Israele non ascolta nessuno, né Biden né l’Ue: avanti con l’attacco all’Iran. Il premier che ha costruito una carriera
sullo scontro con Teheran è pronto ad aprire una crisi senza precedenti. E Gaza scompare, insieme alle bombe sugli sfollati e alle fosse comuni allo Shifa
MEDIO ORIENTE IN GUERRA. Netanyahu e il gabinetto di guerra decisi a reagire con la forza all’attacco di Teheran. Decine di uccisi a Gaza messa ai margini. Nuova offerta di Hamas per lo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi. Per Israele è inaccettabile
Gaza. Migliaia di sfollati palestinesi cercano di tornare al nord - Ap
L’attacco di Israele all’Iran ci sarà, al più presto, forse nelle prossime ore. Ieri pomeriggio è apparso chiaro che le pressioni del mondo su Tel Aviv, affinché siano evitate azioni militari che potrebbero innescare una escalation regionale, non avevano avuto successo quando Benyamin Netanyahu ha convocato due leader dell’opposizione, Gideon Saar e Avigdor Lieberman, ma non il centrista Yair Lapid, per informarli della decisione che ha preso assieme agli altri membri del gabinetto di guerra. E la decisione è un attacco militare, in risposta a quello lanciato sabato notte dall’Iran con droni e missili – fermato in gran parte – che a sua volta era una rappresaglia per il raid aereo israeliano al consolato dell’Iran a Damasco (16 morti). Poi, il portale di informazione Walla, ha riferito quella che può essere considerata la posizione finale di Israele. «Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco dell’Iran», ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant in una conversazione avuta con il capo del Pentagono Lloyd Austin. Simili le parole del capo di stato maggiore Herzi Halevi. La tv Canale 12, al termine della riunione del gabinetto di guerra, ha riportato che sono state discusse «diverse opzioni…in modo che non sia bloccate dagli Usa», ognuna delle quali dovrà rappresentare «una risposta dolorosa» all’attacco di Teheran senza scatenare «una guerra regionale». Questa cautela è soltanto fumo. Se ci sarà l’attacco israeliano all’Iran, il rischio di una guerra totale tra i due paesi, dalle conseguenze inimmaginabili, sarà eccezionalmente alto, con il probabile coinvolgimento di altri attori regionali come il movimento sciita libanese Hezbollah già impegnato in scontri quotidiani con Israele lungo il confine. Ieri il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, è stato molto chiaro: Teheran non vuole un aumento delle tensioni ma risponderà immediatamente e con più forza di sabato a un attacco israeliano.
Che il blitz militare israeliano sia una questione di ore o di qualche giorno, lo dice anche il rinvio ordinato a Netanyahu del piano di invasione della città di Rafah, a sud di Gaza. Ieri, secondo alcune fonti, l’esercito avrebbe dovuto avviare
Commenta (0 Commenti)MEDIO ORIENTE. Abbattuti centinaia di droni e missili lanciati nella notte dall'Iran. Nessun danno importante militare o civile in Israele. Diplomazie al lavoro per fermare l'escalation. Tehran annuncia che l'operazione di rappresaglia è finita e che non intraprenderà ulteriori azioni a meno che il paese non sarà attaccato
Donne in Piazza Palestina a Tehran la mattina dopo l'attacco a Israele - Atta Kenare Afp via Getty Images
Poco dopo l’alba, il portavoce delle Forze armate israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, traccia il bilancio dell’attacco iraniano contro Israele.
Hagari ha confermato che il 99% dei 300 fra missili e droni lanciati durante la notte è stato intercettato e abbattuto dalla difesa aerea.
In particolare, ha spiegato, sono stati lanciati 170 droni nessuno dei quali è arrivato allo spazio aereo israeliano: tutti sono stati abbattuti fuori dai confini del paese da Israele e dai suoi alleati.
Neanche i 30 missili da crociera sono riusciti ad entrare nello spazio aereo israeliano: 25 sono stati abbattuti dall’aeronautica israeliana.
Sono poi stati lanciati 120 missili balistici, alcuni dei quali hanno aggirato le difese israeliane colpendo la base aerea di Nevatim nel sud di Israele: hanno causato solo danni leggeri e la base continua ad essere regolarmente operativa.
Quanto ai pochi droni e missili lanciati da Iraq e Yemen,
Leggi tutto: Israele neutralizza l’attacco dell’Iran
Commenta (0 Commenti)«L’attacco dell’Iran è iniziato». Dopo una giornata ad alta tensione per il sequestro di una nave legata a Tel Aviv, nella notte uno sciame di missili e droni punta su Israele. Netanyahu chiude le scuole e parla al paese: «Pronti a ogni scenario, risponderemo»
ISRAELE/PALESTINA. La conferma anche sul canale tv dei Pasdaran. L’Air Force One israeliano decolla di colpo, messaggio al paese di Netanyahu: siamo pronti, risponderemo. In precedenza sequestrato nel Mar Rosso un cargo in uso alla Zodiac dell’armatore Ofer
«L’Iran ha lanciato decine di droni contro Israele». In una giornata fatta di paura, poco prima delle 22 ora italiana è un giornalista del portale Axios, Barak Ravid, a segnalare che la rappresaglia iraniana è cominciata. E in pochi istanti l’etere mondiale si incendia di supposizioni e di dichiarazioni.
L’aereo personale di Benyamin Netanyahu decolla all’improvviso, lo stesso premier annuncia al paese via tv che «Israele è forte, siamo preparati, risponderemo a ogni minaccia», e manda un portavoce militare davanti alle telecamere per confermare che sì, «molti droni» sono decollati dall’Iran e dall’Iraq (chi dice decine, chi addirittura centinaia). Il presidente americano Joe Biden anticipa di corsa il ritorno a Washington (era a casa nel Delaware) mentre gli Stati uniti confermano a loro volta che i droni hanno decollato, e comincia a girare un video dall’Iraq che registrerebbe il rumore degli apparecchi al loro passaggio.
PER COPRIRE la distanza tra Iran e Israele, i droni ci mettono molte ore, anche fino all’alba di domenica. Della partenza di missili Cruise hanno parlato invece i pasdaran dal loro canale tv . L’attacco contro Israele, la ritorsione promessa dopo il recente bombardamento israeliano al consolato iraniano a Damasco, in cui sono stati uccisi 7 ufficiali iraniani tra cui due generali, è davvero cominciato. Poco prima Israele aveva chiuso
Leggi tutto: Cruise e droni su Israele, l’attacco dell’Iran è iniziato - di Francesca Luci
Commenta (0 Commenti)MODELLO VINCENTE. Torino in marcia contro tutti per restare la capitale dell’auto. In 12mila in corteo contestano Elkann, governo e sindaco Lo Russo per il selfie con Tavares. De Palma: «Ritrovata unità e dignità». «Per i manager stipendi vergognosi, per noi solo Cig». E alla Lear a fine anno finiranno gli ammortizzatori
Piazza Castello a Torino per lo sciopero unitario Stellantis - Foto Ansa
È passato talmente tanto tempo dall’ultimo corteo unitario che i pareri divergono. L’opinione prevalente è di considerare quello del 2002: «Anche quella volta chiedevamo di produrre 200 mila auto l’anno, quota che Umberto Agnelli considerava fatidica: senza non ha senso neanche accendere la luce, diceva», ricorda Giorgio Airaudo che in quegli anni era segretario cittadino della Fiom e ora è segretario regionale della Cgil.
SONO PASSATI 22 ANNI, dunque. Chi vi partecipò ed era in piazza ieri va considerato superstite della difficile vita del metalmeccanico, specie se nel frattempo ha subito la «rivoluzione Marchionne».
Ieri mattina un tacito patto sindacale ha portato a non citarlo dal palco. Ma il suo fantasma aleggiava lungo il corteo che ha sfilato da piazza Statuto a piazza Castello.
I cori dei lavoratori però avevano come bersaglio sopratutto John Elkann, considerato ormai da gran parte degli operai «quello che si prende i soldi e di Torino non gliene frega niente».
Il corteo è molto anarchico. Gli spezzoni non sono divisi in modo preciso e le bandiere rosse della Fiom – nettamente prevalenti – si mischiano con quelle blu della Uilm e le biancoverdi della Fim Cisl.
In sindacati parlano di 12 mila partecipanti con buona presenza di semplici cittadini e studenti e qualche esponenti dei centri sociali a chiudere il corteo.
Lo striscione più riuscito invece è una gigantografia dell’improvvido selfie che il sindaco di Torino Stefano Lorusso ha insistito a fare con Carlos Tavares mercoledì a Mirafiori, dopo che
Commenta (0 Commenti)I dispersi diventano morti nel lago di Suviana, mentre vanno avanti con fatica le ricerche. Cgil e Uil scioperano: «Adesso basta morti sul lavoro». Il governo fa promesse, ma spinge sull’autonomia differenziata che svuoterà i poteri di intervento e controllo dello stato
LAVORO SOMMERSO . Corteo e piazza piena con il vescovo Zuppi a parlare dal palco. Ma l’ad di Enel nega responsabilità: nessuna catena di sub appalti
Bologna, la testo del corteo di ieri contro le morti sul lavoro foto di Michele Lapini/Ansa
Migliaia di persone in strada, le autorità in prima fila e uno striscione con su scritto «Adesso basta» ad aprire il corteo. Ieri l’Italia guardava in due direzioni contemporaneamente. Verso l’Apennino, dove i soccorritori hanno continuato per tutta la giornata a cercare i dispersi dell’esplosione di Bargi. E verso Bologna, dove i sindacati hanno riempito la piazza sull’onda dell’indignazione per la strage della centrale idroelettrica. Proprio mentre il corteo concludeva il suo percorso, le agenzie hanno battuto la notizia del ritrovamento di altri due corpi nelle profondità dell’impianto.
LO SCIOPERO, IN REALTÀ, era indetto a livello nazionale. Ma nel capoluogo emiliano c’è stato inevitabilmente l’appuntamento più sentito. L’impianto idroelettrico di Enel Green Power dove hanno perso la vita almeno cinque persone è a meno di un’ora di macchina dal centro cittadino. La mobilitazione era stata indetta settimane fa da Cgil e Uil. Doveva durare quattro ore e incentrarsi sul fisco, in contrapposizione con le misure del governo. In Emilia Romagna, nel settore edile, tra i lavoratori Enel e in molti siti metalmeccanici lo sciopero è stato portato ad otto ore. E il tema chiave, inevitabilmente, sono state le morti sul
Leggi tutto: Bologna fa rumore per i suoi morti: «Basta insicurezza» - di Lorenzo Tecleme, BOLOGNA
Commenta (0 Commenti)Stop di quattro ore nei settori privati. Esteso a otto in molte realtà. Cgil e Uil: “Lottiamo per zero morti sul lavoro, un fisco più giusto e per cambiare modello di sviluppo”
È il giorno dello sciopero generale. Oggi, giovedì 11 aprile, le lavoratrici e i lavoratori si fermano per quattro ore in tutti i settori pubblici, per la protesta proclamata da Cgil e Uil. Una giornata che assume un sapore particolare, amaro e di lotta, dopo l’immane tragedia alla diga di Suviana: l’esplosione alla centrale idroelettrica Enel, che ha provocato tre morti accertati, quattro dispersi e molti ustionati. Già definita “la nuova Thyssenkrupp”.
Va da sè, purtroppo, che la mobilitazione per la sicurezza – motivo dello sciopero – acquista una forza diversa, in una situazione già prima segnata dalle morti sul lavoro. L’Emilia-Romagna ha portato lo sciopero ad otto ore. Così anche gli edili, che da giorni avevano annunciato l’allungamento all’intera giornata.
Lo sciopero diventa di otto ore anche per tutti i lavoratori del settore elettrico e dell’Enel, ovvero il settore coinvolto direttamente nella strage. Così Filctem Cgil e Uiltec Uil: “A seguito del gravissimo incidente accaduto ieri alla centrale elettrica della diga di Suviana, presso il comune di Camugnano, le segreterie nazionali di Filctem Cgil e Uiltec Uil proclamano otto ore di sciopero per la giornata dell’11 aprile e per tutti i lavoratori del gruppo Enel”.
In molti territori la Fiom decide per l’estensione a otto ore. Nello specifico, la Fiom nazionale e la Uilm “decidono di dare copertura nazionale alle strutture territoriali e alle rappresentanze dei lavoratori in caso di estensione da quattro a otto ore dello sciopero”. In particolare l’estensione a 8 ore è stato stabilito dalle Fiom e dalle Uilm regionali per tutte le province dell’Emilia-Romagna, della Lombardia, delle Marche (dove lo sciopero si estende a 8 ore a livello confederale in tutti i settori privati), della Sicilia. Così come in molte altre province dove lo sciopero sarà effettuato per l’intera giornata lavorativa, ad esempio a Venezia, Padova e Verona, Siena, Foggia, Udine, Pordenone, Vercelli e in tantissime altre aziende metalmeccaniche dove le Rsu, i delegati della Fiom e della Uilm, hanno allungato la proclamazione dello sciopero per tutti
Leggi tutto: “Adesso basta”, il giorno dello sciopero generale - di EMANUELE DI NICOLA