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CONSERVATORI DI CORAGGIO

ManifestareE’ questa l’espressione che, in una giornata di sole, ha accolto l’oceanica folla di Piazza S. Giovanni. Una folla che non era scontata e che ha fatto ricredere chi pensava in un flop dell’iniziativa.

Non solo pensionati, quarantenni e cinquantenni, ma anche tanti giovani precari e in cerca di lavoro, che vivono sulla propria pelle lo sfruttamento delle varie forme di contratto e la mancanza di diritti certi.

 

E sono stati proprio questi giovani ad aprire il corteo.

Conservatori di coraggio, sì, il coraggio di rivendicare la dignità della persona, il diritto al lavoro, il rispetto della nostra Costituzione.

Roberto D’Alimonte, oggi, su Il Sole 24 ORE, parla di una sinistra che vuole cambiare, quella della Leopolda, e di una che vuole conservare, quella di Piazza S. Giovanni, dove lui evidentemente non c’era.

Ieri si è dimostrato che questa rozza semplificazione non risponde alla realtà.

La protesta non ha solo detto NO, ha dato voce sul palco ai tanti Matteo, Lucia, Marta, Chiara, giovane mamma che vorrebbe rientrare nel mondo del lavoro; ha anche indicato percorsi veramente innovativi, ha invitato a una svolta coraggiosa che l’attuale Governo non realizza fino in fondo, nel momento in cui ascolta chi vorrebbe limitare il diritto di sciopero (finanziere Serra) e flirta con chi per vent’anni ha contribuito a ridurre il Paese in questo stato.

Il popolo della grande manifestazione è quello che vuole veramente il cambiamento: una società in cui non sia più solo il 10% della popolazione italiana a godere del 50% della ricchezza.

E’ un popolo che rappresenta varie realtà; non tutto iscritto alla CGIL, ma sensibile al richiamo di chi ha fatto della lotta per i diritti uno strumento di giustizia sociale e vero sviluppo. Un popolo che in parte ha la tessera del PD, o ha votato PD, ma si sente orfano; Antonello Caporale lo definisce apolide, senza più un partito.

La manifestazione è stata veramente l’espressione di una parte del Paese che non riconosce nel job act la strada per la realizzazione dei posti di lavoro, della dignità e dell’uguaglianza.

E a chi dice che la maggioranza degli italiani era a casa, rispondiamo che “è vero, eravamo solo un milione, ma anche perché piazza e strade non ne avrebbero potuto contenere di più”.