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La risposta di Israele all’attacco iraniano del primo ottobre alla fine scatta, ma è «contenuta». Come chiesto dagli Usa. È comunque il primo passo verso la guerra diretta tra i due paesi. L’Iran minimizza: danni lievi ai siti militari e quattro soldati uccisi. Ma «risponderemo»

Assaggio pericoloso I jet di Tel Aviv hanno colpito 20 siti militari in un raid contenuto rispetto alle previsioni. Tel Aviv bombardare in Libano, uccise 19 persone. Colpita ancora la periferia di Beirut

Teheran nella notte dell’attacco israeliano Teheran nella notte dell’attacco israeliano

Lo scontro frontale ora frenerà o l’attacco israeliano all’Iran dell’altra notte, seppur «contenuto», ha segnato un ulteriore passo verso il baratro? Tanti se lo domandavano ieri mentre tiravano un sospiro di sollievo per le apparenti dimensioni ridotte del raid aereo israeliano e per il bilancio relativamente basso di morti in Iran: quattro soldati. La guerra totale sembra evitata, ma la prospettiva continua ad aleggiare.

IN REALTÀ LA GUERRA APERTA cercata dal premier Netanyahu per creare, dopo il 7 ottobre 2023, un «Nuovo ordine» in Medio oriente – con un Iran fortemente ridimensionato – è già in atto. Tel Aviv e Teheran sono sprofondate da tempo in un conflitto regionale ad intermittenza, a causa della distanza tra i due paesi, che, con ogni probabilità, si intensificherà anche se l’Iran dovesse scegliere di non reagire all’attacco subito in risposta al suo lancio di 181 missili su Israele lo scorso 1° ottobre.  «Gli attacchi della guerra ombra sono entrati a pieno titolo in un conflitto aperto, anche se per ora di tratta di un conflitto gestito», diceva ieri l’analista Ellie Geranmayeh al New York Times. Fin troppo esplicite le minacce del portavoce militare israeliano Daniel Hagari: «Se il regime in Iran dovesse commettere l’errore di iniziare un nuovo ciclo di escalation, saremo obbligati a rispondere. Il nostro messaggio è chiaro: tutti coloro che minacciano lo Stato di Israele e cercano di trascinare la regione in un’escalation più ampia pagheranno un prezzo elevato». Il dito, avverte Hagari, resta sul grilletto. E in queste ore su Netanyahu premono, per alzare il tiro, non solo le forze più radicali della sua maggioranza di estrema destra religioso. Chiedono più guerra, più escalation proprio i leader dell’opposizione critici verso il governo per la scelta degli obiettivi in Iran. L’ex premier centrista Yair Lapid, ha dichiarato che «la decisione di non attaccare obiettivi strategici ed economici in Iran è stata sbagliata». Secondo Lapid, Israele «avrebbe potuto e dovuto esigere un prezzo molto più alto da Teheran». L’ultranazionalista ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir invece ha esortato il governo a considerare il raid come «il colpo di apertura» di prossimi attacchi più devastanti.

TUTTI – DESTRA, SINISTRA CENTRO – esaltano le capacità dimostrate dall’aviazione, capace di colpire con 100 velivoli, tra cacciabombardieri e droni, a 1.600 km di distanza «con estrema precisione» impianti iraniani per la produzione di missili, i sistemi di difesa terra-aria e ulteriori capacità aeree iraniane. «L’esercito israeliano – scriveva ieri il quotidiano Haaretz – ha voluto comunicare che è in grado di raggiungere qualsiasi punto del Medio oriente indipendentemente dalla distanza e che gli iraniani avranno difficoltà a impedirglielo». L’altra notte, nella prima fase dell’attacco, gli aerei hanno preso di mira i radar e la contraerea in Siria e Iraq, poi gran parte di essi hanno proseguito verso Teheran. All’esterno del territorio iraniano hanno lanciato i missili distruggendo, pare, batterie antiaeree S-300. Una seconda ondata avrebbe attaccato i siti di produzione di missili a lungo raggio e

importanti basi militari, tra cui quella di Parchin. Ma non i siti nucleari, così come avevano chiesto gli Stati uniti. Circa quattro ore dopo le Forze armate israeliane hanno annunciato che l’operazione si era conclusa senza perdite.

SECONDO IL «NYT» e il sito Axios sono stati colpiti 20 obiettivi intorno a Teheran, Karaj, Isfahan e Shiraz e altre località. Il sito saudita Elaph aggiunge che Israele ha attaccato un impianto di produzione di carburante per i missili Shahab e Qassem. I media iraniani e le fonti ufficiali non confermano. E citando varie fonti politiche e militari, riferiscono che «Teheran si riserva il diritto di rispondere a qualsiasi aggressione e che Israele affronterà una risposta proporzionale a qualsiasi delle sue azioni». Invece Sky News Arabia ha rivelato che l’Iran avrebbe fatto sapere, attraverso un mediatore, che non reagirà se non ci saranno altri attacchi aerei e uccisioni mirate da parte di Israele, come quelle del capo di Hamas Ismail Haniyeh a fine luglio e del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah a fine settembre. Invece Israele, si sussurrava ieri, prima dell’attacco avrebbe avvertito l’Iran ammonendolo dal rispondere. Il governo Netanyahu ha smentito, aggiungendo che Israele ha scelto gli obiettivi da colpire in Iran sulla base di considerazioni militari e non per le pressioni Usa.

Tel Aviv comunque ha avvertito gli Stati uniti con largo anticipo. Un alto funzionario dell’Amministrazione ha commentato che gli ultimi raid israeliani dovrebbero «rappresentare la fine dello scambio militare diretto tra Israele e Iran. I conflitti più ampi nella regione, ovviamente, sono molto più complessi». Si è riferito a Gaza e al Libano. Il cessate il fuoco – domani riprendono i negoziati in Qatar – resta un traguardo lontano. «I titoli dei giornali sull’attacco all’Iran hanno messo in secondo piano il terribile prezzo di sangue che stiamo pagando per il proseguimento della guerra, senza una vittoria e senza un accordo diplomatico su tutti gli altri fronti», ha scritto Haaretz riferendosi alle perdite subite di recente dall’esercito israeliano in Libano e Gaza.

IL MOVIMENTO SCIITA Hezbollah, alleato di Teheran, si sta dimostrando una spina nel fianco dell’esercito israeliano in Libano del sud. Oltre a causare perdite significative alle forze avversarie, lancia una media di 200 razzi al giorno verso la Galilea. E ieri ha intimato agli abitati di oltre due dozzine di località israeliane nel nord di evacuare immediatamente, affermando che sono diventati obiettivi legittimi perché ospitano reparti militari. Israele a sua volta colpisce con violenza facendo ogni giorno decine di morti e feriti. Ha bombardato di nuovo la periferia meridionale di Beirut e varie zone del paese. Nelle ultime 24 ore ha ucciso in Libano 19 persone