Nato il 24 giugno del 1920 a Fossolo, una frazione del comune di Faenza, Primo Zoli era cresciuto in una famiglia di braccianti, conoscendo fin dai suoi primi anni la dura realtà della miseria.
Prima dell’avvento del fascismo il padre era capo-lega dei braccianti e la madre era bidella del locale circolo socialista, poi incendiato dai fascisti.
Nel 1943, quando si trovava sotto le armi in fanteria a Ravenna, Primo conobbe Giorgio Baffè di Massalombarda che l’avvicinò al partito comunista e gli fece conoscere “l’Unità” clandestina. Festeggiarono insieme la caduta di Mussolini il 25 luglio, ma per questo atto vennero puniti. L’8 settembre tornò a casa, rimanendo nascosto per alcuni mesi. Quindi entrò a fare parte della SAP che operava nella zona di Pieve Cesato (la zona 8 collegata alla 28ª Brigata Garibaldi), sotto la guida di Angelo Muccinelli e di Gino Della Valle. Il gruppo portò a compimento molte azioni di disturbo contro i tedeschi, la più famosa resta l’incendio del ponte della Castellina.
Dopo la liberazione di Faenza, avvenuta il 17 dicembre del 1944, Primo continuò la lotta armata entrando nella 13ª Compagnia, composta interamente da faentini e comandata da Enrico Penazzi, inquadrata anch’essa nella 28ª Brigata Garibaldi e che combatterà i tedeschi fino ai primi giorni di maggio. Fece parte del picchetto di partigiani schierato in piazza a Ravenna per rendere onore ad Arrigo Boldrini decorato con la medaglia d’oro dal generale McCreery. L’8 maggio del ’45, il giorno in cui arrivò la pace, Primo Zoli era in piazza a Venezia con un gruppo di partigiani faentini.
Nel 1947 subì anch’egli la repressione contro i partigiani e venne incarcerato per alcuni mesi insieme ad alcuni suoi compagni, venendo poi assolto per non avere commesso il fatto.
Nell’immediato dopoguerra trovò lavoro nella Cooperativa Sacles di Faenza, dove si distinse nell’attività sindacale e nel 1948 dalla CGIL gli fu fatta la proposta, che accettò, di diventare sindacalista a tempo pieno nella categoria dei braccianti. Nella primavera del 1950 fu nominato segretario della Camera del Lavoro.
Negli anni seguenti, con il crescere nel faentino della cooperazione aderente alla Lega, a Primo Zoli venne affidato l’incarico di coordinatore territoriale. Negli stessi anni partecipò con impegno all’attività politica e nel 1951 fu eletto consigliere comunale a Faenza per il PCI, incarico che ricoprirà fino al 1970.
Eletto presidente dell’ANPI di Faenza, entrò a fare parte della presidenza provinciale della stessa associazione. Durante il suo lungo mandato svolse un ruolo decisivo nella nascita e nell’affermazione del Museo di Ca’ di Malanca. In particolare, va ricordato che nei primi anni Settanta, grazie proprio all’azione dell’ANPI, la Regione Emilia-Romagna acquisì quegli immobili allo scopo di farne un luogo della memoria.
Grande conoscitore dell’Appennino, Primo percorreva tutti i sentieri senza alcun bisogno di segni e carte. Questa sua grande passione, che ha coltivato fino a pochi anni fa, fu fondamentale nella realizzazione del Sentiero dei Partigiani con la collaborazione determinante del CAI di Faenza, Imola e Ravenna. Un sentiero che ripercorre i momenti salienti della Battaglia di Purocielo dell’ottobre del 1944.
Primo Zoli è stata una figura di riferimento per diverse generazioni e lascia un grande vuoto tra tutti coloro che l’anno conosciuto e stimato. Una perdita incolmabile per la sua famiglia.
La Sezione ANPI di Faenza e l’Associazione Ca’ di Malanca sono vicine alle figlie Marina e Chiara, al genero Beppe e alla nipote Anna.