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Il leader della Cgil dopo il confronto col governo: “Non sono disponibili a cambiare nulla, continuano a colpire lavoratori, giovani e pensionati. Non c’è niente su salari e sanità. Serve un messaggio chiaro” 

Il governo ha confermato “che quella presentata in Parlamento è la manovra: i margini sono quelli, gli spazi di modifica sono limitati dentro quella logica. Allora noi confermiamo il nostro giudizio di una pessima legge di bilancio, che non affronta e non dà un futuro al Paese”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parlando a margine del tavolo di confronto che si è svolto a Palazzo Chigi.

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Le richieste dai salari alla sanità

“Noi abbiamo avanzato richieste molto precise: c’è un aumento salariale da mettere in campo, che non può essere il 6% proposto nell’accordo separato con l’inflazione al 17%”. Le altre richieste centrali sono “aumentare gli investimenti nella sanità pubblica per fare assunzioni; togliere il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e confermare tutti i giovani precari presi durante nel Pnrr; abbiamo posto il tema di una modifica vera della riforma Fornero in tema previdenziale”.

Una vera riforma fiscale

Poi, sulla politica industriale, la Cgil ha chiesto “di ripristinare i soldi per l’automotive, rimettere le risorse sul Mezzogiorno. Alla domanda dove prendiamo le risorse, abbiamo risposto al governo in modo molto esplicito: con una vera riforma fiscale. Questo significa andare a tassare le rendite, i patrimoni, le ricchezze prodotte.

Governo indisponibile, sciopero confermato

Landini quindi prosegue: “Su questo l’esecutivo non mostra nessuna disponibilità né apertura: continuano a pagare i lavoratori dipendenti e pensionati, i giovani e i precari. Per noi è assolutamente confermato lo sciopero generale del 29 novembre per chiedere di invertire questa tendenza che non è più accettabile. L’aumento delle diseguaglianze fa paura e il governo vive in un altro mondo: ci racconta che cresce l’occupazione, che va tutto bene, che siamo tra i Paesi messi meglio in Europa. Ho la sensazione che non frequentino troppo i luoghi dove vivono le persone vere, forse stanno da un’altra parte”.

Non c’è da essere contenti

Il leader della Cgil non vede luci nella manovra: “Dovrei essere contento per il cuneo? L’hanno reso strutturale, ma ce l’avevo già, non è cambiato nulla. Addirittura quelli che hanno un reddito fino a 35.000 euro ci rimettono qualcosa, perché la modifica tecnica che fanno non è parità di salario. Il rinnovo del contratto nel pubblico impiego offre il 6%, ciò secondo loro dovrebbe valere per la sanità, la scuola, per tutti, con l’inflazione al 17%… Dovremmo essere contenti? Hanno anche liberalizzato le forme di lavoro precario, abbiamo chiesto di ritirare il decreto sicurezza, perché limitare il diritto delle persone di battersi va contro la Costituzione”.

La manovra non cambia

Insomma, tutti gli elementi di fondo nella manovra sono stati confermati. “Il governo si dice disponibile al confronto, purché stia dentro i margini che ci siamo dati e l’impianto della legge. Di cosa stiamo parlando, cosa ci avete chiamato a fare? Non vogliono cambiare niente. L’esecutivo nel rapporto con l’Europa ha deciso di tagliare la spesa e non agire sulle entrate, anzi l’unica spesa aumentata è quella per le armi e la difesa, chiedendo perfino lo scorporo dal patto di stabilità. Perché non lo chiedono per la sanità e la scuola? O per le politiche industriale, visto che da venti mesi la produzione cala?”.

Serve un messaggio chiaro

In definitiva, la Cgil non ha avuto risposte e prepara lo sciopero generale. “Diventa allora importante che arrivi un messaggio molto chiaro – afferma il segretario -. Anche dopo lo sciopero del trasporto pubblico locale di venerdì scorso, il governo non ha mossa un dito. Va detto esplicitamente: se c’è un aumento dei salari quest’anno, è solo grazie al rinnovo dei contratti firmati dal sindacato con i datori di lavoro privati: è appena arrivata la notizia della trattativa dei tessili in cui hanno raggiunto un accordo, con aumento salariale tra il 12 e il 13%. Non del 6% come vorrebbe il governo”, conclude Landini.