Testimoni oculari riferiscono che si stanno formando "lunghe file ai benzinai" e il traffico nelle strade, specie in periferia, "è intenso"
A dare la notizia delle prime esplosioni nella notte nella capitale ucraina Kiev è il giornalista della Cnn, Matthew Chance, in collegamento tv. L'attacco russo è coordinato e vengono segnalate esplosioni prima dell'alba non solo a Kiev ma anche in altre città vicino alla linea del fronte e lungo la costa ucraina - da Kharkiv, 35 km a sud del confine russo a Odessa, sul Mar Nero, da Kramatorsk a Mariupol.
"Questo è un atto di guerra, un attacco alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina, una grave violazione dello Statuto delle Nazioni Unite e delle norme e dei principi fondamentali del diritto internazionale ha affermato il portavoce Oleg Nikolenko del ministero degli Affari esteri in una dichiarazione pubblicata su Facebook. Nikolenko ha affermato che le truppe russe hanno effettuato attacchi contro città ucraine "pacifiche", in un'offensiva che mirava a "distruggere lo stato dell'Ucraina, impadronirsi del territorio ucraino con la forza e stabilire il controllo dell'occupazione".
In piazza dell'Indipendenza, nel centro di Kiev, testimonia l'inviato dell'Ansa, alcune auto della polizia, con i megafoni, hanno invitato i passanti "a rifugiarsi nei sottopassi" e poi rientrare immediatamente nelle proprie case.
Alcune immagini diffuse sui social mostrano la grande fuga da Kiev. Testimoni oculari riferiscono che a Kiev si stanno formando "lunghe file ai benzinai" e il traffico nelle strade, specie in periferia, "è intenso". Gli abitanti della capitale, stando a due diverse testimonianze e alle app di monitoraggio del traffico, stanno cercando di lasciare la città. Mentre Luke Harding, inviato del Guardian nella capitale ucraina, afferma via Twitter di aver visto un rifugio anti-aereo affollato di gente e di famiglie con bambini, poche persone per strade e code di fronte ai bancomat per il prelievo di denaro.
Commenta (0 Commenti)Atto d'imperio. Se si voleva davvero salvaguardare in questo momento oscuro per la pace l’unica mediazione sul campo, quella degli accordi di Minsk che difendono giustamente l’integrità territoriale dell’Ucraina, ecco che la decisione di riconoscere le indipendenze di Lugansk e Donetsk azzera ogni sforzo diplomatico
Il presidente russo Vladimir Putin
La scelta di riconoscere le indipendenze di Lugansk e Donesk è un atto di forza che cercherà di legittimarsi quale risposta asimmetrica alle tante scelte sbagliate delle guerre occidentali. E proprio per questo non possiamo che definire l’annuncio del presidente russo Putin come un grave errore, un’avventura foriera di nuova guerra. Perché se legittimamente si difendono le ragioni del popolo russo, non è la risposta asimmetrica all’arroganza altrui, della Nato e degli Usa, la soluzione: parliamo del 2008 quando, nonostante gli accordi di pace di Kumanovo del 1999 – dopo la guerra «umanitaria» aerea – che riconoscevano il diritto sul Kosovo di Belgrado, fu riconosciuta a tutti i costi la divisiva indipendenza del Kosovo.
Se si voleva davvero salvaguardare in questo momento oscuro per la pace l’unica mediazione sul campo, quella degli accordi di Minsk che difendono giustamente l’integrità territoriale dell’Ucraina, ecco che
Leggi tutto: La crisi ucraina sul baratro - di Tommaso Di Francesco
Fuoriclasse. Il quarto atto del movimento studentesco contro l’alternanza con il lavoro e il suo mondo: "Non si può morire di scuola". Nuova giornata di protesta in 40 città in tutto il paese. Tensioni a Torino alla sede di Confindustria. A Palermo occupato il provveditorato: "Le nostre vite valgono più del vostro profitto". A Genova: "In questo sistema di sfruttamento nel peggiore dei casi si muore, nel migliore si è precari a vita". "Vogliamo un altro modello di scuola". Alla scoperta di un nuovo movimento: "Lo stiamo ricostruendo. Pensiamo che più siamo, prima riusciamo a risolvere i problemi". Anche ieri il lavoro ha ucciso tre persone: un pescatore, un operaio e un camionista
Per il quarto venerdì consecutivo un determinato movimento studentesco è tornato in piazza ieri in una quarantina di città da Nord a Sud, da Torino a Milano da Roma a Bari o Palermo, per chiedere l’abolizione dei «Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento» (l’«alternanza scuola lavoro», ndr.) e ricordare Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli, i due studenti morti a distanza di tre settimane mentre svolgevano progetti di stage in formazione lavoro.
QUESTO MOVIMENTO è in gestazione già dall’ottobre-novembre 2021, quando ci sono stati importanti cortei e,
Leggi tutto: «La scuola forma coscienze non nuovi lavoratori precari»
Commenta (0 Commenti)Giustizia. Il presidente della Corte costituzionale spiega eccezionalmente le decisioni sui quesiti: ammessi solo cinque sulla giustizia. Spaccheranno la maggioranza e due potrebbero essere superati dalla riforma Cartabia del Csm e dell'ordinamento giudiziario. Caccia al quorum, il governo potrebbe evitare l'abbinamento con le amministrative
Giuliano Amato © LaPresse
E’ come se l’arbitro di un acceso derby calcistico scendesse in sala stampa un minuto dopo il fischio finale, a spiegare le sue decisioni sui rigori dati e non dati, sul Var e le espulsioni. Professore, giurista, politico, Giuliano Amato non può che interpretare il ruolo di presidente della Corte costituzionale al modo di chi da cinquanta anni è più è un protagonista della scena pubblica. Così si presenta proprio lui per spiegare ai giornalisti (e loro tramite agli elettori) le decisioni della Corte sui referendum. Non sono andate come aveva auspicato quando aveva raccomandato ai colleghi il massimo dell’apertura: tre quesiti su otto la Corte li ha respinti. Le ultime notizie le porta il presidente: «Faccio anche la parte del comunicato», sorride Amato. Così, eccezionalmente, abbiamo un fatto – la non ammissibilità dei referendum sulla responsabilità civile diretta dei magistrati e sulla depenalizzazione di alcune condotte legate all’uso personale delle droghe, in aggiunta alla non ammissibilità già comunicata del referendum sull’omicidio del consenziente – e la spiegazione del fatto. Amato si preoccupa
Leggi tutto: Referendum, la versione di Amato
Commenta (0 Commenti)Sul filo del rasoio. Il cancelliere tedesco incontra il presidente ucraino Zelensky a Kiev. Gelo sul Nordstream, Berlino: ««Sappiamo bene cosa fare»
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev © Ap
«L’allargamento della Nato non è all’ordine del giorno». Il cancelliere Olaf Scholz in vista a Kiev spegne il «sogno» del presidente Volodymir Zelensky che coincide con il peggior incubo per Mosca. In altre parole l’unica parola d’ordine della Germania, anche ieri ripetuta come un mantra, rimane de-esclation, nonostante Berlino abbia assicurato di stare «al fianco dell’Ucraina» e anche di essere pronta a «ritorsioni ampie ed efficaci» contro la Russia.
L’EMBARGO AL NORDSTREAM? «Per noi il gasdotto è una grave minaccia, ma non so davvero quali sanzioni verranno usate in caso di escalation. Scholz su questo punto non mi ha risposto. Potete chiedere a lui» è l’invito di Zelensky ai giornalisti in conferenza stampa al termine del vertice bilaterale.
Ma il cancelliere non replica, o meglio, taglia corto piccatamente
Leggi tutto: Scholz: «L’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è in agenda» - di Sebastiano Canetta
Commenta (0 Commenti)Usa/Russia. Biden nella telefonata con il leader del Cremlino, sembra quasi spingere Putin a entrare in Ucraina: minaccia ma non propone nulla. Una situazione per certi versi ineluttabile visto quanto accaduto negli ultimi vent’anni dopo essersi volontariamente cacciata nel cul de sac preparato dagli americani, con interventi militari dall’esito devastante che nel gergo comune si chiamano sconfitte, politiche e militari
Se l’Europa vivrà altre giornate sul filo del rasoio e delle telefonate tra i leader, come quella di ieri Putin-Biden, lo deve anche a se stessa. Biden nella telefonata con il leader del Cremlino, sembra quasi spingere Putin a entrare in Ucraina: minaccia ma non propone nulla. Una situazione per certi versi ineluttabile visto quanto accaduto negli ultimi vent’anni dopo essersi volontariamente cacciata nel cul de sac preparato dagli americani, con interventi militari dall’esito devastante che nel gergo comune si chiamano sconfitte, politiche e militari.
Sui nostri giornali campeggiano, a commento dei fatti ucraini, i cantori dell’atlantismo con frasi come queste: «Ogni Stato ha diritto di scegliersi gli alleati che vuole», «massima solidarietà agli Stati Uniti per mantenere l’ordine liberale».
Come il presidente americano Joe Biden, in caduta libera nei sondaggi e – sotto uno storico 40% di consensi – in lucidità
Leggi tutto: Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re - di Alberto Negri
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