DOPO I BALLOTTAGGI. Fratoianni e i 5S insistono: serve un programma coraggioso che guardi ai ceti più fragili. Consensi anche nel Pd. Ruotolo: la ricetta centrista ha fallito. La segretaria: «Lavoriamo a un progetto coerente aperto a tutte le opposizioni. Non c'è solo il no all'autonomia, convergenze ampie anche su scuola e sanità»
Per il centrosinistra italiano il giorno dopo la vittoria delle forze democratiche in Francia è quello della riflessione. All’entusiasmo della domenica notte subentrano i ragionamenti. Il Pd continua a battere il tasto dell’unità: «Noi abbiamo perso le elezioni perché ci siamo divisi», dice il responsabile esteri Peppe Provenzano e anche Schlein batte su questo tasto come condizione necessaria ma non sufficiente per un’alternativa. «Noi dobbiamo continuare a costruire la nostra strada in Italia», ha detto ieri sera a La7. «Il fronte popolare è riuscito a unirsi con un progetto coerente e ha saputo chiamare al voto tantissime persone. Non vogliamo un’alleanza in provetta, o solo contro qualcuno ma per un progetto».
Sulla foto di venerdì scorso in Cassazione con tutti i leader dell’opposizione ha aggiunto: «Non siamo uniti solo contro l’autonomia, ma anche su scuola, sanità e politiche industriali. Non pongo veti verso nessuno, va bene anche Renzi».
Andrea Orlando sottolinea l’importanza di una sinistra con programmi chiari, capace di trovare i voti dei giovani e di ritrovare quelli delle classi popolari: «La parola socialismo provoca le convulsioni solo in Italia. Eppure è la via», mette a verbale l’ex ministro. Anche Sandro Ruotolo, della segreteria, segnala la necessità di un campo «il più inclusivo possibile che non significa però un programma annacquato: alle elezioni europee siamo tornati al centro del campo come Pd perchè abbiamo detto e fatto cose di sinistra. La ricetta centrista ha fallito. Da altre parti, nel Pd, l’analisi è un po’ diversa: si sottolinea il successo del britannico moderato e restano tutte le perplessità verso Mélenchon. E soprattutto si ricordano le differenze tra il Pd e le forze più a sinistra sulla politica estera.
M5S e Avs sono i più convinti nel dire che il successo francese deriva dalla chiarezza della proposta: «Per battere la destra estrema serve una proposta coraggiosa, ecologista e di sinistra, femminista», dice Nicola Fratoianni. «Il Nuovo Fronte Popolare è stato l’unica novità capace di fermare l’estrema destra anche negli strati popolari, perché ha proposto un programma coraggioso: aumento del salario minimo, riduzione dell’età pensionabile, lotta ai cambiamenti climatici. Chi, in Francia come in Italia, considera ininfluente la sinistra definita con fastidio “radicale” sappia che così facendo rischia solo di rinviare la vittoria dell’estrema destra». La neo eurodeputata Ilaria Salis è ancora più netta: «Quando la sinistra propone senza paura ‘”cose di sinistra” nutrendosi delle lotte sociali e culturali, quando ci si emancipa dalla subalternità all’ideologia del capitalismo neoliberista (il macronismo) allora l’antifascismo può vincere».
Anche i 5s sottolineano la necessità di proposte forti. «La definitiva sconfitta del Rassemblement National ci sarà se il prossimo governo darà risposte forti in ambito sociale ed economico a quelle sacche di disagio a cui la propaganda lepenista ancora attinge», dice il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri. Concetti molto lontani da quelli espressi da Azione e Italia Viva, con Renzi e Calenda a battere sulla «tenuta» di Macron. La prova che, in Italia, la costruzione di un fronte di alternativa è solo in fase embrionale.
Nicola Zingaretti, ex segretario dem, fa sfoggio di ottimismo: «Noi stiamo unendo finalmente un popolo che a settembre 2022 era diviso. Il voto in Francia aiuta molto: voglio vedere chi continuerà a dire “no con Tizio, no con Caio”». Marco Grimaldi di Si lancia il cuore oltre l’ostacolo: «In Italia siamo più avanti rispetto ai francesi: più che un patto di desistenza stiamo cercando di mettere in campo una proposta sui temi sociali e abbiamo vinto insieme le comunali». Frena Riccardo Magi di +Europa: «Ci sono differenze sostanziali sulle ricette di governo, anche sul posizionamento internazionale, ma costruire un’alleanza è una via necessaria, bisogna provarci»