EUROPA. A Strasburgo via libera alla direttiva sull’efficientamento energetico. Figuraccia Italia
Il voto ieri a Strasburgo - foto Ap
L’Italia, almeno la maggioranza che oggi governa il Paese, si sta chiamando fuori dall’Europa. Ieri, a Strasburgo, i parlamentari europei di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno votato contro la maggioranza del Parlamento europeo, che ha adottato il mandato negoziale sulla proposta di legge che prevede obiettivi di ristrutturazione degli immobili degli Stati membri per aumentarne l’efficienza energetica. L’obiettivo della proposta è una sostanziale riduzione delle emissioni di gas serra e del consumo energetico entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La posizione negoziale del Parlamento è stata approvata con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni. A quanto si legge nella posizione adottata, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche, invece, la scadenza è fissata al 2026.
Sempre secondo la posizione del Parlamento europeo, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D). Il Parlamento ha dato indicazioni di considerare le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, spiega una nota.
GLI INTERVENTI di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio. Ogni Paesi Ue potrà stabilire le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi approvando un Piano nazionale di ristrutturazione, incentivato anche con regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. «I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili» si legge ancora nella nota, che pare rispondere al governo italiano da cui si levano grida contro la misura, qualificata addirittura come un «attacco alle case degli italiani» da parte degli eurodeputati leghisti. Secondo cui l’Ue sarebbe «guidata da una sinistra sempre più ideologica e distante dalla realtà». Anche la delegazione di Fi ha votato, fa eccezione Lucia Vuolo, che ha votato sì. Il Ppe, di cui fa parte il partito di Berlusconi, s’è spezzato in tre tronconi, tra favorevoli, contrari e astenuti. Tra gli italiani, favorevoli alla direttiva la delegazione del Pd, dei Verdi e del M5S mentre Nicola Dant e Giosi Ferrandino, di Italia Viva-Renew, si sono astenuti. Sandro Gozi, anche lui in Renew e segretario del Partito Democratico europeo, ha invece votato sì. Anche il gruppo dei liberali, del resto, non ha votato compattamento a favore del testo: una minoranza si è divisa tra contrari e astenuti.
ESPRIME INVECE soddisfazione per il voto europeo Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, secondo cui «è la risposta migliore a un governo, quello italiano, che ha intrapreso una politica del terrore sul clima e sul risparmio energetico, totalmente incentrata su informazioni false. Si tratta di una grande opportunità che produrrà vantaggi occupazionali e aiuterà a contrastare la crisi climatica. Ora, utilizzando i finanziamenti del Fondo sociale per il clima, l’Italia elabori un piano strutturale ultra-decennale che preveda incentivi e detrazioni per le abitazioni a bassa classe energetica, con dotazioni più elevate per i redditi bassi». Soddisfatto anche Brando Benifei, capodelegazione del Partito democratico, impegnato con l’eurodeputata Patrizia Toia, prima firmataria di un emendamento il cui obiettivo è trovare risorse per facilitare la transizione e attenuare eventuali incidenze socio-economiche negative.
DIFFICILE CHE il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto segua le indicazioni di Bonelli. «La direttiva sulle “case green” approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo (con Consiglio e Commissione Ue), come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale». Mancherebbe, nel testo, «una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come “bene rifugio” delle famiglie italiane». Un rifugio colabrodo energetico che ci carica le spalle bimestre dopo bimestre di bollette fardelli