Israele/Palestina Il direttore del Kamal Adwan, Hussam Abu Safiya, è a Sde Teiman, la prigione delle torture. Appelli internazionali per il suo rilascio. Pioggia e vento distruggono centinaia di tende. Cinque prigionieri palestinesi muoiono in custodia israeliana
Gli effetti delle forti piogge sulla tendepoli di Deir al-Balah, nel centro di Gaza – Epa/Mohammed Saber
«Dall’inizio della guerra su Gaza, nostro padre ha compiuto sforzi enormi per sostenere un sistema sanitario in rovina. È stato un pilastro per i pazienti e le famiglie del nord di Gaza…ha perso il suo amato figlio, Ibrahim, e lui stesso è stato ferito, ne soffre ancora le conseguenze. Nonostante ciò ha continuato ad adempiere ai propri doveri». È un estratto della lettera con cui ieri i familiari di Hussam Abu Safiya hanno fatto appello alle organizzazioni internazionali e all’Oms perché ne chiedano il rilascio.
IL DIRETTORE del Kamal Adwan Hospital è stato arrestato venerdì, durante l’assalto finale sferrato dalle truppe israeliane al suo ospedale, dopo tre lunghissimi mesi di assedio che nemmeno l’Organizzazione mondiale della Sanità è riuscito a rompere. Nella lettera la famiglia Abu Safiya scrive della detenzione nella famigerata base militare israeliana di Sde Teiman, a poca distanza dalla linea di demarcazione con Gaza.
A darne notizia, in mattinata, era stata la Cnn dopo aver raccolto le testimonianze di tre prigionieri gazawi rilasciati nelle ore precedenti: due di loro hanno detto di averlo visto, un terzo di aver sentito chiamare il suo nome durante una delle numerose conte quotidiane. Israele non conferma il luogo di detenzione, limitandosi a definire Abu Safiya un «sospetto» membro di Hamas, e il Kamal Adwan un centro di comando del movimento islamico, senza fornire prove in merito.
Sui social intanto, dopo la pubblicazione della foto del direttore che in camice bianco cammina verso un carro armato israeliano, svariati account rilanciano un breve video in cui lo si vede entrare nel tank e salutare i soldati, stringendogli la mano. Non mostrano il motivo: il tentativo fallito di «negoziato» per risparmiare pazienti e sfollati, come raccontano i testimoni. Da quel momento iniziano ore di inferno con centinaia di persone – tra cui lo stesso Abu Safiya – spogliate, perquisite e picchiate, per poi essere divise in due gruppi.
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I racconti dell’orrore al Kamal Adwan. Oms: l’ospedale è distruttoUna parte trascorrerà un’intera nottata a un checkpoint prima di essere mandata all’ospedale Indonesiano. Un’altra (tra cui il dottor Hussam come mostrano foto pubblicate dallo stesso esercito israeliano) verrà condotta nel cortile di una scuola dell’Onu svuotata da tempo della sua popolazione rifugiata: nudi e inginocchiati a terra, da lì saranno distribuiti nelle prigioni israeliane.
«Ho sentito chiamare il suo nome durante la conta», ha raccontato Yahya Zaqout, rilasciato domenica. Che a Sde Teiman si trovi lo staff del Kamal Adwan lo conferma Alaa Abu Banat, anche lui liberato domenica: «Li hanno trattati veramente male, specialmente i medici». Ha detto che Abu Safiya è stato picchiato duramente, «che un occhio gli sanguinava».
DA DOMENICA sono iniziati ad arrivare gli appelli internazionali, da Amnesty International all’Oms. Il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha descritto gli ospedali di Gaza come «campo di battaglia», in una dichiarazione facilmente profetica: nelle stesse ore sono finiti sotto i raid israeliani l’Al-Ahli Hospital e lo Wafaa, entrambi a Gaza City. Almeno sette i palestinesi uccisi.
Ieri la relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha chiesto alle istituzioni mediche di tutto il mondo di interrompere i rapporti con Israele «come strumento concreto per denunciare la distruzione del sistema sanitario palestinese di Gaza».
La Striscia è un luogo invivibile. Ieri il sesto neonato è morto per il freddo. Ali al-Batran aveva appena un mese, il giorno prima a spegnersi per ipotermia era stata la gemellina Jumaa. Si muore di freddo perché non ci sono protezioni, le tende a disposizione sono poche e sono ormai deteriorate dal tempo, dal vento e dall’acqua: da due giorni una forte pioggia ha allagato le tendopoli, da Deir al-Balah ad al-Mawasi, centinaia i ripari andati distrutti.
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Gaza, quattro neonati morti congelati. Strage di giornalisti«Le persone tremano per il gelo – scriveva ieri la giornalista Hind Khoudary – Parliamo di palestinesi che sono sfollati da oltre 14 mesi. Usano le stesse tende da allora. Non ce ne sono di altri tipi…ed è difficile anche trovare vestiti invernali e coperte. I genitori sono terrorizzati che i loro figli muoiano congelati».
SI MUORE anche in galera: ieri il Palestine Prisoner’s Society ha annunciato la morte di ben cinque prigionieri di Gaza: Ashraf Abu Warda, 51 anni, Mohammad Rashid Okkeh, 44, Samir Mahmoud Al-Kahlout, 52, Zuheir Omar Al-Sharif, 58, e Mohammad Anwar Labad, 57. Non è dato sapere al momento le ragioni. L’Afp ha chiesto spiegazioni alle autorità israeliane, senza ricevere risposta.
Dal 7 ottobre sono almeno 50 i detenuti palestinesi morti in custodia israeliana e oltre 10.300 i prigionieri politici tuttora in cella, tra loro 345 bambini, 89 donne e oltre 3.400 in detenzione amministrativa, senza accuse.