Dopo una lunga strada in salita e una serie di vertici andati a vuoto, la Ue ha approvato un tetto al prezzo del gas: sarà di 180 euro a megawattora, che scatterà dopo un’impennata di almeno tre giorni lavorativi, sempre che superi di 35 euro il prezzo fissato dal Ttf di Amsterdam. Non c’è stata unanimità al Consiglio Energia, ma un voto a maggioranza qualificata: la Germania ha accettato, mentre Olanda e Austria si sono astenute, l’Ungheria ha votato contro. Il ministro Pichetto Fratin prima e la premier Meloni poi esultano: «Vittoria dell’Italia». Per la commissaria all’Energia, Kadri Simson, «con questo meccanismo l’Europa è meglio preparata per la prossima stagione invernale e per il nuovo round di riempimento degli stock». La Russia attacca: «Inaccettabile», dice il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov che promette una reazione di Mosca. Ma comunque le sanzioni europee non riguardano il gas ma solo carbone e petrolio grezzo.
L’accordo arriva mentre sui rifornimenti di gas alla Ue per l’inverno 2023-24 – che sarà senza i russi – si addensano nuove ombre, con la polemica del Qatar, che ora pesa meno del 5% per le forniture di Gnl ma ormai in corsa per diventare un fornitore importante, che rifiuta le accuse di corruzione dell’inchiesta belga e minaccia gli europei di mettere fine alla «cooperazione» e alla «sicurezza» se continueranno le «restrizioni discriminatorie» verso Doha in seguito allo scandalo della corruzione al Parlamento europeo.
AL CONSIGLIO EUROPEO della scorsa settimana, i 27 avevano affidato ai ministri dell’Energia il compito di arrivare a una soluzione. L’accordo si applica dal 15 febbraio prossimo. Sul tavolo c’era la proposta della Commissione, che non è mai stata entusiasta a mettere un tetto, in sintonia con un gruppo di refrattari, Germania, Austria, Danimarca, Olanda, Ungheria, che temono prima di tutto i rischi di penuria e le conseguenze imprevedibili di un intervento sui mercati, la prima volta nella storia Ue. Bruxelles aveva suggerito di fissare il tetto a 275 euro, ma 16 paesi favorevoli hanno alla fine ottenuto un compromesso. Con dei «freni d’emergenza», garanzia per i refrattari: il price cap sarà sospeso in modo automatico in caso di un aumento dei consumi di gas, se uno stato si troverà in una situazione d’emergenza per gli approvvigionamenti e se si verificherà una sospensione massiccia delle importazioni di gas nella Ue.
IL MECCANISMO di correzione del mercato, cioè il price cap, è accompagnato da altre misure, tutte destinate a influire come calmiere dei prezzi: acquisti congiunti di gas e impegno rinnovato sulla transizione verso le energie rinnovabili. Ma anche su questo fronte ci sono ostacoli. La Commissione vorrebbe una svolta verso le fonti rinnovabili al 45% del fabbisogno entro il 2030. Nove paesi hanno firmato un paper per manifestare il loro d’accordo (Germania, Austria, Danimarca, Estonia, Lituania, Grecia, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, a cui si aggiunge la Finlandia, che però non ha sottoscritto il testo), ma la maggior parte degli altri (tra cui Francia, Olanda, Irlanda) preferiscono restare alla prima stesura del testo di Bruxelles, che stabilisce una riconversione al 40%, considerata più realista. La Svezia, favorevole al 45%, ha preferito astenersi perché dal 1° gennaio 2023 ha la presidenza del Consiglio Ue e deve mostrare imparzialità.
IL QATAR ALZA LA VOCE e minaccia di tagliare le forniture di Gnl alla Ue, rifiutando le accuse di corruzione dell’inchiesta belga. Ma gli accordi vanno avanti. Ieri, TotalEnergies ha annunciato un’intesa con QatarEnergy e Petronas Petroleo Brasil per Agua Marinha, una superficie di 1.300 km2, a 140 km dalle coste. Ci sono due grandi progetti di sfruttamento di giacimenti per il 2026 e 2027 nel Golfo Persico. Già Total collabora con il Qatar nel North Field East, il più grosso investimento nel Gnl al mondo, a cui partecipa anche Eni. In prospettiva c’è il North Field South. La Germania ha firmato in questi giorni un accordo tra i suoi industriali e il Qatar su un periodo di 15 anni, il solo di lungo periodo, mentre altri paesi Ue, come l’Italia, hanno concluso intese spot con Doha. La Ue guarda anche altrove, soprattutto per l’uscita dall’energia fossile: è stato firmato domenica un protocollo di accordo per lo sviluppo delle rinnovabili nel Mare del Nord, con Norvegia e Gran Bretagna.
UN SONDAGGIO Eurobarometro rivela che gli europei approvano all’82% le misure prese dalla Ue per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e l’83% pensa che la guerra spinga gli investimenti nelle rinnovabili. L’85% dei cittadini europei sta subendo un impatto per l’aumento dei prezzi dell’energia, per il 49% le decisioni prese a Bruxelles avranno un effetto positivo sulla situazione economica (per il 18% sarà negativo, per il 22% sarà senza effetto), ma l’88% approva gli aiuti umanitari all’Ucraina, l’82% l’accoglienza dei rifugiati della guerra, il 71% le sanzioni alla Russia, il 70% il sostegno finanziario a Kyiv e il 59% gli aiuti militari