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Perché questa petizione è importante
Alle Senatrici e ai Senatori della Repubblica
Onorevoli senatori, martedì 16 gennaio è iniziato l’esame del Ddl 615 proposto dal Governo che propone “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”.
Esprimiamo ferma contrarietà all’approvazione di questa proposta, del Governo ancorché firmata dal solo Ministro Calderoli, forse per rendere ancora più chiaro chi ne vuole l’approvazione ad ogni costo. Non certo casualmente la Presidente del Consiglio ha impresso una forte accelerazione in Senato all’altra proposta di legge del Governo (Meloni-Casellati) che punta all’elezione diretta del Presidente del Consiglio.
Due proposte che se approvate sono destinate ad avere un enorme impatto sull’assetto istituzionale e costituzionale dell’Italia, fino a prefigurare il superamento della Costituzione del 1948, delineandone una diversa e alternativa.
In questa sede vogliamo richiamare l’attenzione sul Ddl 615. È incomprensibile ed illogico che sia stata respinta la richiesta avanzata da tutte le opposizioni il 10 gennaio di anteporre nel calendario di aula il disegno di legge popolare costituzionale (764) presentato al Senato con 106.000 firme e a termini di regolamento già inserito nell’ordine dei lavori. È ovvio che la proposta di modificare la Costituzione (articoli 116.3 e 117) andrebbe esaminata per prima, potendo mutare, nel caso di approvazione, il quadro di riferimento costituzionale. Una presunta attuazione della Costituzione andrebbe considerata solo successivamente. Un ordine di trattazione coerente anche con lo spirito dell’art. 74 del regolamento del Senato di recente innovato, teso a valorizzare le iniziative dei cittadini e le loro proposte.
Nel merito della proposta sottolineiamo che non basta a fugare i timori di una inaccettabile frammentazione del paese che l’AS 615 Calderoli affidi al Presidente del Consiglio pro tempore la possibilità di porre limiti alle materie o funzioni regionalizzabili. Anzitutto l’AS 615 è legge ordinaria, sempre modificabile successivamente ed in specie modificabile dalla legge approvativa dell’intesa tra stato e regione ai sensi dell’art. 116.3, che potrebbe bene disporre diversamente. Inoltre, non è certo istituzionalmente appropriato che sia il presidente del consiglio – e non il parlamento stesso - a decidere quali poteri e funzioni siano da trasferire dallo stato alla regione.
L’oggettiva ricaduta del Ddl 615 è consentire alle regioni più ricche di trattenere più poteri e risorse per garantire i loro cittadini, mentre quelli dei territori più deboli, segnatamente del Mezzogiorno e nelle aree interne, avrebbero maggiori difficoltà per risalire la china. Si accrescono in prospettiva diseguaglianze e divari territoriali potenzialmente irreversibili. Colpisce che settori politici della maggioranza, che pure si richiamano alla Nazione, accedano ad un simile percorso, che porterebbe a una torsione dell’interpretazione della nostra Costituzione pericolosa e inaccettabile, aprendo una fase di instabilità e di pericolose tensioni tra aree del paese che potrebbero portare ad una situazione irrecuperabile per la stessa unità nazionale.
A nulla servirebbe il futuro ipotizzato rafforzamento del Presidente del Consiglio, la cui capacità di essere momento unificante di un paese frammentato sarebbe del resto contrastata e ridotta proprio dall’autonomia differenziata e dalla conseguente perdita a carico delle istituzioni nazionali di poteri funzioni e risorse necessari per le politiche volte a tutelare l’unità del paese. Un ulteriore stravolgimento della Costituzione che ad un male aggiungerebbe un rimedio peggiore ed inefficace.
Se il Ddl 615 venisse approvato, anche con le modifiche uscite dalla I Commissione, si aprirebbe una stagione di rottura in settori fondamentali dei diritti e della vita dei cittadini, fino a negare la possibilità di esigere il rispetto di diritti uniformi, senza discriminazione sulla base della residenza. È ormai chiaro a tutti che la mancanza delle risorse necessarie per la concreta attuazione rende qualsiasi definizione formale dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) un’esercitazione virtuale. Il parlamentare deve quindi sapere che l’autonomia differenziata alla fine produrrà sulla vita reale di ogni persona nel nostro paese effetti non occultabili con le parole spese in un dibattito di aula. Chi non difenderà correttamente gli interessi dei propri rappresentati pagherà un prezzo politico.
Siamo convinti che vadano riscritti anzitutto gli articoli 116 e 117 della Costituzione, innovati nel 2001. Proponiamo inoltre di riportare in Commissione il Ddl 615 per modificarlo in coerenza con i principi fondamentali della Costituzione.
Massimo Villone, Alfiero Grandi, Silvia Manderino, Alfonso Gianni, Mauro Beschi, Domenico Gallo, Antonio Pileggi