Aveva 82 anni, figlio del partigiano Leonida, ex parlamentare di Democrazia proletaria, una vita passata nella sinistra milanese, da dirigente e da semplice militante
Se n'è andato questa notte Franco Calamida, 82 anni, ex parlamentare di Democrazia proletaria, una vita passata nella sinistra milanese, da dirigente e da semplice militante. La sua storia politica, lui che era figlio del partigiano Leonida, nasce nella sinistra lombardiana del Psi ma poi è tra i fondatori dei Comitati unitari di base ai tempi del Sessantotto. Così decide di rinunciare a una carriera dirigenziale in Philips, dov'era ingegnere, per abbracciare le lotte operaie e la causa della sinistra rivoluzionaria di Avanguardia operaia.
Negli anni successivi anima il Quotidiano dei Lavoratori, giornale di Ao e poi di Dp e riesce a entrare alla Camera con la piccola pattuglia demoproletaria. Non fu mai un partito di massa però a Milano, tra la fine degli anni Settante e gli Ottanta, Dp riusciva a toccare anche il 4 per cento dei consensi. Quando poi il partito si scioglie ed entra in Rifondazione comunista, Calamida segue la traiettoria ed è per anni consigliere comunale e vicepresidente del Consiglio a Palazzo Marino.
Fece parte di un gruppo di "sognatori di un socialismo rifondato e libertario, anticipatori di tanti temi sull'ambiente, l'antimafia, l'economia solidale, la pace. Franco aggiungeva alla radicalità di pensiero una particolare gentilezza, un rispetto per gli avversari, una sua ironia particolare, uno sconfinato amore per la ricerca, la natura, gli esseri umani", lo ricorda Alfio Nicotra, suo compagno di militanza nel Prc.
Se n'è andato questa notte Franco Calamida, 82 anni, ex parlamentare di Democrazia proletaria, una vita passata nella sinistra milanese, da dirigente e da semplice militante. La sua storia politica, lui che era figlio del partigiano Leonida, nasce nella sinistra lombardiana del Psi ma poi è tra i fondatori dei Comitati unitari di base ai tempi del Sessantotto. Così decide di rinunciare a una carriera dirigenziale in Philips, dov'era ingegnere, per abbracciare le lotte operaie e la causa della sinistra rivoluzionaria di Avanguardia operaia.
Negli anni successivi anima il Quotidiano dei Lavoratori, giornale di Ao e poi di Dp e riesce a entrare alla Camera con la piccola pattuglia demoproletaria. Non fu mai un partito di massa però a Milano, tra la fine degli anni Settante e gli Ottanta, Dp riusciva a toccare anche il 4 per cento dei consensi. Quando poi il partito si scioglie ed entra in Rifondazione comunista, Calamida segue la traiettoria ed è per anni consigliere comunale e vicepresidente del Consiglio a Palazzo Marino.
Fece parte di un gruppo di "sognatori di un socialismo rifondato e libertario, anticipatori di tanti temi sull'ambiente, l'antimafia, l'economia solidale, la pace. Franco aggiungeva alla radicalità di pensiero una particolare gentilezza, un rispetto per gli avversari, una sua ironia particolare, uno sconfinato amore per la ricerca, la natura, gli esseri umani", lo ricorda Alfio Nicotra, suo compagno di militanza nel Prc.
Negli ultimi mesi Calamida, impegnato in Milano in Comune, aveva ricordato e raccontato la sua esperienza nei Cub con un saggio pubblicato su un libro collettivo intitolato Volevamo cambiare il mondo (Mimesis). "Dopo l'assassinio di Peppino Impastato fu lui ad accorrere a Cinisi a tenere l'orazione funebre. L'ultima iniziativa a cui aveva partecipato - racconta Maurizio Acerbo, segretario del Prc - era stata proprio il 9 maggio scorso per ricordare Peppino. La sua perdita lascia un enorme vuoto di cultura e esperienza. Rimangono nel cuore di tante compagne e compagni il suo esempio di integrità morale e rigore intellettuale, la sua testimonianza di una vita spesa da militante per gli ideali di liberazione e giustizia sociale".