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TUTTO SUL FOSSILE Il metanodotto di Popoli passa attraverso aree di uso civico interessando il più grande bacino imbrifero regionale. Proteste a Ravenna e Savona per gli impianti nei rispettivi porti

Rigassificatori e gasdotti, l’Italia rinuncia a transizione e ambiente /var/www/ilmanifesto/data/wordpress/wp content/uploads/2014/09/17/18pol1gasdotto

Sull’albero di Natale che sta facendo il giro di Savona (fino al 6 gennaio è di fronte al ristorante-focacceria Bella Recco) i messaggi sono chiari: «Fermiamo il mostro», «ostacola la transizione ecologica», «impianto a rischio di incidente rilevante». Sono i messaggi dei cittadini contrari alla realizzazione di un rigassificatore offshore a pochi chilometri dalla costa ligure, tra il capoluogo e Vado Ligure, un’infrastruttura che rischia di avere un impatto negativo anche sul Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, area protetta di circa 96mila chilometri quadrati istituita con un accordo internazionale, firmato nel 1999 da Italia, Francia e Principato di Monaco, per la protezione dei mammiferi marini e del loro habitat.

Il rigassificatore che arriverebbe in Liguria è quello finora piazzato a Piombino, in Toscana, dove a dicembre è attraccata la 50esima nave da quando l’impianto è entrato in funzione: la nave rigassificatrice si chiama Italis Lng di proprietà di Snam, l’ex monopolista pubblico del gas, oggi controllato da Cassa depositi e prestiti con una partecipazione della compagnia cinese State Grid Corporation of China.

L’ultimo carico arrivato dall’Algeria è pari a 164mila metri cubi di gas naturale liquefatto. L’infrastruttura è in funzione da luglio 2023 e a oggi, informa Snam, «il totale immesso in rete dalla Italis Lng è pari a circa 4,3 miliardi di metri cubi di gas». Il dato complessivo è quindi inferiore alla capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno, una quantità che sarebbe pari a circa un sesto dei volumi importati negli ultimi anni dalla Russia ovvero l’8% del fabbisogno nazionale. Una quantità, insomma, cui l’Italia potrebbe ovviare riducendo i consumi, cosa che in effetti sta avvenendo negli ultimi anni.

Un conflitto sociale parallelo a quello ligure – i cui cittadini a luglio 2024 sono stati protagonisti di una lunga catena umana in spiaggia per ribadire il proprio no – va avanti a Ravenna, dove sono in corso di realizzazione le infrastrutture per collegare un secondo rigassificatore alla rete metaniera nazionale. A fine dicembre, sempre Snam ha informato che è arrivata in Italia la nave BW Singapore, che dovrebbe entrare in funzione nell’area portuale nella primavera di quest’anno. Per l’amministratore delegato di Snam, «l’arrivo della nave in acque italiane è un ulteriore tassello della strategia di diversificazione delle forniture di gas avviata nel 2022, che ha consentito di affrontare con successo la crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino, anche grazie al contributo del Gnl».

Ravenna, intanto, è stata nel 2023 la seconda città italiana per consumo di suolo, complice il cantiere per la realizzazione del metanodotto. E se il Pd in Liguria ha manifestato in piazza con i cittadini, contro un intervento voluto dalla giunta Toti, in Emilia-Romagna l’ex sindaco di Ravenna De Pascale (oggi presidente della Regione) ha sempre sostenuto l’intervento Snam: una schizofrenia che non tiene conto dei dati reali, che vedono i consumi di gas in Italia in calo del 30% negli ultimi vent’anni. C’è questa considerazione anche dietro la mobilitazione dei cittadini di Sulmona e dell’Abruzzo, che protestano contro il famigerato gasdotto della Linea Adriatica che dovrebbe collegare il sud Italia attraverso lo snodo abruzzese con Minerbio, in Pianura Padana. Nella bella cittadina della Valle Peligna che ha dato i natali al poeta latino Ovidio la mobilitazione va avanti da quasi un decennio, in rete con le tante organizzazione che in tutta Italia fanno parte della rete Per il clima, fuori dal fossile.

L’ultima denuncia presentata riguarda il taglio di 317 alberi di ulivo, sacrificati da Snam per la costruzione della centrale di compressione a Case Pente. In nome di una presunta emergenza energetica, «nella sola Valle Peligna andranno persi circa 100 ettari di terreno agricolo. La provincia de L’Aquila e una parte di quella di Pescara saranno attraversate dal metanodotto per 106 chilometri. Ciò significherà la perdita di centinaia di ettari non solo di terreni agricoli ma anche di boschi. In diverse aree, come a Paganica, la presenza molto estesa dell’uso civico con le relative tartufaie rappresenta una consistente risorsa per la popolazione, una risorsa pesantemente colpita. A Popoli il metanodotto interessa non solo aree di uso civico ma anche il più grande bacino imbrifero regionale. Il progetto Snam – denuncia il comitato – prevede un tunnel di 1,6 chilometri tra Popoli e Collepietro, il che comporta un elevato rischio di alterazione della falda idrica». Altro che transizione.