L'occupazione, la precarietà nei lavori, le diseguaglianze, stanno un po' meglio in Emilia Romagna, che altrove. Ma non possiamo dirci soddisfatti di diverse situazioni di crisi aperte, di un numero di occupati che conteggia anche lavori occasionali, part-time obbligatorio, quindi con meno reddito, senza contare i falsi stage e tirocini.
Il Patto per il lavoro, che sta nel programma dell'alleanza del Centro Sinistra, deve essere rinnovato per dare diritti universali a tutte le forme di lavoro, per lottare contro precariato, abbassamento dei redditi, appalti di mera manodopera e caporalato, che pure esistono anche nella nostra regione.
Emilia-Romagna Coraggiosa ha proposto di collegare la questione del lavoro al “Patto per il clima”. Per ridurre, e poi azzerare al 2050, le emissioni che stanno alterando il clima è necessario passare rapidamente alla produzione energetica da fonti rinnovabili, superando quelle fossili; incentivare l'efficienza energetica in ogni settore, nei cicli produttivi, negli edifici, nei trasporti; azzerare il consumo di suolo; incrementare la riforestazione; intervenire sul ciclo dei rifiuti, potenziando il riciclo e il riuso (quello che si definisce “economia circolare”).
Tutto questo può creare molto “lavoro buono”, con un radicale processo di riconversione delle produzioni in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale, che il sistema delle imprese della nostra regione dovrebbe sostenere attivamente (invece che frenare, come sulla riduzione dell'uso della plastica e delle fonti fossili).
Questi sono i contenuti innovativi sui quali le forze di sinistra e ambientaliste devono caratterizzarsi di più, oltre i risultati di questa tornata elettorale, a partire dal livello globale e nazionale, ma poi regionale e locale.
EDWARD JAN NECKI
Candidato al Consiglio Regionale
EMILIA ROMAGNA CORAGGIOSA
La richiesta di autonomia dell’Emilia-Romagna è diversa da quella di Veneto e Lombardia perché non viola il principio di equità fiscale, non ha spirito neoseparatista ma sconta comunque errori fondamentali che vanno corretti.
Non servono all’Italia né un neocentralismo – come quello della riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre 2016 - né un autonomismo “alla carta”: oggi, 5 regioni sono “a statuto speciale”, tre hanno chiesto accordi diversi fra loro per materie e competenze; altre cinque hanno annunciato richieste diversificate di maggiore autonomia, infine sette non hanno finora chiesto nulla.
Si determinerebbe una grave confusione.
Per evitare che questo accada l’attuazione dello specifico articolo della Costituzione (116, terzo comma) può avvenire solo dopo aver determinato i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), i fabbisogni standard, un coordinamento con la legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale e dopo aver approvato una legge quadro che fissi i limiti tassativi entro i quali la legislazione regionale deve muoversi, riponendo al centro delle decisioni il voto del Parlamento.
Noi siamo per un regionalismo cooperativo e solidale, non si può lasciare alla libera interpretazione delle regioni l’esercizio di funzioni essenziali quali sanità, istruzione e ambiente perché ciò significherebbe mettere a rischio i diritti fondamentali di tutti i cittadini che vivono nel nostro paese.
EDWARD JAN NECKI
Candidato al Consiglio Regionale
EMILIA ROMAGNA CORAGGIOSA
FFF: L'Emilia Romagna mira a diventare la prima regione italiana plastic free ma l’area industriale denominata "Packaging Valley" sta aumentando i suoi profitti anno dopo anno: come è possibile coniugare una transizione verso l’eliminazione della plastica nel pubblico se nel nostro territorio continuano a prosperare soggetti privati che la producono e la esportano?
Necki: Quando parliamo di plastic free, naturalmente non si intende l'eliminazione di qualsiasi tipo di materiale plastico, alcuni tipi di plastica per determinati usi è stata, ed è, necessaria– almeno allo stato della ricerca attuale – pensiamo ad es. al settore biomedicale.
Il problema invece è l'esagerato uso delle plastiche usa e getta, che ha portato laghi, fiumi, mari e, in generale, tutto l'ambiente in cui viviamo ad essere invasi da rifiuti in plastica, con conseguenze, sulla biodiversità del pianeta.
Per questo, in particolare nel settore del confezionamento e degli imballaggi, occorre ridurre e arrivare all'azzeramento della plastica usa e getta, sostituendola con materiali alternativi, es. compostabili; dove ancora non si riuscisse ad eliminare, attuare una corretta gestione del fine vita attraverso la raccolta differenziata, il riciclo e il riutilizzo della materia prima seconda, che ne deriva.
Le direttive europee che dovranno diventare vincolanti per tutti i paesi puntano a regolamentare la progettazione, la produzione e distribuzione dei prodotti in plastica, secondo i principi dell'”economia circolare”, anche promuovendo comportamenti più responsabili da parte dei consumatori.
Le aziende della cosiddetta “packaging valley”, che sono tra le più avanzate da un punto di vista tecnologico e non solo in Italia, invece di irrigidirsi contro le pur timide misure di micro tassazione della plastica, dovrebbero essere le prime ad avanzare soluzioni innovative ed ecocompatibili, anche perché gli darebbero un vantaggio competitivo, rispetto alla concorrenza che comunque dovrà adeguarsi in futuro.
FFF: L’ultimo report IPCC parla esplicitamente dell’urgenza di ridurre drasticamente dalla dieta l’uso di carne e derivati animali. La nostra regione è una grande produttrice ed esportatrice di carni in prevalenza suine e di formaggi. Quali azioni metterete in campo per tutelare la cittadinanza esposta ai gas serra prodotti dagli animali?
Necki: La questione deve essere affrontata almeno da due versanti:
uno riguarda i consumi individuali medi, di carni e derivati, delle popolazioni del “nord del mondo” - tra le quali ci siamo anche noi – che devono essere ridotti, anche per gli effetti negativi sulla salute individuale;
l'altro è quello di puntare alla qualità delle produzioni, riducendo le quantità.
In questo quadro si possono attivare misure di attenuazione degli impatti ambientali che hanno gli allevamenti intensivi di animali, a partire dai suini e dai bovini.
Anche in questo caso, far crescere la consapevolezza e comportamenti coerenti da parte dei consumatori è un elemento determinante anche per indurre un cambiamento da parte delle imprese del settore. Per esperienza diretta (perché li allevo a terra in campagna) vi posso garantire che una cosca di pollo di un pollo allevato a terra è molto più sostanzioso, saporito e con più potere saziante di quello di batteria.
FFF: Quali obiettivi si pone per i prossimi 5 anni per la riduzione e il recupero dei rifiuti generati?
Necki: In Emilia-Romagna la legge 16 del 2015, sulla gestione dei rifiuti e l'economia circolare, contiene principi importanti per ridurre la produzione e poi il recupero di materia, minimizzando il rifiuto che non può essere riciclato, si indica 150 kg/anno per abitante; il problema è che il riferimento per raggiungere questi obiettivi è entro il 2020, oggi siamo almeno al doppio.
Purtroppo il piano regionale dei rifiuti e poi la gestione concreta da parte di alcune multiutility, in alcuni territori, sono molto meno avanzati. Per esempio, in provincia di Ravenna, Hera, che gestisce il servizio di raccolta, ha dichiarato che punta al 60% di raccolta differenziata entro fine anno, quando la legge fissa la percentuale del 73%. Ma devono essere gli Amministratori locali a definire le strategie, naturalmente in linea con la legge, e non le multiutility. Anche il ruolo della struttura centralizzata dell'Agenzia regionale per i servizi idrici e i rifiuti (ATERSIR) andrebbe modificato, per ricondurre interamente ai bacini provinciali e ai Comuni le decisioni.
Ci sono invece esperienze virtuose in alcuni comuni, che stanno addirittura superando gli obiettivi della legge regionale, che andrebbero estese, promuovendo comportamenti responsabili da parte della pubblica amministrazione, delle imprese, oltre che dei singoli cittadini.
FFF: Quali misure adotterete per potenziare la mobilità dolce e il trasporto pubblico e combattere il trasporto su gomma?
Nel programma di Coraggiosa, insistiamo per rafforzare l’intera rete di trasporto pubblico locale, potenziando la rete ferroviaria per i pendolari e per spostare le merci su ferro e poi per incentivare la mobilità sostenibile e sostegno anche alle persone che hanno redditi più bassi, (qui si inserisce la proposta del trasporto gratuito sui mezzi pubblici per gli under 26).
Sarà questo l'orientamento che sosterremmo nell'approvazione definitiva del Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT) che nella stesura attuale è ancora troppo sbilanciato a favore di opere stradali.
Per la mobilità dolce, e la vivibilità delle città, molto deve essere fatto nella predisposizione e poi gestione dei Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS) dove mettere a punto la rete delle piste ciclabili e sperimentare anche le varie forme di micromobilità elettrica, oltre che esperienze di mobilità condivisa
FFF: L'Emilia Romagna è la regione più inquinata dell'Europa, cosa proponete per abbassare drasticamente il livello dell'inquinamento?
La strada obbligata è appunto ridurre drasticamente le emissioni di ogni tipo. Il “Patto per il clima” che Emilia-Romagna Coraggiosa ha proposto, e che il Presidente Bonaccini ha assunto, pone la necessità di cambiare molte cose nella nostra regione.
Per ridurre, e poi azzerare al 2050, le emissioni che stanno alterando il clima è necessario passare rapidamente alla produzione energetica da fonti rinnovabili, superando quelle fossili, (quindi gli idrocarburi, ma anche il gas di origine fossile); incentivare l'efficienza energetica in ogni settore, nei cicli produttivi, negli edifici, nei trasporti; azzerare il consumo di suolo; incrementare la riforestazione; intervenire sul ciclo dei rifiuti, potenziando il riciclo e il riuso.
FFF: Come modificherete le categorie di intervento escluse dal limite di legge per il consumo del suolo, allo scopo di ridurre ulteriormente la quantità di suolo potenzialmente consumabile?
Noi chiediamo di cambiare la legge urbanistica per realizzare davvero il consumo di suolo zero, e ridare centralità alla pubblica amministrazione nella pianificazione territoriale e urbanistica.
Il costruito e non utilizzato è già troppo, non solo per immobili residenziali, ma anche per attività produttive.
Sono noti i dati locali: 3800 immobili residenziali vuoti, 1000 gli immobili destinati ad attività economiche, non utilizzati; quindi, salvo casi particolari, la soluzione è il riutilizzo e la riqualificazione del patrimonio costruito esistente, anche per le attività produttive, che in alcuni casi potrebbe anche portare a liberare suolo oggi cementificato.
FFF: Efficientamento energetico. Quali misure verranno messe in campo?
I tre grandi macrosettori maggiori consumatori di energia sono quelli produttivi, i trasporti, le abitazioni, si tratta naturalmente di intervenire su tutti e tre. Nei settori industriali e nel residenziale, anche grazie agli incentivi previsti, qualche piccola riduzione dei consumi comincia a vedersi, si tratta naturalmente di generalizzare le esperienze positive in atto.
Molto peggio è la situazione del terziario, ma soprattutto del comparto dei trasporti, sia per quanto riguarda la mobilità privata che il trasporto delle merci. Qui andranno focalizzati gli interventi.
FFF: Ha mai partecipato ad un evento di Fridays for Future?
Si, nonostante gli impegni di lavoro, una volta sono riuscito a partecipare ad una vostra manifestazione, i miei due figli in età scolare hanno partecipato a tutti gli scioperi del clima indetti da FFF e seguo comunque tutte le vostre comunicazioni.
FFF: Ultima domanda veloce: Obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro 2030 pari quale percentuale? Su cosa punterete per ridurre le emissioni?
Nel nostro programma abbiamo scritto, piena decarbonizzazione entro il 2050 azzerando le emissioni climalteranti e passare al 100% di fonti rinnovabili entro il 2035. In coerenza con questi obiettivi, al 2030 bisognerebbe portarsi avanti con la riduzione delle emissioni.
In Europa il target attuale sarebbe il - 40%, ma la Presidente Ursula Von del Leyer ha chiesto di alzare il taglio delle emissioni dal 40 al 50%, (il Parlamento Europeo ha votato addirittura per arrivare al 55%).
In regione, il Piano energetico regionale prevede un – 40% al 2030, purtroppo nell'ultimo monitoraggio, che fornisce i dati al 2017, siamo solo al -12%. Questa distanza dimostra quanta strada ci sia ancora da fare, applicando sul serio i contenuti sul patto per il clima di cui abbiamo parlato nei punti precedenti.