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La Caritas opera a Faenza da 25 anni, dal 1990. La sua presenza si è fatta più evidente da quando, con la crisi economica scoppiata nel 2008, è aumentato il numero delle persone (molti i faentini) che si rivolgono al Centro di Ascolto e da quando, nel 2011, è iniziato l’arrivo dei profughi richiedenti asilo. La sua attività è in costante crescita, declinando gli interventi in relazione ai bisogni.
“L’opera della Caritas – dichiara Nerio Tura, direttore da quattro anni – rientra nella pastorale della Diocesi, presieduta dal Vescovo. L’Associazione ha una propria autonomia statutaria, ma non ha personalità giuridica. Per cui la sua guida viene affidata a un direttore che a sua volta si avvale di più collaborazioni: le parrocchie, alcuni dipendenti, cooperative, associazioni come Farsi prossimo, circa 140 volontari. La sua attività spazia a 360 gradi, non limitandosi a iniziative legate alla contingenza, ma sviluppando azioni che promuovono l’accoglienza e il rispetto dell’altro. Il Centro di Ascolto riceve tutte le persone senza distinzione di nazionalità di religione e di condizione sociale”.
Nelle scuole, la Caritas promuove ogni anno progetti di educazione alla mondialità, incontra oltre mille giovani e fa formazione fra gli insegnanti. “I giovani – sottolinea Tura – devono conoscere, uscire da schemi e luoghi comuni, saper cogliere le connessioni fra azione quotidiana e problemi globali per costruire la pace e una forte interculturalità. Il risultato di questo lavoro è che molti chiedono di svolgere il servizio civile presso l’Associazione stessa”.
Sempre ai giovani è rivolto il progetto nazionale Policoro (nato in Calabria, la Caritas con la Pastorale giovanile vi partecipa dal 2013), che aiuta a crescere nel mondo del lavoro promuovendo fra l’altro la nascita di piccole cooperative col supporto di tutor in grado di mettere a disposizione utili esperienze.
“E’ tuttavia la scuola – continua il direttore Tura – l’ambito dal quale vengono più stimoli e richieste, soprattutto per favorire l’integrazione dei giovani stranieri. Lo scorso anno è stato attuato

presso la parrocchia di Santa Maria Maddalena un progetto di doposcuola che ha interessato bambini di sette nazionalità diverse, oltre alle rispettive famiglie e alla scuola. Quest’anno si è puntato ad oratori dopo-scuola in varie realtà parrocchiali”.
L’attenzione della Caritas è inoltre costantemente rivolta, attraverso il progetto C’è speranza nei miei giorni la cui gestione è affidata alle parrocchie, alle persone anziane.
Non c’è il rischio di una sovrapposizione con i compiti che spettano all’Ente pubblico? La risposta di Tura è chiara: “La Caritas non intende sostituirsi con la sua azione all’Ente locale: vuole dare un segnale, essere di stimolo alla politica, dimostrando concretamente che anche le situazioni più difficili possono essere affrontate e avviate a soluzione. D’altra parte è questo il motivo per cui alcuni progetti durano un arco di tempo limitato”.
In sostanza, la Caritas non intende proporsi come l’istituzione che risolve i problemi in via definitiva, è tuttavia un osservatorio privilegiato in grado di monitorare i bisogni. “Può certamente esserci una collaborazione proficua con il pubblico, come accade a Reggio Emilia dove la realtà degli oratori vede il coinvolgimento del Comune e dei Servizi sociali”.
Su richiesta della Prefettura e tramite il Comune, la Caritas è coinvolta dal 2011 nell’accoglienza e nella gestione dei profughi richiedenti asilo. Attualmente il faentino ospita 30 persone con questi requisiti, ospitati in alloggi della Caritas stessa. Ma accoglienza non significa solo un alloggio: comporta attività diverse che vanno dai corsi di italiano all’assistenza legale e sanitaria, e soprattutto percorsi per l’autogestione. I risultati finora ottenuti – e la trasparenza, è bene evidenzialo - hanno riscontrato l’apprezzamento della Prefettura.
Poi c’è quello che viene definito “il caso Rom”. “I Rom – continua Tura – vengono accolti da sempre al Centro di Ascolto e ricevono un supporto materiale; ora la Caritas è impegnata anche nel progetto che il Comune ha messo in atto con la Fondazione Romanì. Inoltre sostiene con decisione l’azione di Don Luca Ravagli nella parrocchia del Paradiso”. E’ questo un concetto sul quale il direttore della Caritas insiste: la parrocchia come espressione di comunità credente in cammino, che da’ vita nelle opere al messaggio evangelico. Anche in questo caso il ruolo della Caritas è quello di stimolare, promuovere iniziative come quelle sugli anziani. “Saranno poi le parrocchie a camminare con le loro gambe”.
Siamo alle porte dell’inverno, per la Caritas è il tempo di varare il progetto Emergenza freddo in favore di quanti si trovano in difficoltà, senza una dimora certa. “Auspichiamo l’istituzione di un tavolo con il Comune,la Caritas, la protezione civile, la Croce Rossa e altre realtà, così da poter promuovere e coordinare interventi certi ed efficaci. 

Antonella Baccarini e Mirka Bettoli

“Il Piccolo” del 12 novembre scorso ha pubblicato un documento a firma di Nerio Tura e don Otello Galassi, direttore della Caritas e responsabile del Centro diocesano della Pastorale sociale, in cui si evidenzia l’aggravarsi della condizione sociale a Faenza e nel territorio circostante. In quanto responsabili di strutture che operano in questo campo, Tura e don Otello vedono e sanno quanti disoccupati, sfrattati, separati si rivolgono loro. Chiamano dunque in causa la politica locale e il governo della città denunciando la mancanza di analisi e di un confronto all’altezza dei problemi che è necessario affrontare e che attendono risposte.