Rimpatriota A Gjader rinchiusi solo egiziani e bangladeshi. Per la prima volta la loro sorte sarà in mano alla Corte di appello di Roma. «In questo nuovo round l’aspetto più problematico è la mancanza di terzietà del soggetto che valuta quali persone sono vulnerabili e quali no», dice la dem Rachele Scarpa, in visita a Shengjin
l’arrivo in porto della nave militare Cassiopea con 49 migranti a bordo – Malton Dibra / Epa
Cinque dei 49 cittadini stranieri deportati ieri in Albania sono risultati non compatibili con il trattenimento. La nave militare Cassiopea li ha sbarcati a Brindisi. Durante gli accertamenti nell’hotspot di Shengjin quattro hanno detto di avere meno di 18 anni, un adulto è stato giudicato vulnerabile. Due sono del Gambia, due della Costa d’Avorio e uno del Bangladesh. Tutti gli altri migranti sono stati portati dietro le sbarre a Gjader: otto egiziani e 36 bangladeshi.
LE STESSE NAZIONALITÀ per cui nei due round precedenti i giudici della sezione specializzata in immigrazione del tribunale civile di Roma avevano contestato la designazione di «paesi sicuri», liberando i richiedenti asilo. Stavolta, come deciso di recente dal governo, le carte finiranno davanti alla Corte d’appello della capitale. In molti casi si tratterà degli stessi giudici spostati dall’organo giudiziario di primo a quello di secondo grado, dove scarseggiavano competenze approfondite nella materia. Persino gli uffici saranno gli stessi delle puntate precedenti, per ragioni di spazio. Comunque entro questa mattina il questore di Roma firmerà le richieste di convalida dei trattenimenti su cui i giudici devono esprimersi in massimo 48 ore. Giovedì o venerdì si saprà se il governo ha vinto o perso su quest’ennesima forzatura.
Sull’onda dell’entusiasmo per le deportazioni trumpiane e per distogliere l’attenzione, con scarsi risultati, dal caso Elmasry, la Cassiopea era stata inviata nei giorni scorsi al largo di Lampedusa, per cercare migranti da portare in Albania. Palazzo Chigi e Viminale non hanno atteso né l’udienza alla Corte di giustizia Ue a tema «paesi sicuri», sarà il 25 febbraio mentre la sentenza è attesa entro la primavera, né tantomeno il rinnovo del contratto con l’Oim. Ovvero il soggetto incaricato del pre-screening a bordo della «nave hub», a metà tra la prima rapida selezione sulla motovedetta di soccorso e quella approfondita a Shengjin.
«IN QUESTI NUOVI trasferimenti l’aspetto più problematico è la mancanza di terzietà del soggetto che valuta chi è vulnerabile e chi no. Il compito è stato delegato a medici dipendenti dal ministero della salute, dalla marina militare o perfino dall’ente gestore», afferma Rachele Scarpa, deputata Pd presente per la terza volta agli sbarchi d’oltre Adriatico. I dem hanno organizzato una staffetta: monitoreranno le procedure fino a venerdì.
Con i parlamentari c’è il Tavolo asilo e immigrazione (Tai), composto dalle principali associazioni italiane che si occupano del fenomeno. «Abbiamo rilevato gravi violazioni sull’accertamento di minore età e vulnerabilità, che deve avvenire prima del trasferimento in Albania, non a Shengjin. Chiediamo di interrompere i trasferimenti», afferma Francesco Ferri, che ha partecipato all’ispezione per il Tai.
L’ASGI SOTTOLINEA anche un’altra criticità: la violazione dell’art. 13 della Costituzione. Quello che tutela l’inviolabilità della libertà personale e stabilisce che le autorità di polizia dopo un fermo hanno 48 ore per comunicarlo alla magistratura. «Per le persone trasferite in Albania questa scadenza sembra essere ignorata, poiché il trattenimento effettivo è iniziato già con la “selezione” dei migranti in alto mare», scrive l’Asgi. In pratica l’associazione sostiene che la detenzione cominci già in mare, sulla nave. Non è escluso che su questo punto, come sull’effettività del diritto di difesa, emergano questioni di legittimità costituzionale.
Nel frattempo, alla faccia dell’effetto dissuasivo che secondo il governo avrebbero i centri in Albania, gli arrivi sulle coste italiane continuano senza sosta. A ieri erano oltre 3.300 dall’inizio dell’anno, con i picchi registrati mentre la Cassiopea era in azione. Alarm Phone ha denunciato il mancato soccorso di un barcone alla deriva in zona Sar maltese: 25 persone a bordo, tra loro tre morti. 58 migranti sono stati soccorsi nel Mediterraneo centrale da una motovedetta svedese in servizio per Frontex mentre la nave ong Ocean Viking ha portato al sicuro 93 naufraghi. L’intervento è avvenuto tra lunedì e martedì. Durante le operazioni una bimba di sette anni è andata in arresto cardiaco, i soccorritori l’hanno rianimata. È stata evacuata a Malta con la madre, lotta tra la vita e le morte. Infine l’Unicef ha denunciato che solo lo scorso dicembre il Mediterraneo ha inghiottito 300 vite.