Reparti pediatrici come bersagli, embrioni e ovuli non fecondati distrutti, donne costrette a partorire come nel Medioevo o uccise dai cecchini mentre vanno in ospedale. E stupri come arma di guerra. Gli «atti genocidari» di Israele a Gaza secondo l’ultimo rapporto Onu
Medio Oriente Violenze sessuali, riproduttive e di genere finalizzate a eliminare fisicamente i palestinesi. L’ultimo rapporto Onu inchioda Israele
Israele ha trasformato Gaza in una terra degli orrori per le donne palestinesi, un luogo in cui si partorisce con i video tutorial, dove non ci sono medicine per il cesareo, in cui le cliniche per la fertilità sono state distrutte di proposito, insieme a embrioni e ovuli non ancora fecondati.
Il rapporto della Commissione internazionale e indipendente d’inchiesta sul territorio palestinese occupato giudica Tel Aviv responsabile di crimini efferati, feroci, «atti genocidari» calcolati per «provocare la distruzione fisica dei palestinesi». Violenze sessuali, riproduttive e di genere, riconosciuti come i peggiori crimini dallo Statuto di Roma, il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale.
LE CONCLUSIONI della commissione si basano sulle testimonianze delle vittime, sull’analisi dei filmati girati da palestinesi, di quelli condivisi sui social dai soldati israeliani e sulle informazioni fornite dalle associazioni della società civile che si occupano di diritti delle donne. Il 33% di tutte le vittime palestinesi registrate a Gaza dal 7 ottobre 2023 a gennaio 2025 sono di sesso femminile, adulte o bambine. Come Nahida e Samar Anton, madre e figlia ammazzate dai cecchini israeliani mentre provavano a raggiungere il bagno. O come la donna incinta, di cui non si conosce nemmeno l’identità, a cui i soldati hanno sparato mentre tentava di entrare nell’ospedale Al-Awda. O come la piccola Hind Rajab, le sue cugine e sua zia, uccise da quello che la commissione ha descritto come un attacco deliberato dei carri armati.
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Gaza è alla fame, l’arma di Netanyahu nel dialogo di Doha«Più di quanto un essere umano possa sopportare». È questo il titolo del rapporto conclusivo del lavoro del gruppo istituito nel 2021 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Gli attacchi diretti ai reparti di maternità dei pochi ospedali che erano ancora rimasti attivi a Gaza hanno reso la gravidanza e il parto estremamente pericolosi. Tra il 7 ottobre e il 23 dicembre 2023, l’ospedale Al-Awda ha assistito 15.577 pazienti ostetrici, pur avendo solo 75 letti disponibili. La distruzione intenzionale della più grande clinica per la fertilità della Striscia, che serviva 2.000-3.000 pazienti ogni mese ha causato la perdita di tutto il materiale conservato.
«DARE ALLA LUCE A GAZA è come partorire nel Medioevo», scrive la commissione. Non c’è accesso
alle cure, mancano gli strumenti e i farmaci, motivo per cui gli aborti spontanei e le morti sono aumentati. Senza antidolorifici le pazienti hanno dovuto subire i dolori del taglio cesareo e il rischio di infezioni è rimasto altissimo. Le ostetriche hanno informato gli investigatori che alcune donne hanno partorito in casa, preparandosi attraverso filmati trovati su internet, assistite solo dai mariti. Inoltre, spiega l’indagine, Israele ha continuato ad operare un blocco degli aiuti umanitari che ha causato enormi conseguenze sulla sopravvivenza delle donne incinte e su coloro che avevano appena partorito.
Oltre alla violenza riproduttiva, anche la violenza sessuale è stata utilizzata sulle donne, e sugli uomini, come parte delle procedure operative standard per punire la popolazione. Stupri e minacce di stupro contro detenuti e detenute palestinesi e contro familiari di sesso femminile. Le violenze sessuali sono utilizzate sempre più spesso anche nella Cisgiordania occupata, dai coloni e dai militari, con «lo scopo di umiliare e degradare la popolazione palestinese nel suo complesso». Le misure volte ad impedire le nascite all’interno del gruppo e i tentativi di provocarne la distruzione fisica, costituiscono, secondo le conclusioni del report, «due categorie di atti di genocidio».
LA COMMISSIONE, guidata da Navi Pillay, ex giudice della Corte penale internazionale ed Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, ritiene direttamente responsabili i leader israeliani, che hanno continuato a fornire dichiarazioni o commettere azioni «discolpanti», e il «sistema giudiziario militare, inefficace nel perseguire i casi e condannare i colpevoli».
Netanyahu ha accusato il Consiglio dei diritti umani di essere «un circo antisemita» che dice «bugie croniche». Il ministero degli Esteri, respingendo le accuse, definite «una delle peggiori calunnie della storia», ha dichiarato che è stata «Hamas ad aver commesso orrendi crimini sessuali contro gli israeliani». Un’altra commissione delle Nazioni Unite aveva riferito, a marzo 2024, che esistevano «informazioni convincenti» secondo cui Hamas ha commesso violenze sessuali durante l’attacco in Israele del 7 ottobre 2023. In quel caso, il ministero degli Esteri di Tel Aviv dichiarò che si trattava del «riconoscimento definitivo» dei crimini del movimento islamico. Quest’ultimo respinse le accuse, aggiungendo che il rapporto non includeva testimonianze di vittime.