Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Von der Leyen invoca «pace attraverso la forza». L’Eurocamera vota oggi la risoluzione sulla sicurezza e il sostegno all’Ucraina

Le armate di Ursula: «Basta illusioni, è l’ora del coraggio»

 

Il nodo del riarmo arriva all’Eurocamera. Oggi il parlamento voterà una mozione sulla necessità di provvedere alla sicurezza del continente sostenendo l’Ucraina. Non si tratta della proposta da 800 miliardi avanzata della presidente della commissione Ursula von der Leyen, già approvata dai governi europei nel Consiglio straordinario dello scorso 6 marzo e che non passerà per l’Aula. Un vulnus evidenziato da più parti, perfino dal presidente del Ppe Manfred Weber che durante il dibatto di ieri nell’emiciclo di Strasburgo lo ha definito «un errore». Ma la mozione congiunta sul «Libro bianco della difesa», proposta dalla maggioranza Ursula bis allargata (Ppe, S&D, Renew, Greens e conservatori di Ecr) fa emergere mal di pancia e differenze soprattutto a sinistra. Delegazioni dei verdi e dei socialisti, in particolare quelle italiane, si distingueranno infatti dalle indicazioni dei rispettivi gruppi, fondamentalmente favorevoli al piano bellico di Ursula.

IL VOTO, PREVISTO a partire da mezzogiorno, arriva dopo il dibattito che ha impegnato l’aula ieri mattina. Erano presenti sia il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, pontiere tra i paesi Ue e la coalizione dei volenterosi che oggi di nuovo si riunisce a Parigi, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «La pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata», ha scandito von der Leyen davanti agli europarlamentari, evocando poi quella «pace attraverso la forza» che richiede «una difesa comune» in funzione di deterrenza. «Putin ha dimostrato di essere un vicino ostile, non ci si può fidare di lui, si può solo dissuaderlo», ha continuato, sottolineando la forza del complesso militare russo e l’inferiorità della produzione bellica europea. Ha parlato infine di «coraggio» e «scelte difficili che ci attendono nelle prossime settimane», per concludere: «Il tempo delle illusioni è finito».

Dai gruppi parlamentari non arriva nessuna obiezione decisiva a von der Leyen. Solo Left chiede lavoro e spesa sociale anziché armi, e lamenta l’assenza totale dell’iniziativa diplomatica europea. Il presidente di Ecr Nicola Procaccini interviene nel dibattito per chiedere di cambiare il nome del programma da ReArmEu a Defend Europe, spiegando: «La difesa non si fa solo con le armi, ma con le infrastrutture strategiche, le materie prime, i sistemi di comunicazione, le innovazioni tecnologiche». In un inedito scambio, il leader dei verdi Bas Eickhout gli dà ragione, per poi contestare a von der Leyen l’uso condizionato della flessibilità fiscale per comprare armamenti: «Se si attivano continuamente clausole di salvaguardia nelle proprie regole fiscali, forse a un certo punto bisogna chiedersi se queste regole siano davvero adeguate allo scopo». Parole che contrastano però con i piani dei ministri delle finanze dei Ventisette, riuniti ieri a Bruxelles per l’Ecofin.

UNA CREPA EVIDENTE si apre tra gli ecologisti europei, dove la delegazione italiana annuncia voto contrario alla risoluzione. «Nessuno ha parlato di negoziazioni e di diplomazia», motivano in una nota i 4 eurodeputati dei Verdi eletti in Avs Cristina Guarda, Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi. «Per noi è inconcepibile accettare una spesa così alta per una corsa al riarmo nei singoli Stati Ue, senza puntare su armonizzazione ed efficientamento di spese e risorse, considerando che la spesa congiunta è già più alta di quella russa». Una posizione che potrebbe non restare isolata, trovando consenso ad esempio tra gli eurodeputati spagnoli, anche se la maggioranza del gruppo si esprimerà a favore.

Più complicata la posizione all’interno dei socialisti, anche se S&D voterà a grande maggioranza a favore della mozione. Fonti del gruppo scommettono sulla compattezza delle delegazioni tedesca e francese, mentre i distinguo potrebbero arrivare da componenti più piccole e per questo poco rilevanti in termini numerici. Durante il dibattito parlamentare, la presidente Iratxe Garcia Perez, espressione diretta del premier socialista spagnolo Pedro Sanchez, ha dato il suo appoggio a von der Leyen, sottolineando però due punti: la necessità di un piano di difesa comune e non di riarmo nazionale, e l’importanza che gli «investimenti nella difesa non vengano fatti a scapito della spesa sociale, che è la parte essenziale del modello europeo».

L’INSISTENZA sulla dimensione comune recepisce la principale richiesta della delegazione italiana, ovvero il Pd, che è anche la più grande in termini numerici benché non esprima la presidenza del gruppo. Un ulteriore elemento di mediazione dentro S&D è rappresentato dal duplice emendamento dem inserito all’interno della mozione di maggioranza al voto stamattina. Ma anche se il lavoro di ricucitura delle scorse ore sembra aver portato i suoi frutti, il Pd rischia comunque di arrivare al voto diviso al suo interno.