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Sono consigliere comunale, membro della Commissione che si occupa di servizi sociali, vice presidente dell’Unione dei Comuni della Romagna faentina e mi tocca apprendere dai giornali che è stata prorogata di tre mesi la convenzione con la Fondazione Romanì.

Era stato assicurato che il percorso intrapreso dalla stessa Fondazione sarebbe stato oggetto di verifica, anche attraverso una relazione presentata in Commissione.
Personalmente avevo chiesto – e mi erano state fornite assicurazioni in tal senso dagli assessori Gatta e Luccaroni – che i gruppi rappresentati in Commissione fossero coinvolti, così da condividere un progetto capace di avviare a soluzione un problema che da vent’anni fa discutere ed è al centro di ricorrenti polemiche.
La relazione non s’è vista, il coinvolgimento non c’è stato, anziché discusse e assunte nelle sedi deputate le decisioni si vengono a conoscere attraverso la stampa.

A titolo personale e a nome della forza politica che rappresento in Consiglio comunale, L’Altra Faenza, esprimo disappunto e irritazione per questo modo di procedere.

Sono irritato perché riscontro che chi si riempie la bocca di partecipazione e democrazia in realtà pratica metodi poco trasparenti e tali da escludere anziché coinvolgere.
Sono irritato perché a otto mesi dall’inizio del mio impegno in Consiglio comunale e in altre sedi istituzionali sono costretto a elemosinare ciò che ritengo essere un mio diritto: disporre di uno spazio nel quale incontrare i faentini, ricevere puntualmente informazioni e dati, potermi fidare di chi prende impegni senza poi disattenderli.
E’ bene che i faentini sappiano e diano a Cesare quel che è di Cesare.
Faenza, 22 febbraio2016

Edward Eddy Necki
consigliere comunale de L’Altra Faenza