Missione fallita, missione compiuta.
Matteo Renzi ha ottenuto l’obiettivo che si era prefisso: distruggere la maggioranza di governo, annientare il centrosinistra e tirare la volata a un governo di unità nazionale, consegnando il paese nelle mani di un salvatore della patria che ha un nome e cognome: Mario Draghi, incaricato, ieri sera, dal presidente Mattarella, di formare un ministero di salute pubblica.
Sono ore drammatiche, sottolineate dal tono e dalle parole del Capo dello Stato che, parlando in diretta televisiva, ha informato il paese delle sue determinazioni.
Mattarella ha spiegato perché le elezioni anticipate non sono ritenute un’alternativa possibile in questo momento e perché è invece necessario avere subito un governo capace di affrontare la situazione sanitaria e dunque di centrare l’obiettivo del Recovery fund.
Siamo di fronte se non a un azzeramento certamente a una micidiale riduzione degli spazi democratici, a un vero e proprio commissariamento del paese, come capitò con Monti e come non capita in nessun paese europeo, e segnatamente in una congiuntura storica come quella che stiamo vivendo.
Si annullano le differenze politiche e si affidano le sorti del nostro paese a un illustre economista. Che solo il paravento di una falsa coscienza può definire un tecnico.
E quando la politica fa un passo indietro per lasciare il campo a uomini della finanza, vuol dire che la democrazia gode di una cattiva, pessima salute.
Un motivo in più per tenere alta la guardia.
Commenta (0 Commenti)Adji Mbengue, Imola
Affaticati Carla, Montechiarugolo (PR)
Africano Marinella, Bologna
Agazio Domenico, Bologna
Agnusdei Francesca, Senigallia (AN)
Agresta Andrea, Rimini
Al Halabi Fady, Bologna
Albarani Claudia, Rimini
Alduini Silvia
Almansi Annalisa, Bologna
Ambrosino Daniella, Roma
Anelli Rosolino, Piacenza
Angius S. Paolo, Bologna
Antetomaso Cesare,ROMA
Antonozzi Juri, Roma
Arcangeli Angela, Rimini
Archetti Giorgio, Bologna
Argelli Rosanna, Faenza
Arianii Luciano, Firenze
Arrighi Anna
Aulizio Luigi, Rimini
Aulizio Rita, Cesena
Baccarini Antonella, Faenza
Bacchiocchi Aldo, Bologna
Baicchi Francesco, Pistoia
Baldisserri Marina, Imola
Baldocchi Umberto, Lucca
Balestri Floriano, Casalecchio di Reno (BO)
Barbieri Moreno
Bardi Vittorio
Bassi Roberto, Piacenza
Bazzi Ernestina, Reggio Emilia
Begliomini Barbara
Begliomini Ombretta
Begliomini Roberto
Bellei Patrizia, Bologna
Belliti Daniela, Pistoia
Bennici Laura, Firenze
Bergonzi Angela, Parma
Bergonzini Mauria, Bologna
Bernardini Monica, Bologna
Bertani Angela
Bertini Andrea, Imola
Bettini Jadranka, Bologna
Biagini Margherita, Firenze
Biondi Monica
Boilini Tania, Maranello (MO)
Bonacchi Rosalba, Pistoia
Bonardi Martino, Parma
Bonfatti Ivano
Borghesi Lucio
Borgioli Claudia, Limite sull'Arno
Bortolone Maria Rosaria, Firenze
Bresci Alberta, Pistoia
Brintazzoli Lya, Bologna
Brogi Giuseppe
Bruni Bianca
Bruni Gianni
Bruno Maura, Piacenza
Bursi Anna Rita
Burzacchini Anna
Busolini Gianni,Treviso
Caggioli Cristina, Bologna
Campagna Giuseppa, Roma
Campani Renata, Parma
Canigiani Loriana
Cannici Vincenzo, Pistoia
Capecchi Chiara
Capecchi Luigi
Casella Chiara, Piacenza
Caserta Sergio, Bologna
Casolari Loretta
Castellan Gianni, Montechiarugolo (PR)
Cesena Maura, Piacenza
Chiodarelli Mauro, Bologna
Ciardelli Luca, Piacenza
Ciarmoli Lucia, Roma
Cinti Paolo, Bologna
Cinti Sergio, Bologna
Ciotta Mirko
Cirillo Dora, Bologna
Ciurlia Maria Luisa, Rimini
Clarke Vanadia Giusy, Catania
ColaJanni Cinzia, Catania
Cottone Maurizio, Rimini
Cremaschi Marina, Bologna
Crepuscoli Corrado, Bologna
D'Amico Sebastiano
D’Orazio, Piacenza
Daghini Roberto, Pistoia
De Nicolo Mery, Rimini
De Rosa Letizia, Reggio Emilia
De Troia Alessandro, Pavia
De Troia Rosella, Rimini
De Troia Teresa, Bari
DeMusso Eleonora, Firenze
Di Capua Antonio, Pordenone
Di Carlo Giuseppe
Di Gennaro Fedele, Bologna
Di Giovanni Umberto, Siracusa
Di Matteo Francesco, Bologna
Di Rienzo Adriana, Bologna
Di Tirro Gennaro
Fadda Anna Rita
Fattori Antonella, Empoli
Fedi Aldo , Pistoia
Ferrari Algo, Reggio Emilia
Fidenzi Valerio, Terni
Fin Marta, Bologna
Fois Barbara, Cagliari
Fortuzzi Francesca, Bologna
Gaggioli Cristina, Bologna
Galizia Davide
Gallo Domenico, Roma
Gallori Ezio
Gamberini Laura, Bologna
Gavelli Liana
Ghinelli Maurizio, Rimini
Giannetto Fanio, Roma
Giontella Sabrina, Pordenone
Girlando Alberto, Parma
Giulietto Antonella, Rimini
Gobbo Laura, Roma
Godano Umberto, Bologna
Golinelli Sergio
Gradella Ferdinando , Parma
Grandi Alfiero, Roma
Groppi Patrizia
Gualerzi Nicoletta, Bologna
Guastini Dario, Pistoia
Gugliantini Giovanni, Roma
Gugliucci Liliana, Salerno
Iandolo Benedetta, Bologna
Innocenzi Elisa, Bologna
La Scala Rosa
Lai Laura
Lamacchia Roberto,Torino
Lazzaro Claudio, Roma
Lenzi Riccardo Loiano (BO)
Leotta Citto, Acireale
Lolli Silvia, Bologna
Lombardi Paolo
Longo Maria, Bologna
Lucchetta Cesare,Venezia
Maglieri Giuliano, Valdinievole (PT)
Manderino Silvia, Mestre
Mangianti Cesare, Rimini
Manna Angela
Marcheselli Laura
Marchini Lina, Parma
Marchini Luisa, Bologna
Marchioro Silvana, Bologna
Martelli Simonetta
Martino Leonarda, Bologna
Marzenka Matas, Firenze
Marzenka Matas, Firenze
Marzi Isabella
Massa Renato, Pistoia
Mastrangelo Rita
Masula Sergio, Rimini
Mattioni Fabrizia, Rimini
Mauceri Corrado, Firenze
Melandri Vittorio, Piacenza
Meliconi Maria Grazia, Bologna
Mezzatesta Francesco, Parma
Michelotti Sabrina, Parma
Minerali Fulvio, Bologna
Missiroli Fulvia, Ravenna
Modesti Paola, Milano
Montali Luca, Terni
Montani Melita
Montani Morgana
Mori Luca, Prato
Morini Angelo, Ravenna
Morini Ivan, Ravenna
Morselli Pierangela, Bologna
Nanni Catia, Imola
Nasuti Pierino, Reggio Emilia
Nepoti Stefania, Budrio BO
Niccolai Cinzia, Firenze
Nicoletti Roberta, Capannori
Onor Giancarlo,
Pacarini Roberto, Reggio Emilia
Pacini Pier Giorgio
Pani Renato,Treviso
Panico Loredana, Battipaglia
Papaleo Maria Grazia, Rimini
Pardi Pancho, Firenze
Parmigiano Gilda
Parmigiano Maria Celeste, Reggio Emilia
Pasolini Walter, Rimini
Pasotti Michele, Imola
Pasquali Roberto, Bologna
Pasquetti Ivo, Pistoia
Pasquino Gianfranco, Bologna
Patanè Rosario, Acireale
Patrizi Rosanna, Parma
Patuelli Maria Paola, Ravenna
Pazzagli Rossano, Val di Cornia
Pederzoli Vania, Modena
Perry Anne
Petris Valeria
Picciau Regina, Napoli
Pinotti Carla, Piacenza
Pisano Romeo, Bologna
Prodi Silvia, Reggio Emilia
Proietto Angela, Parma
Quintavalla Cristina, Parma
Rampello Elena, Parma
Ricci Clelia, Bologna
Ricciardi Giannoni Maria, Montechiarugolo (PR)
Rinaldi Loredana, Bologna
Riverso Roberto, Ravenna
Rizza Gabriele
Rizzitiello Giovanni Michele, Piacenza
Roberti Roberta, Parma
Romagnoli Patrizia, Bologna
Romito Elena
Romito Walter
Ronconi Franco, Forlì
Rosano Maria, Firenze
Rosetti Antonella, Ravenna
Rosi Mara, Bologna
Rota Andrea, Piacenza
Rotter Butera Luciana
Ruggeri Giancarlo, Reggio Emilia
Salerno Francesco, Piacenza
Sani Sandra
Santoro Laura, Firenze
Sasso Renza, Pistoia
Saviotti Massimo
Sbrana Maurizio, Lucca
Scandurra Enzo, Roma
Scandurra Enzo, Roma
Schiavo Luciano, Bologna
Scolari Cecilia, Piacenza
Sentimenti Mauro, Modena
Serio Francesco,Piacenza
Sirin Ghribi
Solimeno Paolo,Firenze
Somarè Elena
Sorrentino Natale, Pordenone
Taccini Maurizio, Maranello (MO)
Tadolini Giuseppe
Tanzini Tiberio, Empoli
Tarasco Pasquale, Avellino
Tentoni Mariolina, Rimini
Tesei Cinzia, Cervia
Tesei Massimo
Tocco Angelo
Tocco Rita, Maranello (MO)
Torrisi Giusy, Acireale
Tosi Saverio
Tough Patricia, Bologna
Trizio Marino
Urbinati Graziano, Rimini
Urbinati Milvia, Piacenza
Urbinati Nadia, Bologna
Vaiani Mauro
Varatta Antonio, Parma
Vermigli Antonio, Quarrata
Villone Massimo, Napoli
Wolf Stefania, Bologna
Zanetti Lodovico
Zardetto Rina, Reggio Emilia
Zoli Moreno, Forlì
Zorzetto Mario,Treviso
Mentre il leader d'Italia viva entrava al Quirinale per le consultazioni col presidente della Repubblica in Arabia è stata trasmesso l'intervento registrato dell'ex segretario del Pd al Future Investment Initiative, ribattezzato dai locali come la "Davos del deserto". Un dibattito col controverso principe Mohammed bin Salman durante il quale l'ex segretario del Pd si è prodotto in una serie di affermazioni entusiastiche nei confronti del Paese arabo. Le cui autorità, secondo Amnesty, reprimono "i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione. Hanno vessato, detenuto arbitrariamente e perseguito penalmente decine di persone critiche nei confronti del governo"
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"La memoria conta veramente - per gli individui, le collettività, le civiltà - solo se tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare ciò che si voleva fare, di diventare senza smettere di essere, di essere senza smettere di diventare"
Da le Odissee nell'Odissea di Italo Calvino
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Una strana crisi di governo. Il Governo non deve avere la fiducia del Presidente della Repubblica ma solo quella del Parlamento. Avallare la tesi contraria significa spianare la strada al presidenzialismo, che è il vero progetto delle destre
Benché tutti parlino di crisi in atto del nostro governo, non c’è, né finora c’è stata, nessuna crisi di governo.
Sulla base della nostra Costituzione un governo entra in crisi, e deve dimettersi, allorquando difetta della fiducia delle Camere. Non basta che non abbia la maggioranza assoluta.
Neppure è sufficiente che su un determinato provvedimento venga messo in minoranza: «Il voto contrario di una o di entrambe le Camere su una proposta del Governo», dice l’articolo 94, comma 4 della Costituzione, «non importa obbligo di dimissioni».
Se quindi sulla relazione dei prossimi giorni del ministro della Giustizia il governo non porrà la fiducia, non ci sarà nessuna crisi di governo, qualunque dovesse essere l’esito del voto.
Senza una maggioranza stabile, o comunque con una maggioranza «raccogliticcia», d’altro canto, reclamano le destre e ripetono i giornali, non restano che le elezioni, e il Presidente della Repubblica ci manderà a votare.
Non è vero.
Una simile decisione presidenziale è impossibile. Il Presidente non può dimissionare un governo non sfiduciato dalle Camere. Del resto lo stesso scioglimento delle Camere non è un atto unicamente del Presidente della Repubblica.
Come tutti gli atti presidenziali, esso deve essere proposto e firmato da un membro del governo. «Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido – dice l’articolo 89 – se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità». Per un atto come lo scioglimento delle Camere il ministro proponente, senza la cui controfirma tale atto non è valido, è ovviamente il Presidente del Consiglio, che di esso assume la responsabilità.
Insomma, la nostra è una democrazia parlamentare, nella quale «il Presidente della Repubblica – come dice l’articolo 90 – non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni». Il Governo non deve avere la fiducia del Presidente della Repubblica, come avviene nelle democrazie presidenziali, ma solo quella del Parlamento.
Il fatto che le destre si rivolgano al Presidente della Repubblica perché sciolga le Camere o comunque licenzi il Presidente del Consiglio a causa della debolezza della sua maggioranza, segnala perciò una concezione appunto presidenziale della nostra democrazia.
Non è solo una concezione sbagliata, né tanto meno un’idea ingenuamente errata.
È al contrario una concezione sostenuta strumentalmente proprio in funzione di una prossima campagna per la trasformazione della nostra Repubblica in una Repubblica presidenziale, cioè per un obiettivo da sempre apertamente perseguito dalle destre.
È questa l’insidia che si nasconde dietro l’attuale dibattito sulla cosiddetta crisi di governo.
Se il Presidente della Repubblica ha così rilevanti poteri, come lo scioglimento unilaterale delle Camere e il destino dei Governi – questo l’argomento forte a sostegno del prossimo tentativo di manomissione del nostro assetto costituzionale – allora è giusto che sia eletto direttamente dai cittadini anziché dal Parlamento.
L’aspetto allarmante di tutta questa vicenda è che non solo le destre, ma gran parte del sistema politico e quasi tutta la grande stampa sembrano condividere o quanto meno avallare questa errata interpretazione della figura del Presidente della Repubblica disegnata dalle norme costituzionali e la conseguente, vistosa deformazione del nostro sistema politico.
È invece questa ennesima, insidiosa aggressione alla nostra Costituzione che oggi occorre prevenire e respingere con la massima fermezza.
Commenta (0 Commenti)Sottotitolo: prova anche tu a far cadere il governo della tua parte. Ci sono vari schemi da adottare e esempi da superare
Un nuovo gioco di ruolo telematico viene oggi offerto ai ragazzi: il Renzino, detto anche il gioco dello Scorpione.
Il più classico inizia con un atto di coraggio: il segretario del partito al governo costringe alle dimissioni il presidente del consiglio espresso dal suo stesso partito e prende il suo posto (qui nasce la favola moderna del suo incommensurabile talento).
Il secondo passaggio è la redazione di una riforma costituzionale per ridurre il Senato a camera, a mezzo servizio, dei consiglieri regionali. Il nuovo presidente del consiglio si presenta in aula con la mano in tasca e annuncia che quella è l'ultima volta che un presidente si rivolge al Senato e che se la riforma non passerà lui stesso abbandonerà la politica.
Il terzo passaggio consiste nell'imprevista sconfitta della riforma al referendum. Qui si vede il vero carattere del giocatore. Se abbandona davvero la politica il gioco è subito finito e non c'è più sugo. Se invece il giocatore ha il coraggio di smentirsi il gioco continua.
Il quarto passaggio è la sconfitta del suo partito alle elezioni. Dove però il presidente sconfitto deve avere il coraggio di presentarsi al voto proprio per quel Senato che aveva voluto ridurre. Con un coraggio altruistico supplementare: riempire le liste con i suoi sostenitori, che nonostante la sconfitta risulteranno numerosi e quasi tutti fedelissimi.
Il quinto passaggio è il più delicato. Dopo aver portato alla sconfitta elettorale il suo partito il neo senatore opera una chirurgica scissione che sottrae al suo ormai ex partito una pattuglia di senatori decisiva per gli equilibri della nuova maggioranza che lui stesso ha contribuito a far nascere.
Il sesto passaggio consiste nel togliere la fiducia al governo espresso dalla maggioranza e sghignazzare sulle sue sventure. Ma qui ci vuole uno speciale coraggio per rendere il gioco pieno di suspense. Bisogna esercitare un doppio talento: restare a mezza strada tra la maggioranza amputata e l'opposizione, far capire che ci si considera parte della maggioranza e allo stesso tempo comportarsi da capo dell'opposizione (per il vero giocatore sentirsi capo di qualcosa è fondamentale).
Ma, settimo e ultimo passaggio, il successo del giocatore non è solo far cadere il governo di quella che era la sua parte ma anche e soprattutto evitare il ricorso alle elezioni, perche queste sarebbero letali per il suo gruppo, dato che col 2% dei suffragi previsto sarebbe condannato alla totale scomparsa. Se ci riesce ricchi premi e cotillons, a patto che riesca a barcamenarsi tra le due parti perché nessuna delle due lo vorrà tra le proprie file.
Il Renzino (ovvero il coraggio e il talento dello scorpione) è il nuovo gioco d'azzardo del nostro tempo. Necessario per ridare fascino all'attività più estenuante dell'uomo: la politica.
Per giocarlo si deve avere precisa cognizione dei propri limiti. Se si ammette di non essere autenticamente stronzi meglio non giocare.
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