AMBIENTE. Nei 5 giorni di Festambiente, la nostra festa nazionale svoltasi a Rispescia (Gr) dal 3 al 7 agosto, abbiamo parlato delle priorità ambientali per i prossimi Governo e Parlamento
Siccità - Nicolas Armer
Alleanze che vanno e vengono, diritto di tribuna, blocchi navali per fermare i migranti. In questo avvio di campagna elettorale, tra i temi affrontati abbiamo sentito di tutto. Davvero poco o nulla invece su una delle emergenze più gravi per l’umanità, quella climatica. Delle azioni da mettere in campo nei prossimi anni nel nostro paese per affrontarla in modo efficace sembra non volersi curare nessuno e la politica sembra essersi già dimenticata che siamo nell’anno del Po in secca in pieno inverno, della tragedia causata dallo scioglimento del ghiacciaio della Marmolada, delle ondate di calore e delle distruzioni causate da eventi meteorici estremi.
È proprio per questo che nei 5 giorni di Festambiente, la nostra festa nazionale svoltasi a Rispescia (Gr) dal 3 al 7 agosto, abbiamo parlato delle priorità ambientali per i prossimi Governo e Parlamento. Ci siamo confrontati con i ministri Enrico Giovannini, Stefano Patuanelli e Andrea Orlando, con il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, con parlamentari di tutti i partiti e schieramenti, imprese dell’economia verde italiana, associazioni di categoria e di cittadini, e abbiamo stilato un’agenda per la lotta alla crisi climatica.
Abbiamo ricordato i ritardi accumulati, considerando che nella prima metà del 2022, al netto di alcune semplificazioni sulla diffusione delle rinnovabili, il governo ha lavorato soprattutto per diversificare i Paesi esteri da cui compriamo gas fossile, per far ripartire le centrali a carbone o a olio combustibile, per far costruire rigassificatori galleggianti per importare gas dai paesi con cui non siamo collegati da gasdotti, per far partire di nuovo le estrazioni di gas dai fondali marini dove ci sono concessioni attive. Tutte azioni che ci hanno fatto tornare indietro nelle politiche climatiche.
Abbiamo allora sollecitato il taglio dei sussidi pubblici alle fonti fossili, la velocizzazione degli iter autorizzativi degli impianti a fonti rinnovabili, affrontando anche il problema dei pareri senza senso delle Sovrintendenze, l’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) ai nuovi obiettivi europei di decarbonizzazione del RepowerEu, la necessità di approvare il Piano nazionale sull’adattamento climatico fermo dal 2018, l’urgenza di definire il quadro normativo per realizzare le comunità energetiche e quello sulle aree idonee alla realizzazione dei grandi impianti, di mettere a bando velocemente le risorse per l’agrivoltaico che produce elettricità verde in agricoltura senza consumare suolo.
Invece di usare in modo pretestuoso il dramma dei migranti che fuggono dai loro paesi, spesso per responsabilità dei paesi occidentali, o di parlare di soluzioni al problema dei rincari in bolletta, proponendo un surreale ritorno al nucleare, l’opzione tecnologica più costosa ormai fuori mercato grazie alla convenienza delle rinnovabili, ci aspettiamo nei prossimi 45 giorni proposte concrete per aiutare famiglie e imprese e per rendere finalmente libera l’Italia dalla dipendenza energetica dall’estero che alimenta tensioni e guerre.
A Festambiente si è parlato anche di strumenti per il coinvolgimento territoriale finalizzato a ridurre le contestazioni sulla realizzazione delle opere che servono (digestori anaerobici per produrre compost e biometano, impianti eolici a terra e offshore, infrastrutture ferroviarie moderne, depuratori, etc); dell’urgenza di un quadro normativo sulla riduzione dell’uso dei pesticidi e del supporto necessario per far decollare l’agricoltura biologica dopo l’approvazione della legge; di innalzamento del livello qualitativo dei controlli pubblici per prevenire le illegalità ambientali; di nuovi strumenti per la lotta alle ecomafie e alla criminalità organizzata attiva in agricoltura o nel racket degli animali; di perdita di biodiversità, riforma della legge quadro sui parchi per rispettare l’obiettivo del 30% di territorio e mare protetto entro il 2030; di lotta alla povertà energetica e alle ingiustizie sociali.
Le proposte non sono mancate ma il tempo sta scadendo inesorabilmente. È il momento dei fatti sulla vera transizione ecologica, che non abbiamo visto finora.
L’autore è presidente nazionale di Legambiente