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INTERVISTA. Il segretario di Si: «Mi auguro che riesca a riposizionare il Pd su temi come il lavoro. Non basta un’alleanza, riconquistare l’egemonia»

Fratoianni: «Schlein? Le parole della sinistra avranno più volume» 

Nicola Fratoianni risponde al telefono da Portovesme, in Sardegna, dove ha appena incontrato i lavoratori saliti sulla ciminiera dell’impianto Kss. «Il nostro dovere è stare a fianco di lavoratori costretti a stare per 4 giorni a 100 metri di altezza per sollevare il velo sull’ennesima crisi di un territorio massacrato e sul rischio di altre 1500 casse integrazioni. Il nostro compito è ascoltarli, anche per sentirsi dire “ci siete stati troppo poco vicini”…».

Sono scesi dalla ciminiera, dopo un tavolo al ministero.
Un gesto di responsabilità ma soprattutto di speranza per una soluzione positiva. Faremo di tutto per aiutarli, ma il tempo di mettere pezze sulle singole crisi è finito: ora servono politiche industriali che mettano al centro la conversione ecologica.

Oggi sarete in nella piazza antifascista di Firenze.
L’aggressione squadrista agli studenti è un fatto gravissimo. Ma lo è anche l’atteggiamento indecente di un ministro, Valditara, che parla contro la Costituzione su cui ha giurato. Immaginare provvedimenti contro una preside che con la sua bellissima lettera agli studenti ha onorato la sua funzione di insegnante mostra la cifra culturale e politica di questa destra. Spero sia una piazza bellissima, per la Costituzione e per la scuola che resta la più importante infrastruttura civile del paese.

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In pochi giorni avete chiesto le dimissioni di Valditara e del ministro dell’Interno Piantedosi per le sue parole dopo la strage in mare. Due dimissioni a settimana non le sembra un cronoprogramma un po’ troppo ambizioso?
Sono richieste più che giustificata dai loro comportamenti. Ma il punto vero è costruire con fatica e determinazione una opposizione a questo governo e un progetto alternativo nel rapporto con la società, con quelle contraddizioni su cui la destra ha costruito la propria vittoria: le ferite, le paure, la domanda di protezione sociale. Sarà un lungo lavoro.

Come valuta la vittoria di Schlein alle primarie Pd?
Sbaglia chi pensa che per la sinistra sarebbe stata preferibile l’affermazione di una prospettiva più moderata. Per me vale sempre il motto che usai quando il M5S di Conte prese una direzione progressista: “Viva l’assembramento a sinistra”. La vittoria di Schlein è un fatto positivo, non solo perché si tratta di una donna, ecologista e femminista. Ma perché aumenterà il volume e la forza del vocabolario della sinistra, dei suoi valori, che per anni sono stati considerati una specie in via d’estinzione. Il risultato delle primarie dà nuova legittimazione a parole che a lungo tempo erano considerate indicibili. E ci offre l’opportunità per accumulare le forze e invertire la tendenza sui temi che per noi sono centrali, dal lavoro ai salari al cambiamento climatico.

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Ora rinascerà una coalizione Pd-M5S – sinistra?
Questa ricomposizione è forse l’obiettivo più facile da raggiungere, ma non è sufficiente. Non voglio sottovalutare il risultato di superare la stagione sciagurata delle rotture, ma è prioritario fare una battaglia politica e culturale nel paese per riconquistare l’egemonia.

Vasto programma.
La destra ha dato le sue risposte alle paure, alla crisi della della globalizzazione, ha offerto i suoi elementi di rassicurazione in chiave nazionalista. A noi tocca offrire una protezione di sinistra cheparta da scuola e sanità pubbliche, lavoro e salari. Penso al salario minimo e alla riduzione dell’orario di lavoro come prime battaglie, all’indicizzazione di salari e pensioni all’inflazione.

Renzi sogna praterie di voti spaventati da un Pd si sinistra.
E si sbaglia ancora una volta. Se cresce la forza di un discorso di sinistra si vede ancora meglio che il centro è un’illusione ottica. L’alternativa a questa destra è una sinistra che guarda alla Spagna, a quello che stanno facendo il governo Sanchez con Podemos.

Perché Schlein ha vinto?
Perché gli elettori del Pd hanno chiesto una scossa, scelte nettamente diverse da quelle fatte finora. Mi auguro che questo riposizionamento vada fino in fondo perché, giusto o sbagliato che sia, le posizioni del Pd sul lavoro, e penso al Jobs Act, hanno influito sulla percezione che gli elettori hanno avuto di tutto il campo di centrosinistra.

Sull’Ucraina molti editorialisti immaginano un cambio di linea dei dem.
Non vedo segnali in questa direzione e mi dispiace perché, dopo un anno, è sempre più chiaro che questa guerra non si può risolvere con un’ escalation militare. Non lo dico io, ma anche i vertici militari Usa. Senza un vero sforzo diplomatico la pace si allontana ogni giorno di più. Forse è il caso di prenderne atto.

Eppure c’è una narrazione che sembra mettere in guardia il Pd: il no alle armi significherebbe uscire dalla Nato.
C’è una narrazione tossica che fin dall’inizio ha alimentato liste di proscrizione in cui i pacifisti e la sinistra erano gli amici di Putin. Ma non ci spaventano: pace e disarmo sono i grandi temi del futuro