Affollato incontro con i cittadini al centro La Stalla, appello alle istituzioni. Il portavoce Martignani: “Evitare di compromettere il territorio”
Imola, 28 gennaio 2025 – “Le nostre comunità meritano soluzioni diverse, che migliorino la qualità della vita senza compromettere il territorio. Abbiamo fatto un’analisi e un lavoro di approfondimento che neanche gli enti locali sono stati in grado di fare: nessuno potrà dire che i cittadini non hanno fatto e detto abbastanza per migliorare la situazione”. I comitati che da mesi di battono per cambiare il progetto del potenziamento ferroviario della linea Bologna-Castel Bolognese alzano il tiro. E riuniti in una neonata compagine che mette insieme i gruppi spontanei di cittadini nati a Imola, Solarolo, San Lazzaro e Castel San Pietro Terme hanno organizzato ieri sera un affollato incontro al centro sociale La Stalla. Il messaggio finale è chiaro: se davvero non si può fare a meno dell’opera, il tunnel sotterraneo resta l’unica soluzione.
Le tappe
L’incontro è stato motivato al fatto che, dopo tanti rinvii, oggi è arrivato il giorno fissato da Rfi per la fine del dibattito pubblico relativo al contestato progetto di ampliamento. “Si chiude semplicemente una fase e se ne apre un’altra”, frena però Armando Martignani, portavoce del coordinamento composto dal comitato imolese No Viadotto; dal comitato Alta Velocità Fonti di Colunga San Lazzaro; dal Gruppo cittadini Castel San Pietro Terme; dal comitato Alta Velocità Solarolo. “Da maggio ad oggi ne abbiamo viste di cotte e di crude – aggiunge Martignani –. Sono cambiate tante situazioni, abbiamo visto il modificarsi di corridoi, crescere la rabbia e le preoccupazioni nelle nostre comunità, cambiare amministratori. Siamo partiti in pochi raccogliendo firme, poi ci siamo organizzati in comitati, consapevolmente guidati dal concetto che ‘da soli non saremmo andati da nessuna parte’. Oggi siamo molti, organizzati sotto l’ombrello del coordinamento dei comitati per dare un segnale di forte coesione”.
Non mancano le critiche nei confronti delle istituzioni. “La nuova assessora regionale Irene Priolo ci ha candidamente detto che ‘I tre miliardi e 600 milioni di euro destinati al quadruplicamento sono una cifra mai vista in regione per trasporto su rotaia, pertanto prima di rinunciarli dobbiamo pensarci bene’ – ha ricordato Martignani –. Lo diceva anche il vecchio assessore Corsini, quindi in regione non è cambiato proprio nulla”. Quanto a RfI, “più passa il tempo e più monta la delusione e nutro forti sospetti per la mancanza di competenza – è la critica del portavoce dei comitati –. Troppo spesso il livello riscontrato è stato gravemente insufficiente rispetto all’importanza dell’opera. Hanno cambiato le carte in tavola con facilità estrema, cercando di spiazzare tutti e soprattutto zittirci”.
Le obiezioni
Da qui è partito il lavoro dei comitati, culminato in un pacchetto di osservazioni unitarie presentato ieri alla Stalla. E che verrà spedito in queste ore a Rfi nell’ambito della procedura pubblica. I cittadini parlano innanzitutto di “vizio procedurale per cambio progettuale”, dal momento che le tre nuove alternative presentate da Roma, con l’ampliamento a ridosso del tracciato autostradale, sono diverse da quelle prospettate nei mesi scorsi. In questa ottica, Martignani e gli altri contestano, tra l’altro, anche la “insufficiente promozione della partecipazione popolare”, la “carenza di analisi ambientale e paesaggistica”.
Come se ne esce? Già lo scorso agosto il comitato imolese ‘No viadotto’ ha inoltrato a Rfi una osservazione per la realizzazione di un passante ferroviario sotterraneo. “L’unica soluzione che metterebbe d’accordo tutti: accontenterebbe agricoltori, cittadini e amministratori. eviterebbe ecomostri e traumi per la città, devastazione di campagne, distruzione delle frazioni, scempi ambientali, espropri e demolizioni”, la sintesi di Martignani. Che ribadisce: “Il coordinamento dei comitati è contrario a un quadruplicamento che considera sbagliato e fuori luogo perché non è frutto di un progetto globale, ma di uno spregiudicato indirizzo politico atto a impegnare risorse”.
Da qui l’invito dei comitati a “indirizzare tutte le risorse per sviluppare il progetto della direttrice Adriatica che connetta direttamente il porto di Ravenna con gli altri nodi compreso quello di Altedo (Bologna) e non si intacchino in alcun modo le linee storiche, sgravandole così del traffico merci”. E “solo qualora il quadruplicamento fosse l’unica soluzione perseguibile”, il coordinamento ritiene che il passaggio in tunnel sotterraneo resti “l’unica soluzione per superare Toscanella, Imola e Solarolo per evitare scempi sul territorio e danni sia ambientali che economici”.