Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Non c’è ancora la tregua e c’è già un piano per mandare le truppe dei «volenterosi» in Ucraina. Non caschi blu, ma soldati dei paesi che hanno armato Kiev. Il premier Uk Starmer, chiusa una riunione, ne convoca già un’altra di stati maggiori. L’Italia fa i conti e frena

GENIO MILITARE Starmer riunisce 25 Paesi in call e per giovedì ha già pronto un vertice militare operativo. Zelensky: «Mosca capisce solo un linguaggio»

Primo ministro della Gran Bretagna Starmer a colloquio online con vari leader europei foto Leon Neal/Ap Primo ministro della Gran Bretagna Starmer a colloquio online con vari leader europei foto Leon Neal/Ap

Giovedì ci sarà in Gran Bretagna una riunione dei responsabili militari dei paesi della «coalizione dei volontari», riuniti ieri in video-conferenza dal premier Keir Starmer, per concretizzare i piani di peace keeping che si profilano, nel caso dell’applicazione del cessate-il fuoco, per far rispettare il silenzio delle armi in Ucraina e gli impegni presi, che dovrebbero comprendere, tra le prime iniziative, il ritorno dei bambini ucraini prelevati dalla Russia. Ma neanche giovedì ci saranno gli Usa. Gli europei, con altri paesi come la Turchia, l’Australia e il Canada, stanno attraversando un momento di grande incertezza, con l’annunciata defezione dell’amministrazione Trump dalla difesa del vecchio continente. Alcuni paesi sono decisi a prendere parte a un’eventuale operazione di peace keeping – a cominciare da Gran Bretagna, Francia, Turchia – altri frenano. Keir Starmer afferma che Putin deve provare che fa «sul serio sulla pace» per arrivare ad «accordi di sicurezza solidi e credibili, il “sì, ma” della Russia non è sufficiente».

IN ATTESA della firma di Putin alla tregua, i 25 paesi rappresentati nella videoconferenza ieri hanno deciso di continuare la «pressione» sulla Russia. Volodymyr Zelensky ha sottolineato che «Putin ha già prolungato la guerra di una settimana» dopo l’accordo concluso a Gedda. Per il presidente ucraino, «Mosca capisce solo un linguaggio», quello della forza, mentre «da martedì c’è sul tavolo una proposta di cessate-il-fuoco, che avrebbe già dovuto aver luogo, ma la Russia fa di tutto per impedirlo».

«Tocca alla Russia mettere fine agli attacchi contro le città e le infrastrutture ucraine», dice Olaf Scholz. Ma anche il cancelliere tedesco, come Zelensky e tutti gli altri, non ritiene che sia il momento per recidere il legame con gli Usa. Zelensky parla di «pace più affidabile con contingenti europei e il sostegno Usa». Scholz sottolinea «l’importanza del ruolo leader del presidente Usa». Emmanuel Macron afferma che «Putin non dà l’impressione di voler sinceramente la pace», «vuole ottenere tutto e poi negoziare» e invita a «una pressione chiara» sulla Russia, «in accordo con gli Usa per ottenere un cessate il fuoco». Più marziale la presidente Ursula von der Leyen, che difende la sua agenda, con l’obiettivo di sottrarre potere agli stati nazionali sul fronte della difesa, ampliando il raggio della

Commissione: «Ripetiamo il sostegno a un accordo sul cessate il fuoco, ormai la Russia deve mostrare di sostenere una tregua che porti a una pace giusta e durevole». E aggiunge: «In attesa, sosteniamo il rafforzamento dell’Ucraina e delle sue forze armate, intensifichiamo gli sforzi di difesa europei attraverso il piano ReArm Europe aumentando le spese per la difesa». Il cancelliere in pectore, Friedrich Merz, ha annunciato per la settimana prossima altri tre miliardi di aiuti all’Ucraina dalla Germania.

GLI EUROPEI camminano sul filo, sbilanciati dall’abbandono annunciato da parte degli Usa. In Europa ci sono 37 basi militari Usa (13 in Germania, seguono Polonia e Italia), sono di stanza tra 75mila e 105mila militari Usa, 20mila dovrebbero venire ritirati (per tornare ai livelli di prima dell’aggressione russa in Ucraina). Gli europei hanno accettato la «condivisione del fardello» dei costi con gli Usa, come ha detto il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius.

Ma la difesa europea non ce la fa da sola, per il momento (e ancora per molto): non tanto per il numero di armamenti e anche uomini, ma soprattutto per la frammentazione tra diverse nazioni, la mancanza di coordinamento efficace (che ridurrebbe i costi). Ci sono carenze evidenti non solo sullo spazio, i radar, l’allerta avanzata, gli aerei per l’intelligence. Ma anche sulla logistica, la manutenzione, i trasporti, persino il sostegno sanitario. La dissuasione non è solo il nucleare (in Europa ci sono un centinaio di bombe H termonucleari Usa B61), ma anche il convenzionale.

Una drôle de guerre, una guerra ibrida è già in corso, tra attacchi cyber agli ospedali in Francia e altre azioni destabilizzatrici, o ingerenze elettorali in vari paesi da parte della Russia, mentre il voltafaccia Usa è causa della diffusione dell’inquietudine generalizzata per gli attacchi congiunti Mosca-Washington contro lo stato di diritto, la vera base della rinascita europea dopo le devastazioni della guerra mondiale.