Lunedì sera, 21 settembre 2015, si è tenuta la terza uscita delle Staffette del lavoro* del Teatro Due Mondi alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e di un folto pubblico in occasione dell'incontro organizzato dal PD di Castel Bolognese sul tema “La riforma del Lavoro: nuove opportunità di sviluppo”.
"L'attenzione intorno alla vertenza CISA e al tema del lavoro - scrive il Teatro Due Mondi - ha suscitato grande l'interesse verso le Staffette del lavoro che hanno preso il via il 10 settembre scorso a Massa Lombarda e stanno raccogliendo sempre nuove adesioni da parte di enti, associazioni e organizzatori di eventi del territorio. Ma siamo solo all'inizio e vogliamo che le Staffette del lavoro siano sempre più presenti con un tam tam che coinvolga il maggior numero di realtà. Continua pertanto la nostra ricerca di partecipanti, sia in qualità di volontari (lavoratori, studenti, pensionati, attori e non attori, cittadini giovani e meno giovani) disponibili a diventare parte del gruppo sia in qualità di organizzatori di eventi pubblici (teatro, cinema, musica, mostre, sagre e altro) che vogliano rendersi disponibili ad ospitare una Staffetta del lavoro alla propria iniziativa. Il progetto vuole così cercare di spargersi in maniera capillare in tutte le situazioni, con l'obiettivo di abbracciare pubblici molto diversi e lontani tra loro, unendoli in una trama che mette il lavoro al centro dell’interesse della comunità, per creare sostegno alle lotte presenti e a quelle future.
Molte sono le richieste arrivate in questi giorni e per le Staffette del lavoro si prospetta un weekend ricco di appuntamenti".
Ecco i prossimi appuntamenti con le Staffette del Lavoro:
Venerdì 25 settembre 2015
- ore 21.00 Cinema Europa
Sabato 26 settembre 2015:
- ore 15.00 Festa delle Associazioni dell'unione della Romagna Faentina, Parco G. Liverani - Via Calamelli, Faenza.
- ore 17.30 Bottega Bertaccini, Corso Garibaldi 4-Faenza, Alessandro Bonaccorsi presenta il suo libro “Il surrealismo gentile di Gianni De Conno” (Alkemia Books).
- ore 18.00 Circolo Prometeo, vicolo Pasolini 6- Faenza, Daniele Scarazzati e Mauro Gurioli presentano il libro “La mia banda suona il rock”
- ore 21.00 Cinema Europa.
Domenica 27 settembre 2015
- ore 17.30, 19.15 e 21.00 Cinema Europa
Le Staffette del lavoro saranno inoltre presenti in città al MEI il 3-4 ottobre 2015, al CULTURA IMPRESA festival il 23-25 ottobre 2015, alla Biblioteca Comunale Manfrediana il 24 ottobre, al Palazzo delle Esposizioni l'11 ottobre 2015.
Info www.teatroduemondi.it e sulla pagina facebook Teatro Due Mondi.
* Un gruppo di Staffette del lavoro sarà presente ad ogni iniziativa pubblica che si terrà nel comprensorio faentino a partire dal mese di settembre, col compito di leggere un breve brano riguardante il tema del lavoro (non più di 5 minuti di un frammento di testo, di articolo, di poesia). Il Teatro Due Mondi si occupa di reclutare le Staffette del lavoro; ricerca e sceglie i testi che verranno letti in pubblico; con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura raccoglie le disponibilità degli enti organizzatori ad ospitare il progetto; organizza il calendario delle uscite, ruotando e alternando i volontari tenendo conto della loro disponibilità.
Comunicato Stampa
IL GRUPPO DELLO ZUCCHERIFICIO TORNA A RAVENNA CON “IL GRIDO DELLA FARFALLA”,
FESTIVAL DELL’INFORMAZIONE LIBERA
Il Grido Della Farfalla, il festival dell’informazione libera organizzato dall’associazione “Gruppo dello Zuccherificio”, giunge alla 7^ edizione. Dal 24 al 27 settembre, la festa dell’informazione libera di terrà in Piazza Unità d'Italia a Ravenna. Conferenze, spettacoli teatrali, lezioni e concerti che prendono spunto dalle attività del Gruppo dello Zuccherificio e dagli interessi dei suoi componenti. Un insieme di persone con diverse competenze, passioni e idee che forniscono una particolare capacità di trattare i temi dell'attualità.
In caso di pioggia, gli incontri si svolgeranno a Palazzo Rasponi, Piazza Kennedy a Ravenna, entrata sul retro dell'edificio.
Il programma di questa edizione si apre Giovedì 24 dalle 10 alle 18 presso la Sala Multimediale del Museo MAR, via di Roma 13 con L’accoglienza possibile, giornata formativa dedicata alle politiche di accoglienza e integrazione. Salvo imprevisti, sarà presente anche l sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini.
In collaborazione con Ass. Nazionale Comuni Virtuosi e con la Scuola di Altra Amministrazione. Costo giornata formativa e pranzo 50€. Prenotazione necessaria.
Venerdì 25, dalle 9.30 alle 17.30, nella sala del Palazzo Comunale, via d’Azeglio 2, si terrà Datajournalism Workshop. Andrea Nelson Mauro, fondatore di Datamedia Hub e Dataninja, terrà un corso e un laboratorio giornalistico sul tema Datajournalism. Il corso è patrocinato dall’ordine dei giornalisti e rilascia crediti per la formazione continua.
Alle 21.00, in Piazza Unità d’Italia, primo incontro pubblico del Grido 2015. Luca Mercalli (Scala Mercalli , “Che tempo che fa” RAI3 e Climatologo della società Meteorologica Italiana) spiegherà al pubblico come cambia il clima. Ravenna come Calcutta? Scenari climatici poco desiderabili: come fare per evitarli. L'evento è realizzato in collaborazione con la Settimana del buon vivere.
La serata di chiude alle 22.45 con Panarama Swing Duo. Canzoni swinganti dai ‘30 ai ’60 con contrasto di sonorità dall’est al sud. Swing e Jazz manouche in piazza con il Maestro Valentin Florea alla fisarmonica e Raffaello Dileo alla voce e alla chitarra.
La mattinata di sabato 26 è dedicata alle scuole. Alle 9,00 il Grido della Farfalla 2015 porterà
La scuola in piazza, in Piazza Unità d’Italia, con la partecipazione di alcune classi degli istituti superiori ravennati. Dopo il successo dello scorso anno, il Gruppo dello Zuccherificio ripropone le Lectio magistralis, un tuffo dentro mondi diversi attraverso le lezioni di tre protagonisti del proprio campo. Saranno ospiti Cristiano Cavina, scrittore, Roberto Magnani, attore del Teatro delle Albe e Serena Fagnocchi, fisica, ex ricercatrice universitaria.
Alle 11.00 al Caffè Letterario in via Diaz, presenteremo Mio padre in una scatola da scarpe, il primo romanzo di Giulio Cavalli edito da Rizzoli.
“Michele Landa non è un eroe, e neppure un criminale. Tutto ciò che desidera è coltivare il suo orto e godersi la famiglia, vuole guardarsi allo specchio e vederci dentro una persona pulita”. Ispirato ad una
(Luciana Castellina da il manifesto)
Non sono greca e perciò domenica non voto. Tantomeno sono autorizzata a suggerire ai greci come votare. Ma non me la sento nemmeno di dire che questa mia astensione deriva dal fatto che i loro sono affari che non mi riguardano. Se un anno fa in tanti ci siamo ritrovati a sostenere (o meglio a costruire) una lista che si è chiamata l’«altra Europa con Tsipras» non è stato per via di una stravaganza modaiola, perchè Siryza stava vincendo e noi in Italia no. E’ stato perchè abbiamo capito che la partita che Alexis stava ingaggiando con i mostri dell’euro capitalismo era anche la nostra partita. Per questo oggi, almeno virtualmente, votiamo anche noi. Come andrà a finire la vicenda greca riguarda tutti gli europei. Perché il governo di Syriza ha aperto, finalmente, un contenzioso di carattere generale su cosa debba e cosa non debba essere l’Unione Europea, una questione che è destinata a segnare il nostro futuro e dunque tutti ci coinvolge. Fino al luglio scorso su quale fosse la nostra parte politica non ci sono stati dubbi. È facile quando le cose si sviluppano in modo lineare. Purtroppo, però, non accade quasi mai. Non è accaduto neppure in questo caso. Sappiamo tutti di cosa sto parlando: della rottura che si è verificata in Syriza per via di un diverso giudizio su un quesito reso drammatico dalle condizioni feroci in cui è stato posto: accettare, pur considerandolo tremendo, di gestire il memorandum che conteneva il diktat della Troika, sperando di riuscire ad evitare i danni peggiori, e cioè cercando di rendere almeno un po’ più equa la stupida austerità imposta, oppure rifiutare, e scegliere la strada impervia di una isolata uscita dall’Eurozona. Io sono fra coloro che ritengono
Leggi tutto: Grecia, restare sul ring per tenere aperta la possibilità di una alternativa
Commenta (0 Commenti)Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale riunito a Roma il 14 settembre conferma la validità e l’attualita’ della petizione, con raccolta di firme, rivolta ai senatori per chiedere loro di non approvare la legge di modifica della Costituzione italiana, nata dalla Resistenza, senza radicali e sostanziali modifiche nel merito,anzitutto reintroducendo l’elettività dei senatori, che non è affatto in contraddizione con la posssibilità di distiguere i ruoli delle camere superando il cosiddetto bicameralismo perfetto. Tuttavia questo non è l’unico aspetto che deve essere cambiato perché al futuro Senato vanno attribuiti compiti reali, ad esempio di verifica e controllo, e la sua composizione deve trovare un equilibrio diverso e più congruo con la Camera dei deputati, ottenendo ugualmente il risultato di riduzione dei parlamentari, così occorre rivedere la centralizzazione, prevista dal nuovo titolo V, a danno delle Regioni e dei Comuni, con particolare riguardo a decisioni che hanno gravi conseguenze sulla salute, sull’ambiente, sulla realtà sociale, sull’assetto dei territori. Occorre quindi una modifica radicale della proposta Renzi-Boschi. Naturalmente la raccolta di firme è solo un aspetto dell’avvio di una campagna di iniziative che deve estendersi e rafforzarsi, soprattutto a livello territoriale, con volantinaggi, prese di posizione e ogni altra iniziativa atta a premere sui senatori perché rivendichino la loro piena autonomia e adottino comportamenti all’altezza della sfida. Le difficoltà del governo Renzi ad imporre il pericoloso pasticcio istituzionale rappresentato dalle modifiche della Costituzione proposte dalle legge Renzi-Boschi, che va sempre visto insieme alla nuova legge eletttorale ipermaggioritaria per la Camera approvata con strappi e voti di fiducia a raffica, consentono di proseguire ancora nei prossimi giorni la mobilitazione per premere sui senatori, in particolare a livello territoriale, per chiedere loro esplicitamente di votare contro questa legge. L’obiettivo e’ fermare lo scasso della Costituzione e respingere il ricatto delle elezioni anticipate, che peraltro non è decisione nella disponibilità del governo.
Il coordinamento ribadisce che se questa legge dovesse comunque essere approvata senza le modifiche di fondo indicate non resta che prepararsi alla battaglia per il no nel referendum nel 2016, con l’augurio che come nel 2006 venga bocciata questa controriforma.
OPINIONE
Europa
Finalmente
Forse
Nel corso di questa lunga e terribile estate, ho spesso avuto il timore che l’Europa stesse dissolvendosi.
Che mantenesse una esistenza quale “espressione geografica”ma che la cultura europeista, faticosamente scritta - anche se non sempre realizzata - dei diritti umani, fosse sulla via del tramonto.
Nel qual caso, ci sarebbe ancora l’Europa?
Angela Merkel, finalmente, ha preso atto della realtà.
I fiumi umani possono essere rallentati, non fermati. “Respingere” può essere la miope scelta di un giorno – e spesso il risultato sembra positivo solo per un istante – ma non può essere “la” scelta.
La Carta di Dublino? In un altro momento storico poteva “sembrare” la strada giusta. Oggi è stata la realtà a dissolvere La Carta di Dublino.
Angela Merkel ha – forse - risvegliato l’Europa da un sonno che si protraeva da troppo tempo.
La strada che indica è l’unica possibile.
E’ la strada che porta però a un mondo che ancora non c’è.
Attorno alla strada da intraprendere c’è anche un mondo nuovo che va costruito, con strumenti che lasciano a terra gli strumenti in uso prima.
Gli individualisti, in gran numero dalle nostre parti, pensano che ognuno debba fare soltanto per il proprio “sé”, personale e nazionale. Salvo, poi, aspettarsi molto dal resto del mondo.
Gli statalisti – un tempo numerosi – pensano che è lo Stato che deve occuparsi di tutto.
I religiosi di varie religioni hanno spesso fiducia solo nelle loro chiese caritatevoli o “giuste”, quando lo sono.
Il mondo nuovo – ne sono convinta – potrà invece essere costruito da politiche che riescano a connettere dati di realtà, bisogni, energie, economie.
I tratti del mondo nuovo potrebbero essere migliori di quello declinante. Potrebbero.
La svolta in Europa – quella che sembra possa annunciarsi – viene dalla scelta di Angela Merkel. Una scelta “sentimentale” o intelligente? Intelligente, direi.
Inviti pressanti – nella stessa direzione di Merkel - di papa Francesco non hanno avuto lo stesso peso. Inevitabilmente.
L’Europa, che tante volte nella storia ha prodotto tragedie “politiche”, non di rado avvolte in bandiere religiose, può, oggi, affidarsi a politiche non tragiche, non caritatevoli, ma realistiche.
Politiche in buona alleanza con le religioni - se le religioni riusciranno a svolgere una funzione civile - e da una risvegliata cultura laica, troppo spesso lontana e indifferente rispetto alle urgenze del mondo.
C’è veramente da augurarselo, il risveglio del mondo laico.
Spazi nuovi ed inesplorati.
Anche le recenti parole di Juncker sembrano andare nella direzione nuova.
Ma alte già si levano - sempre in Europa - parole ed azioni contrarie. Da “nazioni” con storie molto diverse. Inghilterra, Ungheria, Danimarca. E l’Europa, esiste?
Alla grande breccia aperta da Merkel bisognerà lavorare molto, perché si allarghi e diventi una vera e propria porta.
Alla politica della porta aperta hanno dato una importante mano in questi giorni giovani, associazioni di volontariato, cittadinanza attiva.
Una energia civile che dovrà andare oltre la grande e positiva emozione della emergenza, e farsi cultura, organizzazione, permanenza. Nulla di scontato e di facile.
Chi esplora strade nuove non può non dotarsi di “forza, coraggio, prudenza”. Prudenza nel fare scelte, nel valutare ostacoli, nel tenere aperto il discorso anche con chi non vuole esplorare strade nuove.
L’urgenza di questo nostro tempo è che – lo vogliamo o no – il mestiere di chi esplora va imparato.
Azione non facile ma necessaria, diventare esploratori. O costruttori di un mondo che ancora non c’è.
Maria Paola Patuelli
Berlino, 10 settembre 2015
Commenta (0 Commenti)Ricordare la strage: per chi ha vissuto quegli anni già adulto è un esercizio sempre più faticoso e per alcuni aspetti straziante. Ma è anche un dovere: un obbligo morale e un dovere politico. Per le generazioni successive che oramai costituiscono la maggioranza degli italiani, per loro dobbiamo farlo, e per le vittime di quell'ignobile attentato. Cittadini qualunque, gente come noi, furono le vittime di quell'atto terroristico: vittime innocenti si suole dire; ma quando mai le vittime del terrorismo non sono innocenti? Quasi che le motivazioni personali di questa o quella organizzazione terroristica (anche quando si tratta di uno stato) possano giustificare le uccisioni o le stragi.
Dunque innocenti in ogni senso e in quella occasione anche scelti a caso. Oramai specie dopo l'esplosione dello stragismo d'ispirazione islamista, dopo l'11 settembre, ci si è fatta l'abitudine ed appare quasi normale. Ma allora, nel '69, nel '74, nel '80, nel '92 non lo era e non lo appariva affatto.
Gli italiani di allora, negli anni 70 e soprattutto dopo la strage di Bologna fecero la loro parte: non si lasciarono intimidire. E' una frase che i governanti usano oggi con facilità ed a volte con ingiustificata spocchia, ma che per le persone comuni significò allora scendere in piazza, non cedere alla paura, rischiare a volte il posto di lavoro o la carriera, spesso rischiare di prenderle, facendo argine come cittadini a quel progetto fascista denominato “strategia della tensione” che si basava proprio sulla scommessa che la gente comune si sarebbe chiusa in casa per la paura, e che lo stato, sempre depistatore, ed a volte complice, avrebbe reagito riducendo le libertà e favorendo quella svolta autoritaria che oramai è storicamente provato, molti nostri alleati (USA e Gran Bretagna innanzitutto) auspicavano e attraverso i servizi segreti tramavano per realizzare.
I cittadini fecero la loro parte, e salvarono la democrazia in Italia, ed i governi? Anche i governi, a modo loro: depistarono, coprirono, inquinarono; attraverso i servizi a volte manovrati e spesso manovratori fecero di tutto per impedire ai giudici di scoprire la verità. E' per questo, notoriamente, che per la maggior parte delle stragi fasciste non ci sono state condanne e colpevoli giudiziariamente accertati. Ma per la strage di Bologna no, lì c'è stata una sentenza definitiva dopo tre gradi di giudizio, e che dice tre cose: quale fu la matrice politica: fascista. Chi furono gli autori materiali: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Chi coprì e depistò: i servizi segreti italiani, deviati o meno, che fecero di tutto per impedire l'accertamento della verità.
Certamente si è trattato di un processo indiziario e ci sono ampie zone d'ombra, soprattutto per quanto concerne i mandanti ed i rapporti fra fascisti e loggia P2 e massoneria deviata in genere, ed allora molti, ancora oggi, per ricordare quella strage non riescono a fare di meglio che continuare l'opera dei servizi deviati rispolverando la pista palestinese che l'irresponsabile Cossiga, nel tentativo di allontanare i sospetti dall'amata massoneria, a suo tempo sollevò. Lo fa ad esempio Il Resto del Carlino del 1 agosto con un'intervista al giudice Priore (in pensione) evidentemente non ancora soddisfatto per il suo operare in occasione delle indagini sulla strage di Ustica (per la quale fu l'inconcludente giudice istruttore). Forse è bene ricordarlo, anche se il Carlino si guarda bene dal farlo: quella “pista” è stata indagata a lungo dalla magistratura bolognese che nel febbraio di questo anno ha archiviato l'indagine per manifesta infondatezza. Ma non è un caso che Cossiga prima, il Tempo ed i giornali della destra periodicamente tornino alla carica; il loro scopo è chiaro: smacchiare la destra italiana dalla sua contiguità con una così tremenda strage ed allontanare lo stragismo dal ruolo della massoneria e dei servizi segreti italiani.
E' l'Associazione dei famigliari delle vittime delle stragi, con il suo presidente, Bolognesi, a chiedere invece di continuare ed approfondire le indagini, perché quello che tutti vogliamo è sapere chi furono i mandanti e quale fu la trama politica. Dice Bolognesi nell'intervista rilasciata a Loris Mezzetti sul Fatto Quotidiano del 31 luglio, che anche l'attuale governo mostra limiti e reticenze che non si aspettava: “Renzi era partito bene, quando nel 2014 fece declassificare i documenti delle stragi dal 1969 al 1984. La direttiva non doveva essere lasciata andare al caso”. Secondo Bolognesi il governo
Leggi tutto: Il 2 agosto, 35 anni fa. Vogliamo ancora la verità
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