Arriva all’europarlamento la proposta sul Ripristino della natura Il Ppe di Weber fa asse con i sovranisti. Renew ago della bilancia
I due campi ieri si sono schierati in piazza a Strasburgo, oggi lo saranno in aula, il Parlamento europeo mette al voto in seduta plenaria la proposta della Commissione sul Ripristino della natura. Il risultato è incerto. In piazza è arrivata Greta Thunberg, un tentativo dell’ultima ora per convincere gli eurodeputati a «stare dalla parte giusta della storia», a «scegliere la natura, la gente, non i profitti e l’avidità», perché «l’agricoltura e l’ambiente devono andare mano nella mano». Ma c’erano anche i trattori e i lobbisti dell’agrobusiness. Christiane Lambert, che è stata a capo della Fnsea (Confagricoltura francese), denuncia «una legge punitiva».
IN AULA OGGI, LA CONTA sarà all’ultimo voto (705 eurodeputati, contano quindi gli assenti). La proposta della Commissione, presentata nel giugno 2022, è stata bocciata in due commissioni dell’europarlamento, Agricoltura e Pesca, mentre alla commissione Ambiente Envi ci sono state due votazioni, finite entrambi 44 a 44: non è passato l’emendamento contro la legge né quello a favore. L’estrema destra (due gruppi: Ecr e Id) è da sempre contraria, mentre di recente c’è stato il voltafaccia del Ppe, guidato da Manfred Weber (Csu): il capogruppo che ha il dente avvelenato contro la presidente Ursula von der Leyen (era lui lo Spitzenkandidat nel 2019, ma si è fatto soffiare il posto alla testa della Commissione dalla sua connazionale, scelta da Macron e Merkel), tesse sul rifiuto della svolta ambientale un rovesciamento delle alleanze al Parlamento europeo dopo le prossime europee del giugno 2024: tagliare fuori i socialisti per unirsi all’estrema destra Ecr (il modello è il governo Meloni, con esempi già in Svezia e Finlandia). La proposta della Commissione è stata invece approvata al Consiglio europeo, anche da governi di destra classica e per questo il gruppo-chiave, i liberal di Renew hanno proposto un compromesso: presentare un testo analogo a quello passato in Consiglio, così da convincere parte dei deputati Ppe a non tradire i rispettivi governi. Per Pascal Canfin (Renew), presidente della commissione Envi, «l’ultima cosa che vogliamo è la vittoria delle fake news e del populismo di estrema destra».
LA LEGGE SUL RIPRISTINO della natura fa parte del Green Deal. Ci sono 100 miliardi di finanziamento nel bilancio pluriennale Ue. Il vice-presidente della Commissione, Frans Timmermans, mette in guardia: senza questo regolamento che mette la Ue in linea con la convenzione sulla biodiversità dell’Onu, approvata a Montreal nel dicembre 2022, sarà «quasi impossibile» per l’Unione rispettare l’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di Co2 entro il 2030. 310 milioni di tonnellate di Co2 dovrebbero venire assorbite dalla natura ripristinata. Timmermans parla di discussioni «tribali»: il «negazionismo sul clima e lo scetticismo erano ai margini della politica, adesso se il centro-destra si muove in questa direzione penso che avremo dei problemi». Il Ppe invoca l’economia: con gli effetti della guerra in Ucraina e l’inflazione, non è il momento di colpire l’agricoltura, Weber sventola minacce sull’approvvigionamento alimentare europeo. «“Siamo totalmente impegnati a prendere sul serio la biodiversità – afferma – ma dobbiamo farlo con gli agricoltori e le zone rurali». Weber chiede alla Commissione di presentare un nuovo testo di legge.
IL GRUPPO RENEW è l’ago della bilancia. Ma è diviso al suo interno. Il capogruppo Stéphane Séjourné, ieri, ha assicurato che il 70% dei parlamentari Renew oggi voteranno a favore. La legge raccoglierà i voti di S&D, della Left e dei Verdi, tutti appoggiano il «compromesso» di Canfin. Per César Luena (Psoe), è una «decisione pragmatica», mentre il Ppe è ormai «reazionario». Per il commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, la Commissione è «al 100% impegnata per trasformare la proposta in legge». Ma se il Parlamento non approva oggi, ormai il pacchetto passerà alla prossima legislatura, con un orientamento probabilmente più a destra (la caduta di Mark Rutte in Olanda è un segnale negativo, alle elezioni di novembre potrebbero aumentare i voti degli agrari del Bbb).
LA PROPOSTA della Commissione per un Regolamento con obiettivi giuridici vincolanti (senza dover passare per un voto ai parlamenti dei 27) in difesa della biodiversità mira a riparare l’80% degli habitat europei degradati, terrestri e marini, almeno il 20% entro il 2030 e la totalità nel 2050. Significa piantagione di alberi, più verde nelle zone urbane, misure drastiche contro l’inquinamento, garantire la resilienza degli ecosistemi e l’attenuazione degli effetti del cambiamento climatico, migliorare la salute. C’è anche un capitolo sui pesticidi, il cui uso dovrà diminuire del 50% entro il 2030.
IL REGOLAMENTO sul Ripristino della natura non significa che ci saranno zone protette dappertutto. Non è esclusa l’attività economica. Secondo i calcoli della Commissione, tra il 1997 e il 2011 la perdita di biodiversità è costata fino a 18 miliardi all’Unione europea e per ogni euro investito negli eco-sistemi c’è un valore aggiunto tra gli 8 e i 38 euro.
La Commissione ha registrato ieri l’Iniziativa civica europea per raccogliere un milione di firme in almeno 7 stati con l’obiettivo di imporre una tassa europea sui grandi patrimoni, per destinare i proventi alla transizione climatica