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REGIONALI. «Ha il mandato di allargare la coalizione», dice Boccia. Sinistre al bivio, oggi il tavolo della coalizione. E Letta anticipa il congresso

Stop a Conte: nel Lazio il Pd con D’Amato Enrico Letta - Ansa

Entrando alla direzione regionale del Partito democratico, il segretario del Lazio Bruno Astorre rilascia una dichiarazione che non sembra consentire margini di interpretazione. «Giuseppe Conte ha deliberatamente mandato al macello due anni di ottima amministrazione e se ne deve prendere tutte le responsabilità», scandisce.

LA DIREZIONE approva a larghissima maggioranza (un solo voto contrario) la candidatura di Alessio D’amato alla presidenza della Regione e quel filo tenue che ancora teneva insieme il campo largo pare recidersi. Tanto più che i dirigenti dem dicono che la posizione possibilista dell’assessora uscente Roberta Lombardi (non ricandidabile causa tetto dei due mandati) non coincide con quella dei vertici nazionali. «Non è mai stato detto no a Conte sui temi che aveva posto – assicura il responsabile nazionale enti locali Francesco Boccia – Anche perché quelli sono i temi su cui abbiamo lavorato molto bene con Nicola Zingaretti in Regione». Boccia lancia un ultimo appello ai 5 Stelle: «D’Amato è un ottimo candidato e ora ha il mandato per allargare la coalizione il più possibile». Sull’assessore alla sanità, tuttavia, pesano le ombre di una condanna per danno erariale e le polemiche per l’adozione del vaccino Sputnik. Infine, nelle scorse ore il candidato in pectore ha sposato la linea Calenda per Letizia Moratti in Lombardia, cosa che molti nello stesso Pd non hanno gradito.

OGGI ASTORRE consegnerà la proposta D’Amato al resto del centrosinistra. «Se ci fossero le primarie auspico che il Pd vada con un’unica candidatura – dice ancora Astorre – Ma non può essere che se c’è un’unica candidatura sono primarie finte e se sono di più è una guerra tra correnti». Oltre al Pd al tavolo dell’alleanza ci sono Demos, lista molto vicina alla comunità di Sant’Egidio, Pop, la rete della capogruppo della lista civica Zingaretti Marta Bonafoni che ha un ottimo rapporto con la possibile candidata alla leadership nazionale Elly Schlein, e Articolo 1. Stanno valutando il da farsi Sinistra italiana e Verdi: i primi sono in difficoltà di fronte ai cedimenti al Terzo polo, i secondi chiedono rassicurazioni sul programma ma non pongono veti sulla scelta delle persona. Da giorni gli esponenti di Sinistra civica ecologista lavorano alla costruzione di una proposta autonoma delle sinistre fuori dal Pd.

NELLE ULTIME ORE, tuttavia, si è capito che anche a destra non fila tutto liscio. Il ballottaggio per il candidato presidente pareva limitato al tecnico d’area Francesco Rocca e alla fedelissima meloniana Chiara Colosimo. Insomma, si trattava solo di scegliere tra la politica di professione e l’esponente della società civile prestato all’amministrazione. Adesso Rocca, presidente della Croce rossa, trova lo stop di Maurizio Gasparri, che nelle vesti di commissario romano di Forza Italia invita a «privilegiare le ipotesi politiche». In gara ci sarebbe Fabio Rampelli, rimasto fuori dagli incarichi di peso e dalla lista di ministri e sottosegretari. Fa un passo avanti anche il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, ex sindaco di Terracina indagato nell’inchiesta sulle concessioni demaniali del comune del litorale laziale. Un’autocandidatura, la sua, che pare un messaggio volto a condizionare gli equilibri nella destra e che indica frazioni interne e veti reciproci.

PER PARADOSSO, se nel Lazio, dove potrebbe davvero essere determinante, l’intesa coi 5 Stelle è difficile, questa si rivela possibile in Lombardia, dove i grillini storicamente non hanno grandi risultati e dove sulla carta il centrosinistra è più indietro. La direzione lombarda del Partito democratico ha rimandato all’assemblea la discussione e il voto sull’esito «per un accordo con le altre forze sulla composizione della coalizione, sulla piattaforma programmatica e sulla candidatura». Oltre all’assessore alla casa di Milano, Pierfrancesco Maran, circola il nome del parlamentare europeo Pierfrancesco Majorino. Nome, questo, che sembra gradito anche al Movimento 5 Stelle. «È una persona con cui si può discutere e dialogare» dice ad esempio il consigliere regionale dei 5S Massimo De Rosa.

IERI ENRICO LETTA ha parlato agli eletti alla Camera e confermato l’idea di anticipare il congresso (e le primarie) a prima delle regionali del Lazio. La decisione verrà ufficializzata nel corso della direzione di sabato, che dovrebbe varare il regolamento congressuale.