«Rubano le terre ai bianchi»: Trump taglia gli aiuti al Sudafrica e offre asilo agli esuli afrikaners. Mentre i giudici americani gli sospendono alcune follie, arriva la vendetta per aver denunciato Israele alla Corte dell’Aja. A Madrid l’internazionale dei piccoli Donald, Italia in testa
Un giorno a Pretoria Critiche a Israele e bianchi discriminati: scatta il taglio dei fondi e l’asilo agli afrikaner
Donald Trump firma l’ordine esecutivo contro il Sudafrica nello studio ovale – Ap
Detto fatto. Dopo regolare minaccia, anche l’ordine esecutivo che congela ogni tipo di di sostegno al Sudafrica è stato firmato nello studio ovale e sparato nell’infosfera globale. Il motivo, esplicitato dallo stesso Trump con la consueta onestà intellettuale, è duplice: in primis il reato di lesa maestà nei confronti di Israele per l’accusa di genocidio efficacemente portata da Pretoria davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja; in secondo luogo, la minaccia che incomberebbe sulle proprietà terriere della minoranza bianca, a rischio di confisca – secondo Trump – senza indennizzo.
Due cioccolatini, nell’ordine, per Netanyahu e Elon Musk. E un bersaglio unico: il Sudafrica che prova a scrollarsi i guasti ereditati dall’era del suprematismo bianco. E ancora trova sano e giusto denunciare i crimini dell’apartheid, se a instaurarlo è Israele ai danni dei palestinesi.
FONTE INESAURIBILE di ispirazione per il presidente è il triumvirato che unisce Musk agli altri due moghul di tendenza, Peter Thiel e David Sacks, che con il padrone di Space X condividono origini sudafricane e focose passioni alt-right. Grazie a loro è noto dai tempi della liberazione di Nelson Mandela che se al mondo c’è qualcuno rischia il genocidio, beh, sono proprio gli afrikaner. Ragione per cui una misura accessoria annunciata dalla Casa bianca concede loro diritto d’asilo agevolato.
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Si rischiano «danni irreparabili», via la squadra di Musk dal ministero del TesoroBenché quest’ultima premura umanitaria su base etnica rappresenti un’eventualità prossima alla fantascienza, l’idea è stata presa sul serio, con un misto di stupore e preoccupazione, dagli stessi afrikaner. «Non vogliamo trasferirci altrove – ha tagliato corto Kallie Kriel, direttrice di AfriForum, associazione tra le più rappresentative della comunità – e non chiederemo ai nostri figli di spostarsi in un altro Paese». La posizione di rendita conservata in Sudafrica non è paragonabile a
quello che può offire un campo profughi, per quanto a 5 stelle, in Florida. Ma tant’è, l’accoglienza promessa venerdì sera da Trump è stata confemata ieri da un post dalla portavoce del Dipartimento di Stato: «I sudafricani perseguitati e altre vittime innocenti prese di mira solo per la loro razza sono benvenute qui in America», ha scritto Tammy Bruce.
NEL RISPONDERE, il ministero degli Esteri di Pretoria non sembra aver peso il sangue freddo. «Preoccupa – si legge nella nota – quella che sembra una campagna di disinformazione e propaganda diretta a denigrare il nostro Paese». Impossibile poi non notare la tragica ironia di un «ordine esecutivo che assegna lo status di rifugiato a un gruppo sociale del Sudafrica tra quelli più economicamente privilegiati, mentre le persone vulnerabili che da altre parti del mondo vanno negli Stati uniti vengono rimpatriate e viene loro negato l’asilo».
Ma quella di Trump & Musk in Sudafrica somiglia a una spedizione punitiva. È come se alla denuncia di un malvivente seguisse la vendetta del suo boss. Il 3 febbraio il tycoon aveva anticipato i suoi propositi: «Alcune classi sociali vengono trattate molto male» aveva detto. Ma già nel 2018 si era fissato sugli espropri e sugli omicidi dei farmers (altro fenomeno di dimensioni risibili, peraltro energicamente contrastato dalle autorità sudafricane) che a suo dire configuravano il «genocidio dei bianchi».
MA I SUDAFRICANI sono «resilienti», non si faranno «bullizzare» ha detto il presidente Ramaphosa. Quella di procedere a una pur minima redistribuzione delle terre fertili, che come nel Sudafrica pre-Mandela sono per oltre il 70% in mano al 9% della popolazione, è una necessità procrastinata all’infinito, che ha infine trovato un timido sbocco in questo Expropriation Act che prevede sì confische ma solo in casi estremi. Nel parlamento sudafricano ci sono posizioni ben più radicali, ad esempio quella degli Economic Freedom Fighters, che però hanno il 10% scarso e stanno all’opposizione.
L’esproprio proletario che la Casa bianca ha in mente non riuscì neanche al fumantino Mugabe nel vicino Zimbabwe, figurarsi nella prima economia e primo parner economico degli Usa nel continente, il Sudafrica guidato peraltro da uno che dal difendere i diritti dei minatori da sindacalista è diventato a sua volta imprenditore minerario, massima espressione della ristretta élite nera emersa con l’African National Congress al potere. Uno che conosce la lingua di Trump e ha fama – è il momento di onorarla – di strenuo mediatore,
Donald Trump firma l’ordine esecutivo contro il Sudafrica nello studio ovale – Ap