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Il discorso di Capodanno «Raccogliere l’invito del Papa, eccessiva sproporzione tra i fondi per le armi e per il clima». Il presidente elogia il «patriottismo» di medici, insegnanti e migranti che «amano l’Italia». E denuncia le «condizioni inammissibili» delle carceri. Plauso bipartisan, Meloni gongola per i riferimenti al patriottismo, Schlein loda le parole su giustizia sociale e clima

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno foto LaPresse Sergio Mattarella – LaPresse

La pace che «grida la sua urgenza» di fronte ai gravi conflitti in atto è stata uno dei pilastri del discorso di fine anno di Sergio Mattarella, il decimo del suo doppio mandato al Quirinale (oltre 10 milioni i telespettatori). E ieri il Capo dello Stato è tornato sul tema nel messaggio di auguri a papa Francesco, auspicando che tutti accolgano il suo appello a «gesti urgenti e coraggiosi» in direzione della fine delle guerre. E ha aggiunto: «L’Italia, che ha nel ripudio della guerra e della pena di morte, nel riconoscimento dei diritti e delle libertà fondamentali, e nel perseguimento di pace e giustizia tra le Nazioni i capisaldi della sua Carta costituzionale, non potrà che contribuire a favorire la soluzione pacifica dei conflitti in atto».

NON SONO SOLO PAROLE di consonanza con l’instancabile sforzo diplomatico di Francesco, ribadito ieri durante l’Angelus. Ma anche un invito al nostro paese, al governo e all’Ue che è «una storica espressione di pace», a fare di più per aprire canali diplomatici, in Ucraina come in Medio Oriente. Mattarella ha ricordato anche la «crescita record» della spesa in armamenti, schizzata dopo l’invasione russa dell’Ucraina fino a 2443 miliardi di dollari. «Otto volte più di quanto stanziato alla Cop 29 per combattere i cambiamenti climatici, una sconfortante sproporzione».

Breve ma intensa la citazione per Cecilia Sala, detenuta in Iran: Mattarella esprime «l’angoscia di tutti» per lei, «le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia». E ricorda «il valore della libera informazione», il prezzo pagato dai giornalisti nel racconto delle guerre, il servizio che «rendono alla comunità»,

SULL’ITALIA IL PRESIDENTE evidenzia le «luci» e le «ombre», e tra le seconde cita le lunghe liste di attesa nella sanità che portano molti italiani a «rinunciare alle cure», le «condizioni inammissibili» di vita nelle carceri, con i numerosi suicidi: una situazione ben lontana dalle «norme imprescindibili» che la Costituzione prevede per la detenzione: che deve consentire ai detenuti di respirare «un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità e al crimine». Con buona pace di chi in Fdi, il sottosegretario Delmastro, auspica che ai detenuti manchi l’aria.

A fronte di «dati incoraggianti» su occupazione ed export, il presidente prosegue il suo cahier de doléances ricordando la fuga dei giovani all’estero per trovare lavoro, l’abbandono delle aree interne, il perdurante squilibrio di opportunità e servizi tra nord e sud, il disagio giovanile che si manifesta con atti di bullismo, violenze, abuso di droghe e alcol. Un disagio che «va ascoltato e richiede risposte concrete», per ridurre la precarietà del lavoro l’incertezza delle vite che favorisce il calo delle nascite. E ancora, le morti sul lavoro, ultimo il caso di Calenzano, di fronte a cui «non bastano parole di sdegno», ma occorre «agire con responsabilità e severità. E così le alluvioni che non si possono più considerare «fatti straordinari e vanno quindi prevenute con lungimiranza».

MATTARELLA CITA LA PAROLA dell’anno indicata dalla Treccani, «rispetto»: in primo luogo della vita, della libertà e dignità delle donne, troppo spesso vittime della barbarie dei femminicidi. «Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. Vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste».

C’è nel suo discorso la ricerca di esempi positivi, di cittadini comuni che nel loro agire mostrano come sia possibile reagire a «egoismo, rassegnazione e indifferenza»: persone che mostrano una «tensione ideale», una speranza collettiva che può tenere insieme la comunità. Una trama che «ci consentirà di evitare quelle divaricazioni che lacerano le nostre società producendo un deserto di relazioni».

Il presidente elenca esempi di «patriottismo»: quello dei «medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili»; degli insegnanti; di chi fa impresa «con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza»; dei giovani che studiano e degli anziani che «assicurano sostegno alle loro famiglie». E anche il patriottismo dei migranti che «amano l’Italia e ne fanno propri i valori costituzionali e le leggi, arricchendo la nostra comunità».

Chiude ricordano che quest’anno sarà l’ottantesimo anniversario della Liberazione. «Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale». E la speranza, dice, «non può tradursi soltanto in attesa inoperosa». Dipende «dalle nostre scelte».

MELONI, CHE HA SENTITO Mattarella la sera del 31 per gli auguri, fa sapere di aver apprezzato «il richiamo al valore fondante del patriottismo», ma anche il riferimento alla necessità di affrontare il disagio giovanile. Schlein invece sottolinea le parole «sulla pace, sulle diseguaglianze, sull’emergenza climatica, sulla precarietà: un richiamo potente alla responsabilità collettiva». Conte e Avs apprezzano in particolare l’alert sulle spese militari. Mentre Salvini affida ogni speranza di pace all’azione di Trump. Un plauso bipartisan, ma è solo di facciata. Come da tradizione.