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Striscia di sangue Il presidente Usa propone al Congresso la vendita a Tel Aviv di bombe per altri 8 miliardi di dollari. Nessuna tregua all’orizzonte. L’esercito ha ammesso l’arresto di Hussam Abu Safiya, il direttore del Kamal Adwan

Gaza: la zona di Deir Al-Balah distrutta da un attacco israeliano foto di Omar Ashtawy/Zuma Press Gaza: la zona di Deir Al-Balah distrutta da un attacco israeliano – foto di Omar Ashtawy/Zuma Press

È stata una assistenza militare continua, fino all’ultimo giorno, quella che Joe Biden durante il suo mandato ha garantito a Israele impegnato in una offensiva lunga 15 mesi che ha ucciso almeno 46mila palestinesi e distrutto Gaza. Tra un paio di settimane il suo successore Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, ma il presidente uscente ha trovato il tempo per notificare al Congresso una proposta di vendita di armi a Israele per otto miliardi di dollari: munizioni per aerei ed elicotteri d’attacco, proiettili di artiglieria e bombe. Ad agosto, gli Stati Uniti avevano approvato la vendita di 20 miliardi di dollari in aerei da combattimento e altre attrezzature militari a Israele.

Tutto ciò mentre piovono su Tel Aviv condanne e critiche per l’attacco israeliano che ha portato Gaza sul baratro della carestia e generato accuse di genocidio, oltre a richieste di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità da parte della Corte penale internazionale nei confronti del premier Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.

TRA LA FINE DEL 2024 e i primi quattro giorni dell’anno i palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani a Gaza, secondo i dati del ministero della Sanità, sono stati almeno 200. Bombe made in Usa, sganciate da jet israeliani, ieri hanno ucciso oltre 30 palestinesi, tra cui 12 membri della famiglia Al Ghoula a Gaza city. Soccorritori e volontari hanno cercato per ore possibili sopravvissuti intrappolati sotto le macerie. «Verso le 2 di notte siamo stati svegliati dal boato di una forte esplosione. La maggior parte donne e bambini, nessuno aveva sparato missili in quella zona», ha raccontato Ahmed Ayyan, un vicino degli Al Ghoula, aggiungendo che nella casa vivevano 15 persone. Non ci sono stati commenti su questa ennesima strage da parte dell’esercito israeliano. Si è limitato a comunicare che le sue forze hanno continuato l’attacco alla città di Beit Hanoun dove hanno distrutto un complesso militare in apparenza usato da Hamas. A Jabaliya un attacco aereo ha ucciso tre palestinesi, altri tre sono stati colpiti un’auto a est di Deir Al Balah.

GAZA ALLO STESSO TEMPO sta diventando una trappola per le forze di occupazione israeliane. Giornalisti locali hanno spiegato al manifesto che gli uomini di Hamas e di altre formazioni armate hanno cambiato le loro tattiche di combattimento e reclutano nuovi uomini a un tasso superiore al numero di quelli uccisi. Le Brigate Qassam (Hamas) ora fondano la loro capacità di colpire sull’uso di trappole esplosive nascoste all’interno di mobili che esplodono all’arrivo dei soldati. I giornali israeliani riportano i commenti del comandante della Brigata Givati: «Per ogni due militanti uccisi, ce ne sono altri quattro che prendono il loro posto». E dell’ex ministro Haim Ramon che ha descritto, in un articolo pubblicato venerdì da Maariv, l’offensiva in corso a Gaza come un «clamoroso scandalo strategico privo di risultati». Per il quotidiano Yediot Ahronot Israele «non sarà mai in grado di eliminare tutti i simpatizzanti di Hamas, poiché il loro numero a Gaza costituisce una riserva infinita… Se non approfittiamo ora dei risultati ottenuti nei mesi scorsi, ci ritroveremo ad annegare e a sanguinare lì per anni e senza gli ostaggi vivi».

I MEDIA ISRAELIANI sollecitano con crescente insistenza la chiusura di un accordo di tregua che però non arriva. Un video diffuso ieri da Hamas mostra la soldatessa Liri Albag, in ostaggio a Gaza dal 7 ottobre 2023, in vita, ma in cattive condizioni di salute. La famiglia ha chiesto la sua liberazione e rivolto un appello al primo ministro Benyamin Netanyahu affinché raggiunga una intesa con Hamas per uno scambio tra ostaggi e prigionieri politici palestinesi.

Intanto Israele dopo averlo inizialmente negato ha confermato di aver arrestato il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, il dottor Hussam Abu Safiya, aggiungendo che è «indagato dalle forze di sicurezza» perché è sospettato di essere un «terrorista» e di «occupare un posto» in Hamas.

Abu Safiya, che si troverebbe nel centro di detenzione di Sde Teiman (tristemente noto per abusi e violenze sui detenuti palestinesi), è stato arrestato nei giorni scorsi mentre l’esercito israeliano costringeva i pazienti e il personale medico ad abbandonare il Kamal Adwan, nel nord di Gaza, descrivendo l’ospedale come una «roccaforte terroristica di Hamas».

NON È CIÒ CHE PENSANO i centri per i diritti umani, inclusi anche l’israeliano Physicians for Human Rights. La presidente di Amnesty, Agnès Callamard, ha denunciato che «centinaia dimedici ed operatori sanitari palestinesi di Gaza sono detenuti da Israele (dopo il 7 ottobre 2023) senza accusa né processo» e «sottoposti a tortura e altri maltrattamenti e tenuti in isolamento»