Ognuno di noi è consapevole della crisi economica, finanziaria e soprattutto sociale del nostro paese.
Allo stesso tempo, siamo tutti consapevoli di come il nostro paese sia in preda ad un immobilismo che non credo sia esagerato definire preoccupante.
Nel frattempo però il governo del democratico Renzi continua a portare un attacco pesante alla gente che rappresentiamo.
Una vera e propria aggressione che non si limita solo all'ambito sindacale, ma anche ai diritti e ai valori contenuti nella nostra carta costituzionale.
Pensiamo che sia il momento di dire basta, ma soprattutto crediamo sia necessario dimostrarlo.
Per questo chiedo a chiunque sia in condizione di farlo, di venire sabato 21 novembre a Roma alla manifestazione nazionale della Fiom.
Una manifestazione che si colloca all'interno del percorso della coalizione sociale.
Un Saluto a tutti voi.
Milco Cassani - Fiom Cgil Ravenna.
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Ripristinare il diritto contro il caos
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, interpretando i sentimenti più profondi di tutti i suoi aderenti e del popolo italiano, condivide il dolore delle famiglie delle vittime ed esprime la propria vicinanza all’intero popolo francese per l’orribile strage ed il vile attacco alla democrazia francese, culla dei diritti dell’uomo.
I tragici fatti di Parigi, difficili persino da immaginare prima che accadessero, sono una dimostrazione eclatante della crisi dell’ordine pubblico internazionale e del fallimento delle politiche di potenza con cui, al termine della guerra fredda, le principali potenze occidentali hanno ritenuto di regolare le relazioni internazionali con la pretesa di sostituire la forza al diritto.
Dopo l’89 è stato sprecato il patrimonio di saggezza elaborato dalle nazioni che avevano sconfitto il nazismo e che puntava a creare un nuovo ordine internazionale in cui la pace era assicurata dal diritto.
L'umanità, nel corso della prima metà del secolo scorso, ha sperimentato con le due guerre mondiali, con Auschwitz, con Hiroshima, una vera e propria discesa agli inferi. Nel 1945 i leaders delle principali potenze alleate, per necessità storica, hanno deciso di chiudere la porta dell'inferno, sbarrandola con pesanti lastre di acciaio. Quelle lastre si chiamano ripudio della guerra, astensione dalla minaccia o dall'uso della forza nelle relazioni internazionali, eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, risoluzione pacifica delle controversie, cooperazione internazionale per lo sviluppo, rispetto del diritto internazionale, repressione di ogni violazione della pace, ricorrendo, come estrema ratio all’uso della forza attraverso una forza armata dell’ONU.
Il diritto internazionale, con le garanzie previste dalla Carta dell’ONU, costituiva il principale e più efficiente sistema di sicurezza collettivo. Il diritto dei diritti umani, fondato sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e le Costituzioni democratiche del dopoguerra operavano per il rafforzamento ed il rilancio del diritto internazionale e, quindi, della sicurezza collettiva.
La Costituzione italiana, traendo insegnamento dai tragici fatti della storia, coerentemente con lo Statuto della Nazioni Unite, aveva ripudiato lo strumento della guerra ed impegnato l’Italia ad operare nelle relazioni internazionali per costruire la pace attraverso la giustizia nel rispetto del diritto internazionale.
A partire dalla prima guerra del Golfo nel 1991, il diritto internazionale è stato brutalmente calpestato ed è stato abrogato il sistema di sicurezza collettivo bastato sul diritto e sul ruolo di mediazione e di garanzia dell’ONU. Le nazioni che avevano in mano le chiavi della forza le hanno utilizzate per imporre i propri interessi nazionali al di fuori di ogni contesto di giustizia. In questo modo è stata avviato un percorso verso il caos, che ha raggiunto il suo massimo sviluppo con la nascita ed il radicamento dell’Isis.
Gli eventi di questi giorni sono una tragica conferma che non vi può essere sicurezza collettiva senza diritto.
Occorre ripristinare i principi di pace e giustizia e le garanzie del diritto internazionale che si realizzano attraverso l’intervento dell’ONU, occorre ricostruire l’unità fra le nazioni che sconfissero il nazismo per ripristinare i principi ed i valori del diritto internazionale, a cominciare dall’inviolabilità delle frontiere e dal dovere di reprimere il genocidio, nel rispetto delle procedure e con le sanzioni previste dal diritto internazionale.
Domenico Gallo - Alfiero Grandi
Commenta (0 Commenti)Deformata la Costituzione, nasce il Comitato per il No
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale annuncia la costituzione del Comitato che sosterra' il No nel referendum confermativo sulle modifiche della Costituzione, che sono state fortemente volute dal governo Renzi ed imposte al Parlamento come parte essenziale del suo programma politico. Il Senato il 13 ottobre ha approvato il ddl Boschi Renzi con modifiche marginali, senza ascoltare gli appelli a non manomettere la Costituzione, nata dalla Resistenza, provenienti da autorevoli costituzionalisti e da tanti cittadini che pensano che i principi fondamentali su cui si regge la democrazia in Italia dovrebbero essere affrontati con la prudenza e il rispetto che meritano.
Il giudizio negativo sul testo della riforma approvata dal Parlamento si fonda anche sull’interazione fra le modifiche costituzionali e la nuova legge elettorale (l’Italicum) che ripropone amplificandoli gli stessi aspetti di incostituzionalità del porcellum che la Consulta ha censurato con la sentenza n. 1/2014. Con queste riforme si crea un contesto istituzionale che sterilizza il sistema di pesi e contrappesi che i Costituenti vollero instaurare per evitare pericolose concentrazioni di potere nelle mani di un unico soggetto politico (un uomo solo al comando).
Per contrastare gli effetti perversi dell’Italicum il Coordinamento ha già depositato in Cassazione, il 16 ottobre la richiesta di due referendum abrogativi e si prepara ad organizzare la campagna di raccolta di firme.
Per contrastare la riforma costituzionale è stato deciso di costituire in via anticipata il Comitato per il No.
Naturalmente la speranza è che il Parlamento, riveda le sue posizioni. Se ciò non dovesse avvenire sarà giocoforza affrontare il referendum previsto dall’art. 138 della Costituzione, che permetterà
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Ordine del Giorno
L’attivo dei quadri e dei delegati della CGIL di Ravenna, ritiene che la riforma costituzionale in votazione oggi al Senato sia profondamente sbagliata, mettendo pesantemente in discussione ,il rapporto fra le Istituzioni democratiche ed i cittadini.
Incide su partecipazione e rappresentanza, soprattutto se associata alla riforma elettorale già approvata, a forte impronta maggioritaria.
Non risponde alle esigenze di rafforzamento e semplificazione delle Istituzioni, ma ridisegna uno stato fortemente centralista, con la modifica del Titolo V della Costituzione e definisce un Senato svuotato di competenze, nel quale ,agli organi di garanzia non è assicurata terzietà ed il ruolo delle opposizioni è indebolito.
In sostanza, una riforma che altera il principio dell’equilibrio fra i poteri, a favore dell’esecutivo, senza prevedere i necessari bilanciamenti.
L’attivo dei quadri e dei delegati impegna la CGIL, a sostenere i principi contenuti nel proprio documento “semplificare e rafforzare” sulle riforme istituzionali, in contrasto con la riforma in approvazione, con tutte le iniziative di contrasto necessarie e utili per una piena consapevolezza da parte di tutti i cittadini.
Approvato a maggioranza
Ravenna, 13 Ottobre 2015
La proposta di legge costituzionale che il senato voterà oggi dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza. È inaccettabile per il metodo e i contenuti; lo è ancor di più in rapporto alla legge elettorale già approvata.
Nel metodo: è costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione sostanziale dopo la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del «Porcellum». Molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato in parlamento spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo ora al voto finale con una maggioranza raccogliticcia e occasionale, che nemmeno esisterebbe senza il premio di maggioranza dichiarato illegittimo.
Nei contenuti: la cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica riduzione dei componenti — lasciando immutato il numero dei deputati — la composizione fondata su persone selezionate per la titolarità di un diverso mandato (e tratta da un ceto politico di cui l’esperienza dimostra la prevalente bassa qualità) colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale.
Non basta l’argomento del taglio dei costi, che più e meglio poteva perseguirsi con scelte diverse. Né basta l’intento dichiarato di costruire una più efficiente Repubblica delle autonomie, smentito dal complesso e farraginoso procedimento legislativo, e da un rapporto stato-Regioni che solo in piccola parte realizza obiettivi di razionalizzazione e semplificazione, determinando per contro rischi di neo-centralismo.
Il vero obiettivo della riforma è
Commenta (1 "Commento")Questa lettera era stata inviata al settimanale SetteSereQui, che, fino ad oggi, non l'ha pubblicata.
…replicando all’intervento in Senato del sen. Stefano Collina
L’importante è pedalare,……dove si arriva non importa
E’ ciò che si coglie dall’intervento del senatore Collina, fatto in Senato il 17 settembre, dove il leitmotiv è: queste riforme istituzionali servono per “uscire dalle logiche dell’emergenza, […] mettere le istituzioni e la politica in condizione, […] di fare un grande passo in avanti in termini di adeguatezza e di modernizzazione del nostro Paese”.
Tutto il discorso non entra nel merito dell’oggetto in causa – d’altronde a cosa servirebbe – ma usa la tattica del far proprie le critiche altrui, guardandosi bene dall’affrontare dialetticamente le argomentazioni.
Colpiscono in particolare alcuni passaggi:
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