Ma si può anche rivoltare la frittata su chi sarà ad averne soddisfazione.
Saranno i cittadini che chiedono un cambiamento radicale verso una società di diritti e di uguali, in un ambiente vivibile? O saranno chi, in politica, ha voluto usare il suo nome e figura qualificata per favorire interessi ostacolati dal governo precedente, o comunque insufficientemente favoriti.
E mi chiedo perché alcuni dei partiti che lo sostengono, gli abbiano concesso tanta libertà di agire e delega totale, se non avessero avuto (o si aspettino) rassicurazioni circa i loro obiettivi politici, in proposito.
La compositività delle forze che lo sostengono, (non ho capito come trovino concretezza le parole “unità nazionale”) è tale da aprire infiniti interrogativi. Quale sarà il livello di compromesso che si raggiungerà alla fine?
L'errore di Leu, non essendo determinante per la maggioranza, è questa delega in bianco concessa, rinunciando ad ogni sua funzione critica. Sapendo che in questa maggioranza, Leu, non ha un peso tale da spostare equilibri nelle mediazioni. In questi difficili equilibri, ha una grande funzione e compito il sindacato: le sue rivendicazioni per tutelare i suoi rappresentati. Sapendo che, logicamente, le organizzazioni imprenditoriali chiederanno l’opposto e che nel governo hanno molte voci in capitolo.
L’assegnazione a Carfagna del ministero per il mezzogiorno dimostra di quale importanza Draghi affida a quell’area per la ripresa.
In piena subordinazione a tutti gli altri interessi. Vedremo se leciti e legittimi.
Competenza e affidabilità zero. La parlamentare sarà senza dubbio, meritevole per l’impegno che può mettere. Ma solo su quel che “può mettere”. Non può mettere ciò che non ha e che avrebbero avuto molte altre donne parlamentari o no.
Per resistere alle pressioni, che saranno forti, della organizzazione malavitosa, sarà la Carfagna ad avere “schiena e grinta”? O saranno molti amici del padrone di quel partito a dare i suggerimenti più importanti?
Ecco come viene fuori il governo dei “migliori” spartitori.
Per non parlare poi della riforma della Pubblica amministrazione, con Brunetta a capo del ministero. Avremo una riforma tutta orientata alla riduzione dell’ordinamento costituzionalmente controllato dallo Stato e dagli enti locali, per attribuzioni di quelle funzioni (e poteri) alla iniziativa privata: che spazzerà via ogni “lacciuolo” pastoioso e intralciante dello sviluppo.
Ma perché si continua a chiamare Draghi, salvatore dell’Europa e dell’Italia? Quando a salvare l’uno e l’altra sono stati i cittadini con il sacrificio dei lavoratori, dei pensionati e dei ceti medi? Si diceva così anche con Monti. Ma poi, dopo la registrazione dei danni portati sulle condizioni di vita dei cittadini a basso reddito, nessuno si è voluto prendere la responsabilità di averlo sostenuto.
Ora c’è Draghi in quell’altare.
Vedremo?
Germano Zanzi