Verso il 15 marzo Protestare non è mai «prepolitico», tantomeno contro l’Europa in armi
19 dicembre 2024, il presidente ucraino Zelensky con i capi di stato e di governo in un vertice sull'Ucraina a Bruxelles – Ukraine Presidency via ZUMA Press
Inaspettatamente Romano Prodi dà pieno appoggio al Progetto ReArm Europe, come prima di lui avevano fatto , meno inaspettatamente, Paolo Gentiloni e Enrico Letta. La manifestazione del 15 marzo prossimo “In difesa dei valori dell’Europa”, suscitata da un appello di Michele Serra su “la Repubblica”, è stata di slancio promossa dal Pd – o almeno questo passa nei giornali.
Si può ben essere d’accordo con Schlein che sarà in piazza ed è contraria al ReArm Project (benché non un parlamentare europeo si sia levato a protestare contro l’esclusione del Parlamento europeo dalla discussione sul riarmo). Ma delle due anime del Pd quale ha più influenza nell’attuale Unione europea, e quale avrà più accesso ai media che riverbereranno la manifestazione? Soprattutto se ci vanno anche Renzi e Calenda?
La Cgil di Maurizio Landini, l’Anpi – l’Arci significativamente non ci sarà – parteciperanno alla manifestazione, e lo faranno contro il Rearm Prject: ottima cosa, ma in piazza chi parlerà? Tutti, in uno stridio incomprensibile di proclami contrapposti? O nessuno, per evitare questo assurdo? Zero pensieri, solo slogan nella piazza? E quali bandiere?
Si era detto all’inizio: solo quelle blu-stellate dell’Ue. Le stesse che garrivano quando i 27 hanno approvato il proclama di von der Leyen e il discorso di Macron, aux armes, citoyens?
Gustavo Zagrebelsky (la Repubblica, 7 marzo) dice: andate, andate, sarà una manifestazione «prepolitica». Per sentirci vivi. Non è alla piazza che spetta dare indicazioni. La piazza esprime solo la vita, spetta alla politica interpretarla.
Oso dirlo con tutta l’ammirazione, direi di più, l’amore per il grande costituzionalista, fra l’altro presidente onorario di “Libertà e giustizia”: trovo indigeribile questo uso della parola «prepolitico». Come se, prima che le rappresentanze politiche traducano i sentimenti in programmi, ci fossero solo sentimenti vaghi, vitalità inarticolate, insoddisfazioni o sdegni muti. Come se «prepolitico» non volesse invece dire, anche, la voce della ragione pratica, appassionata quanto si voglia, ma i cui pensieri, per essere delle tesi su ciò che è giusto e ciò che non lo è nella situazione data, quindi per pretendere ascolto da tutte le persone di buona volontà, debbono essere articolati e limpidissimi. Altro che voglia di vivere!
Due altri grandi maestri, a diverso titolo, della ragione pratica e della sua luce, hanno scritto anche recentissimamente testi articolati e limpidissimi su ciò che dovremmo fare: si trovano facilmente in rete.
Eccoli: Luigi Ferrajoli, Per un’iniziativa di pace dell’Europa (il manifesto, 3 marzo 2025) e Raniero La Valle, Che fare? Riparare l’Europa, salvare il mondo, che oltre tutto contano già numerose adesioni nella società civile.
Se ad esempio ci fossero, in piazza, ragazzi e ragazze che alla piazza chiedessero ascolto, e leggessero punto dopo punto le chiare, distinte, articolatissime proposte all’Unione europea che questi testi contengono, allora sì che porteremmo in piazza anche un pensiero, e non soltanto la nostra vita. Perché chi ci sta chiamando alle armi, purtroppo, non ne ha di meno, di vita.
Un pensiero «prepolitico»? Non lo so. Certo un pensiero razionale e morale, ideale e appassionato, limpido e universale come i lumi e le luci d’Europa di cui è l’erede.