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IL CASO. Scintille elettorali dopo la 32esima modifica con un emendamento del governo. Il ministro dell'economia Giorgetti: «Tajani se ne farà una ragione». Il vicepremier: «Voglio vederci chiaro». Le opposizioni: «Retroattività incivile. Nessun buco, c’è stato un ritorno economico

 Il vicepremier e ministro degli esteri Tajani con il ministro dell’economia Giorgetti - Ansa

Il governo non traballa su un emendamento al Superbonus che il governo ha presentato allo scoccare della mezzanotte dell’altro ieri, ma ha avuto una crisi di nervi a meno di un mese dalle elezioni europee. La crisi, definita ieri una «bolla di sapone» dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, è scoppiata quando il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, candidato per Forza Italia a Bruxelles, ha creato un caso sull’emendamento annunciato da Giorgetti mercoledì scorso sullo «spalma-detrazioni» per le spese del Superbonus sostenute nel 2024 da ripartire in 10 anni con una retroattività dall’inizio dell’anno.

TAJANI HA AMPLIFICATO i timori di Confindustria, delle associazioni dei costruttori e delle banche che erano state terrorizzate dalleprime dichiarazioni dalle quali emergeva la possibilità di estendere la retroattività all’intero periodo del Superbonus, mandando il sistema a gambe all’aria. Forza Italia ha scatenato una polemica all’interno della maggioranza e, alla fine, ha ottenuto un emendamento al Dl Superbonus in discussione alla commissione finanze del Senato che riduce l’impatto della misura ma non cancella il problema della retroattività.

QUESTA È LA STORIA della 32esima modifica del più generoso sussidio ai proprietari di casa, alle banche e alle imprese che ha rilanciato l’economia post-Covid e ha creato scossoni nei conti pubblici. Pro e contro in un gioco a rimpiattino che ieri è ricominciato con il duello Tajani-Giorgetti ed è continuato con le reazioni delle opposizioni che hanno denunciato le divergenze nel governo. Nel mezzo si sono trovati i costruttori dell’Ance che si sono mostrati più sereni. L’emendamento ha raccolto le loro «perplessità».

GIORGETTI HA RISPOLVERATO una polarità del giorgettismo: la causticità colloquiale. «Quando Tajani – ha detto – leggerà l’emendamento capirà il buon senso che l’ha ispirato, credo che se ne farà una ragione anche lui». Tajani aveva avvertito la Lega, e Giorgetti, in maniera sibillina dicendo che, se non fosse stato concordato, il testo del governo avrebbe avuto problemi nel passaggio parlamentare. «Vogliamo vederci chiaro» sul testo, ha detto. Giusto per capire la natura dei rapporti tra «alleati» che litigano allo stesso tavolo e sembrano giocare a carte coperte.

TAJANI HA GETTATO ACQUA sul fuoco e ha detto che «il governo non traballa per un emendamento», «Giorgetti è un collega di governo e un amico», «Non c’è nessuno scontro ma credo sia giusto dirlo apertamente: non si possono imporre norme che abbiano effetto retroattivo, né per quanto riguarda il diritto civile, né quello penale. Va bene tutelare i conti pubblici ma non devastare i conti privati». Per arrivare a questa conclusione Tajani ha aspettato di vedere l’effetto che hanno fatto le 31 modifiche precedenti al Superbonus. Tante ne ha contate ieri Federica Brancaccio, la presidente dell’Ance.

LE OPPOSIZIONI hanno criticato un governo che si è perso in una bolla di sapone e sta usando il Superbonus come un alibi per coprire l’incapacità di fare politica economica. Giuseppe Conte dei Cinque Stelle ha ribadito che una delle misure del «suo» governo non ha creato «nessun buco di bilancio. Di certo c’è solo che questo governo è una squadra di dilettanti che improvvisa». La segretaria del Pd Elly Schlein ieri ha detto che Tajani e Giorgetti «si smentiscono tra di loro e causano un grave danno, imprenditori e famiglie sono molto preoccupate». Per Nicola Fratoianni (Verdi-Sinistra) «la verità è che sul Superbonus sono state raccontate un sacco di frottole, nessuno ha messo mai fino in fondo sotto la lente di ingrandimento i vantaggi al ciclo economico che la misura ha portato. La soluzione è un pasticcio di campagna elettorale».

LA DETRAIBILITÀ in dieci anni riguarderà quasi 12 miliardi di crediti tra il 2024 e il 2025, si è letto nella relazione tecnica all’emendamento. Per le famiglie chi ha iniziato a detrarre non potrà più cedere ciò che resta dei crediti di imposta. Le banche non potranno più compensare i crediti del Superbonus con i debiti previdenziali, pena il recupero dei crediti e una sanzione. Previsto un taglio dal 50 al 30% del bonus alle ristrutturazioni ordinarie e lo slittamento dal 2024 al 2026 della Plastic e della Sugar tax.