REDISTRIBUZIONE DI GOVERNO. Meloni illustra ai sindacati il nuovo decreto Coesione: paletti strettissimi e coperture fantasma. Sgravi per le assunzioni puntando tutto sull'«autoimpiego»
L'incontro governo-sindacati a palazzo Chigi
Esattamente come l’anno scorso, il governo Meloni si ricorda dei lavoratori solo alla vigilia del Primo maggio (e quest’anno con vista sulle elezioni Europee). E così è arrivata puntuale la convocazione a palazzo Chigi con un ordine del giorno che più generico non si poteva: «Provvedimenti sul lavoro». Lo strumento è l’ennesimo decreto legge che questa volta porta il nome rassicurante di «coesione».
Giorgia Meloni, come al solito, si è limitata ad esporlo a Cgil, Cisl e Uil (più le immancabili Ugl e Confsal, sindacati signor sì) a giochi fatti, senza discutere alcunché.
Mirabolanti le cifre iniziali snocciolate dalla presidente del consiglio: «La riforma – ha sottolineato la premier – mira ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per la nostra nazione 75 miliardi di euro di cui 43 miliardi di risorse europee».
LA REALTÀ È INVECE molto più parca con i tecnici del ministero dell’Economia che fino a tarda sera cercavano disperatamente poche decine di milioni di euro per mantenere la promessa del bonus tredicesima da 100 euro che vedranno in pochissimi, visti i paletti strettissimi per accedervi, degni delle salvaguardie per gli esodati della Fornero.
«Domani (oggi, ndr) porteremo in Consiglio dei ministri, nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, un decreto legislativo che ci permetterà di erogare, nel mese di gennaio 2025, un’indennità di 100 euro a favore dei lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28 mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico», ha illustrato Meloni, senza imbarazzarsi per la pochezza della misura. «Questo provvedimento rientra nel più ampio lavoro che il governo ha portato avanti finora per difendere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori, segnatamente quelli più esposti. In questi sedici mesi di governo, infatti, abbiamo scelto di concentrare le risorse che avevamo a disposizione per interventi di carattere redistributivo», ha concluso Meloni con sprezzo del ridicolo.
LA VERITÀ CHE MELONI non ammette è che si tratta di provvedimenti già in cantiere e in forte ritardo, finanziati da fondi europei mentre il «bonus tredicesima» da 100 euro promesso già un Natale fa è ancora privo di coperture.
Quanto alle misure per sostenere l’occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati, iln governo punta tutto su un nuova parola d’ordine: «autoimpiego». A parte la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni, nel decreto si lanciano due misure: “Autoimpiego centro-nord Italia” e “Investire al Sud 2.0”. Entrambe le misure sono destinate a: giovani under 35; persone disoccupate da almeno 12 mesi; persone in condizioni di marginalità,sociale e discriminazione, con un focus sulla Zona economica speciale unica (Zes) per il Mezzogiorno ancora non concretizzata nel tavolo con gli enti locali che proprio ieri si è tenuto.
IN PRECEDENZA, SEMPRE a palazzo Chigi, la presidente del Consiglio e una delegazione del governo hanno incontrato Cgil, Cisl e Uil e la confederazione europea (Ces) e internazionale dei sindacati per una consultazione in vista del vertice G7, in programma in Puglia dal 13 al 15 giugno. Il «Labour7», il formato che riunisce le organizzazioni sindacali delle nazioni G7 e dell’Ue, partecipa ai lavori formulando raccomandazioni ai leader presentando le priorità dell’agenda: «crescita dell’occupazione, verde e di qualità, della sicurezza sul lavoro e dei salari». Presenti i segretari generali di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per la Cgil i segretari confederali – non Maurizio Landini a Palermo per un’assemblea contro la mafia