VI FACCIAMO NERI. Il ministro Piantedosi: le quote di lavoratori stranieri subordinate all’utilizzo di quanti percepiscono il reddito di cittadinanza
Prima gli italiani, anche per coprire quei lavori normalmente svolti da cittadini stranieri. A deciderlo è stato il governo che nella programmazione del prossimo decreto flussi, utile tradizionalmente a far arrivare in Italia lavoratori stranieri in base alle esigenze del mercato, ha stabilito che le quote di ingresso verranno calcolate sulla base di quanti, tra coloro che oggi percepiscono il reddito di cittadinanza, accetteranno un’offerta di lavoro andando così a coprire la carenza di manodopera.
Il risultato finale determinerà la quota di stranieri ai quali sarà permesso di entrare e lavorare legalmente nel nostro Paese. Non tutti, però, riceveranno lo stesso trattamento. Una corsia preferenziale verrà infatti riservata ai cittadini di quei Paesi che accetteranno di collaborare nel fermare le partenze dei migranti e di riprendere quanti verranno rimpatriati.
Ad annunciare le nuove misure è stato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Abbiamo discusso tra i ministri interessati per cominciare a porre le basi. Ci stiamo lavorando, non escludo che a breve ci arriveremo», ha detto. Per poi aggiungere. «Il numero di lavoratori stranieri sarà al netto di coloro che percepiscono il reddito e possono essere canalizzati verso il mercato del lavoro».
Per il governo la norma che sta per essere messa a punto rappresenta la quadratura del cerchio permettendo di raggiungere tre obiettivi con un solo provvedimento: limitare gli ingressi di cittadini stranieri, premere con i Paesi di origine per una collaborazione più attiva e, infine, spingere quanti oggi percepiscono il reddito di cittadinanza ad accettare il lavoro che gli verrà proposto.
Per vedere concretizzate quelle che per ora sono solo proposte allo studio dei vari uffici ministeriali, non bisognerà attendere molto. E’ infatti verso la fine dell’anno che dal governo arrivano le cifre sull’entità dei nuovi ingressi legali. Il decreto varato l’anno scorso dal governo Draghi prevedeva l’ingresso di 70 mila lavoratori stranieri e nonostante il numero fosse il doppio rispetto ai decreti degli anni precedenti, dagli imprenditori arrivò una richiesta nettamente superiore. Quest’anno solo da Coldiretti è arrivato l’auspicio di una quota superiore alle 100 mila unità, ma i settori compresi dal decreto riguardano anche l’autotrasporto, l’edilizia e quello turistico-alberghiero.
«C’è un allarme nel mondo agricolo che chiede di occupare persone che non riescono più a trovare sul mercato interno e si rivolgono al decreto flussi, che significa programmare. Ma questo viene programmato a valle, a fine anno, sulla base di una fotografia di quello che è già avvenuto», ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Che spiega così la decisione di fare ricorso anche al bacino di quanti usufruiscono del reddito di cittadinanza. «Noi abbiamo chiesto di verificare se ci sono persone sul piano interno che vogliono lavorare nel settore primario. Io mi rifiuto di pensare che noi importiamo schiavi, ma occorre dare la giusta formazione».
La cornice giuridica delle nuove misure viene fornita dal testo unico sull’immigrazione che permette al datore di lavoro che intende avvalersi di una persona residente all’estero di farlo a condizione che non esista analoga disponibilità da parte di una lavoratore presente nel territorio nazionale. «E qui – ha spiegato Piantedosi – si apre la partita de percettori del reddito di cittadinanza».