Al convegno per i 120 della Fiom, Maurizio Landini lancia l’idea di «un nuovo soggetto unitario democratico per incidere sui governi». «Il 26 torniamo in piazza per rimettere al centro della discussione la qualità del lavoro». «Ai giovani dico che i diritti si conquistano sempre con la lotta e l’organizzazione»
Il convegno per festeggiare i 120 anni della Fiom sono un ritorno a casa per Maurizio Landini. Da segretario festeggiò i 110 anni con l’evento di Bologna curato da Michele Santoro che lo coronò personaggio e lo lanciò nell’agone televisivo. Dieci anni dopo ne è passata fin troppa di acqua sotto i ponti: Landini è quasi incredibilmente diventato segretario generale della Cgil e ha un afflato fin troppo moderato, come gli ha ricordato ieri mattina più di un sodale dei tempi della Fiom.
Ma basta il solo video iniziale delle commemorazione della Federazione italiana operai metallurgici fondata a Livorno il 16 giugno 1901 con il sonoro del discorso pronunciato a Portella della Ginestra nel 2001 – «Il futuro è una cosa che si conquista collettivamente e socialmente» – da quel Claudio Sabattini che fu il suo maestro sindacale per portare Landini a fare un discorso di largo respiro, delineando il futuro del sindacato tutto.
SI PARTE DALL’OGGI, dalle tre manifestazioni di sabato 26 per ottenere il prolungamento del blocco dei licenziamenti. «Se c’è una cosa che abbiamo imparato tutti nella storia della Fiom e della Cgil è che bisogna mettere in campo delle azioni, delle mobilitazioni, la nostra forza, sia andando a discutere nei luoghi di lavoro con le persone perché sia chiaro quali sono le proposte che facciamo e che tipo di percorso vogliamo aprire, sia per provare a cambiare queste decisioni». La mobilitazione del 26 è dunque per «riprenderci parola, riprenderci le piazze per farci ascoltare e per provare a rimettere al centro della discussione di questo paese la qualità del lavoro e la qualità della vita delle persone. Io credo che questa sia la battaglia che tutti assieme dobbiamo provare a fare».
DA QUI ARRIVA LA RIFLESSIONE sul futuro del sindacato. «Se parliamo di futuro del sindacato», dice Landini, va oggi affrontato «il tema della questione dell’unità sindacale ed in particolare dell’unità del mondo del lavoro». Per Landini «se si vuole avere un futuro» va affrontato «in modo diverso il problema dell’unità sindacale e della costruzione di un nuovo soggetto sindacale unitario, che sia davvero democratico e che sia in grado di rappresentare l’insieme dei lavoratori». «Ricomporre l’unità del mondo del lavoro – ragiona Landini – è il punto decisivo per poter essere in grado di avere anche una forza che incida sulle scelte dei governi». «C’è un problema che riguarda anche noi, Cgil e Fiom. Noi abbiamo bisogno di cambiare. E deve essere chiaro: non è che noi possiamo insegnare a tutto il mondo come deve cambiare e pensare che noi, così come siamo organizzati e funzioniamo, siamo bravissimi e possiamo durare nel tempo. Abbiamo bisogno di cambiare allargando la nostra rappresentanza, avvicinandoci ancora di più ai luoghi di lavoro». Il ragionamento tiene assieme «unità» e «pluralismo», tramite «la democrazione sindacale»: «Per fortuna esiste il pluralismo sindacale e si ha uno strumento molto preciso da utilizzare: è la democrazia e la rappresentanza, il diritto delle persone che lavorano di poter partecipare e decidere sul sindacato che vogliono e sulle scelte che debbono essere realizzate».
POI LANDINI INTERLOQUISCE con i giovani che poco prima dal palco hanno raccontato la loro esperienza di impegno, non solo sindacale. «Dietro alle polemiche di questi giorni secondo cui le persone non vogliono lavorare perché prendono il reddito di cittadinanza si cela un’idea pericolosa: per lavorare devi essere disposto ad accettare ogni condizione di lavoro». Serve dunque lottare «per ricostruire le condizioni perché le persone non siano costrette a competere tra loro per lavorare». E qui arriva anche un monito per le giovani generazioni da parte di Landini: «I diritti sul lavoro i giovani o se li prendono organizzandosi insieme a noi o non ce l’avranno mai, perché i padri quei diritti non li hanno avuti gratis, ma se li sono conquistati con l’organizzazione e la lotta».
Un concetto poi ripreso nelle conclusioni dall’attuale segretaria generale Fiom Francesca Re David che ha ricordato come «solo il 15% dei giovani è iscritto al sindacati perché molti di loro hanno contratti di lavoro precari». Secondo Re David «il prevedibile aumento della produttività derivante dalla digitalizzazione va usato per ridurre gli orari e redistribuire il lavoro e favorire l’ingresso dei giovani». Il primo obiettivo, come da tradizione assai avanzato, per i prossimi 120 anni della Fiom.