IL CASO. Il programma ideologico della nuova sanatoria: «Essere padroni a casa propria». La sfida all’ultimo voto tra Lega e Forza Italia si gioca anche sull’ultimo condono simbolico. Oggi il varo del consiglio dei ministri a quindici giorni dalle elezioni europee
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) con i suoi vice Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia) - LaPresse
Un manifesto elettorale e ideologico. È il decreto «Salva casa» chiamato «pace edilizia» dal vicepremier ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Il governo lo vara oggi nel consiglio dei ministri convocato per alimentare il consenso delle destre a quindici giorni dalle elezioni europee, Il decreto è rivolto a una platea potenziale di proprietari di casa alle prese con sanzioni da pagare, irregolarità o violazioni edilizie che talvolta impediscono la vendita di un immobile. Nella bozza del decreto si parla di «sanatoria». «Non è un condono perché se uno si è fatto 3 piani in più di casa, o la piscina dove non doveva, la risposta è l’abbattimento – ha precisato Salvini – È rivolto a chi non può vendere o rogitare per 30 centimetri di difformità in un appartamento da 100 metri quadri».
IL DECRETO, nei giorni scorsi, ha sollevato qualche malumore tra gli alleati di governo che si sono lamentati del fatto di non avere visto il testo, mentre Salvini lo usava nella sua campagna elettorale. Il testo, inoltre, è stato notato per un intervento del Quirinale che avrebbe persuaso l’esecutivo a eliminare il «Salva Milano»,un’espressione idiomatica con la quale si è inteso indicare un’altra sanatoria sui contenziosi che riguardano i grattacieli. Se sarà il caso la si farà con un’iniziativa parlamentare.
IL «SALVA CASA» ha riscosso l’interesse Forza Italia, protagonista di una lotta all’ultimo voto con la Lega. «Se il decreto che sarà presentato oggi andrà in direzione delle nostre proposte, allora lo sosterremo perché è giusto essere padroni a casa propria – ha detto il vicepremier ministro degli esteri Antonio Tajani – Un tramezzo, una finestra un po’ più grande, una finestra un po’ più piccola, non è un eco-mostro costruito in riva al mare».
«PADRONI A CASA PROPRIA». Ecco il nodo ideologico di fondo, la parola magica delle destre, il concetto che riassume la loro ispirazione. La sua applicazione è vastissima: vale per respingere i migranti, costruire i lager nei paesi terzi, giustificare gli accordi con dittatori o espellere le persone dai quartieri senza servizi dove si vive in condizioni precarie. «Padroni a casa propria» indica, nel «Salva casa», la libertà del proprietario di costruire porticati e vetrate su balconi senza permessi, un tramezzo o un soppalco che non superino il 5 per cento della superficie di immobili fino a 100 metri quadri, il 4% nel caso di quelli fino a 300 metri quadri. Oppure la possibilità di godere della sanatoria per interventi difformi rispetto al permesso di costruire o alla segnalazione certificata di inizio attività (Scia) che sono impediti dalla «doppia conformità», un istituto che impone di rispettare le normative urbanistico-edilizie sia quando si fanno i lavori, sia quando si presenta una sanatoria.
NELLA RELAZIONE illustrativa che accompagna la bozza del «piano Casa» c’è l’auspicio che queste misure servano a smuovere il mercato delle compravendite immobiliari che, com’è noto, è invece bloccato dagli alti tassi di interesse sui mutui voluti dalla Bce. In pratica, il governo sta dando la possibilità di aumentare il valore dell’immobile scontando le penalità previste in certi casi.
«FARE CASSA». A smentire questa storiella che accompagna ogni sanatoria sono utili i dati della Cgia di Mestre che ha ripercorso le vicende dei condoni del 1985 (governo Craxi), del 1994 (Berlusconi I), del 2003 (Berlusconi II). Incassi inferiori alle attese (anche del 70%). Nel frattempo cresce l’abusivismo edilizio. Secondo il rapporto Bes, licenziato dal ministero dell’economia il 6 marzo, nel 2022 è stato il più ampio dal 2008: +9,1%. Legambiente, nel rapporto «Abbatti l’abuso», ha registrato l’aumento dei reati legati al «ciclo del cemento». Nel Centro-sud, tra il 2004 e il 2022, sono state emesse oltre 70 mila ordinanze di demolizione. Le sanatorie edilizie contribuiscono sia alla perdita di fondi pubblici che al «collasso della legalità»