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Transizione Troppe menzogne del governo. E il fotovoltaico e l’eolico costano molto meno di ogni altra tecnologia. Sole e vento li abbiamo, per uranio gas e petrolio invece dipendiamo da altri

L’alibi del nucleare per i ritardi  della transizione energetica

Durante tre anni di guerra in Ucraina si è più volte materializzato il rischio di un disastro nucleare se un ordigno avesse colpito la centrale di Zaporizhzia. Eppure il governo Meloni vuole costruire nuove centrali in Italia, malgrado il referendum popolare del 2011 abbia bocciato con il 94% il nucleare civile. Le argomentazioni con cui giustifica questa scelta sono per lo più false.

NON È VERO CHE i reattori di piccola dimensione siano già operativi, nel mondo, ne risultano solo tre a carattere sperimentale. Non è vero che questi reattori sono di nuova generazione. Anche durante la campagna referendaria del 2011 il governo Berlusconi chiedeva voti raccontando che era un nucleare sicuro. L’abitudine a mentire dei governi di centro destra si conferma. Non è vero che si sceglierà la tecnologia più adatta come afferma il disegno di legge del ministro dell’ambiente perché oggi è disponibile solo il nucleare da fissione, lo stesso bocciato dai referendum del 1987 e 2011. Non sono veri i tempi previsti, perché attuare la legge in 24 mesi dall’approvazione non è possibile, visto che bisognerà pur mettere in conto il dissenso popolare nei siti in cui verrà prevista la costruzione delle centrali e il possibile referendum abrogativo sulla legge.

La decantata possibilità di scegliere centrali (relativamente) piccole distribuite nel territorio, moltiplica solo i rischi e la militarizzazione dei territori. Certo l’iniziativa del governo attrae interessi corposi per la quantità ingente di quattrini necessari, in Francia, non a caso, i nuovi impianti nucleari, dati i costi elevati, sono a carico dello stato, socializzando i costi e privatizzando i guadagni. Infatti nel testo del disegno di legge italiano c’è una possibilità di intervento pubblico di sostegno. Si afferma che il nucleare contribuirebbe alla decarbonizzazione, permettendo all’Italia di raggiungere gli obiettivi europei. Ministro dell’ambiente e governo sognano ad occhi aperti. La costruzione delle centrali ha tempi lunghi, mentre la decarbonizzazione li ha brevi per l’incalzare degli eventi estremi.

La follia di tagliare i controlli esporrebbe cinicamente la popolazione a rischi inaccettabili senza risolvere il problema dei tempi. Il nucleare è in realtà un alibi per cercare di nascondere i gravi ritardi nella transizione energetica. La costruzione degli Epr ha avuto tempi due o tre volte superiori alla previsione e i costi sono da moltiplicare per quattro, cinque volte. Il prezzo del fotovoltaico e dell’eolico sono inferiori a quelli di tutte le altre tecnologie, nucleare compreso. Sole e vento li abbiamo, mentre per uranio gas e petrolio dipendiamo da altri. E quando non c’è il sole e non tira il vento? E’ possibile usare le centrali idroelettriche che sono programmabili o accumulare energia con le batterie i cui costi sono in rapida diminuzione.

SONO POI SEMPRE omessi i costi enormi dello smantellamento delle centrali, molto più onerosi di quelli pure ingenti per la costruzione. Ancora non c’è una soluzione al problema del deposito delle scorie che deve essere risolto prima di ogni decisione. Le aree di possibile collocazione sono limitate e contrastate dalle popolazioni. La mobilitazione in corso nella Tuscia parla chiaro e obbliga ad individuare un luogo dove dismettere le scorie esistenti. Figuriamoci la localizzazione di nuove centrali.

Da sempre il nucleare civile è usato per favorire quello militare. Si pensa forse di dotare il paese della bomba? Sono tempi di guerra e la megalomania e l’irresponsabilità di qualcuno potrebbe anche crederlo possibile. Perché il governo è così irresponsabile da giocare con la sicurezza delle popolazioni? Forse per giustificare i ritardi colpevolmente accumulati sulle rinnovabili? In realtà usa quest’arma di distrazione di massa agitando il nucleare per proseguire con il progetto, altrettanto malsano, di fare dell’Italia un hub del gas.

CHE DIRE POI DEI progetti di cattura e seppellimento della Co2. Anziché ridurre le emissioni sono un alibi per continuare a produrla. Anche per questo si procede senza consultare i sindaci e le popolazioni, magari per non dirgli che i privati per realizzare il progetto chiedono soldi al governo. Perché l’eolico off shore non decolla? Eppure ci sono progetti, risorse e aziende che hanno chiesto di installarlo ed invece viene ostacolato come a Civitavecchia. Per autorizzare il rigassificatore di Piombino sono bastati tre mesi, al contrario per ogni progetto eolico o solare servono, al minimo, almeno sei anni. Il governo fermi tutto e discuta seriamente un nuovo piano energetico innovativo coerente con l’ambiente. Si potrebbe partire da una rapida riduzione del costo dell’energia. E se proprio si vuole indire un terzo referendum si sappia che non lo temiamo.