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MANIFESTAZIONE. Nel centenario della Marcia su Roma in centinaia al corteo indetto dall’Anpi. La sfilata si è mossa dietro allo striscione con scritto «Mai più fascismi» e tra le bandiere tricolori con la stella rossa al centro.

Predappio antifascista in corteo, ma si rianimano anche i nostalgici Predappio - Cgil Bologna

Duemila persone in corteo a Predappio per ricordare la liberazione della città nel 1944. Ma anche diverse centinaia di nostalgici in fila al cimitero per visitare la cripta di Benito Mussolini. Nella cittadina romagnola che al duce diede i natali, il centenario della marcia su Roma ha due facce, come (quasi) sempre: da un lato chi custodisce la memoria dell’antifascismo, dall’altro chi ha nostalgia del regime. Due anime che – per fortuna – sono destinate a non incontrarsi mai e che ieri sono state tenute distanti dalle forze dell’ordine, il cui dispiegamento è stato notevole.

AL CORTEO ORGANIZZATO dall’Anpi con la partecipazione dei sindacati e di diversi esponenti delle istituzioni (dal Comune di Bologna alla Regione, passando per il deputato del Pd Andrea De Maria. Assente il municipio locale, che non ha nemmeno concesso il suo patrocinio), la sfilata si è mossa dietro allo striscione con scritto «Mai più fascismi» e tra le bandiere tricolori con la stella rossa al centro. «Cento anni dopo il 28 ottobre della marcia su Roma, festeggiamo la liberazione di Predappio una seconda volta – dice Miro Gori, presidente della sezione dell’Anpi di Forlì-Cesena -. Ricordiamo il 1944 per la cacciata di Mussolini dalla sua città natale. Una liberazione simbolicamente fortissima». Nella folla c’è anche Nara Lotti, 94 anni, staffetta partigiana dell’ottava brigata Garibaldi, che insieme a un reggimento di polacchi liberò la città. «Bisogna stare attenti – ammonisce -, questi sono tempi duri e non si può smettere di lottare. Io ho l’età che ho e ancora lo faccio».

NON LONTANO DAL CORTEO, passati i negozi di souvenir fascisti sbarrati «per evitare incidenti», la fila per entrare nella cripta che custodisce le spoglie del duce è lunga. C’è gente da mezza Europa, ma i giornalisti non sono i benvenuti e il servizio d’ordine, quando ne pizzica uno, con modi fermi ma gentili lo invita ad allontanarsi. In centro, la famiglia Mussolini ha inaugurato una mostra, «Cento anni di rivoluzione e controrivoluzioni», mettendo a disposizione dei curiosi la paccottiglia di casa: fotografie, abiti, elementi d’arredo di scarso valore e dubbio gusto. Domenica arriveranno gli «Arditi d’Italia» di Ravenna per una loro manifestazione: prevista anche qui visita alla cripta e saluto di una delle pronipoti del duce.

A ROMA, INTANTO, ieri è andata in scena con successo la Retromarcia su Roma all’anfiteatro Alessandrino, una passeggiata «al contrario» sui luoghi delle camicie nere con storici, attori e musicisti, mentre nella notte c’è stata la consueta guerra degli striscioni. Vicino al Colosseo avevano esordito gli antifascisti con una foto di Mussolini appesa al contrario e la scritta «Sappiamo com’è andata a finire», poi sono arrivati i nostalgici con i loro lenzuoli celebrativi dei cento anni dal primo atto della sedicente rivoluzione fascista. Il resto delle marcette si è sviluppato in giro per la città tra imponenti cordoni di polizia.

NEL RESTO D’ITALIA, da segnalare a Pezzana (Vercelli), il sit in di Radicali, +Europa e Associazione Adelaide Aglietta che hanno protestato per la mancata revoca della cittadinanza a Mussolini, mentre purtroppo non si contano le scritte e i cartelloni celebrativi appesi dai gruppi neofascisti sui muri delle città. Il ministro delle Cultura Gennaro Sangiuliano ha scelto di vivere il centenario andando a far visita alla casa di Benedetto Croce a Napoli. «Sono qui perché Croce fu il promotore del manifesto degli intellettuali non fascisti – ha detto il ministro ai cronisti -, ma fu anche un profondo anticomunista e polemizzò con Togliatti».

NEL GIORNO IN CUI SI ricorda l’esordio di quella che poi sarebbe presto diventata una tragedia nazionale, oltre a non dire che Croce cominciò a opporsi al regime di Mussolini solo a tre anni di distanza dalla marcia su Roma e che dopo la guerra comunque aveva sviluppato la paurosa tendenza a minimizzare gli orrori del ventennio precedente, Sangiuliano ha deciso di buttare in mezzo Palmiro Togliatti, cioè uno di quelli che il fascismo l’hanno subito, combattuto, sconfitto e poi hanno fatto di questo paese una democrazia. La sortita napoletana del ministro, tra gli altri, ha raccolto un plauso favorevole via social anche da parte di Carlo Calenda.